Proprio l’altro giorno mi sono recato, insieme ad un collega e a un gruppo di ragazzi, in biblioteca per una visita. Gradita sorpresa, la nostra guida era un donna sui 30 anni, di media altezza, seno piccolo, occhi scuri, capelli castani raccolti in un coda di cavallo, un culetto sodo. Era vestita in modo semplice: un golfino nero, un paio di jeans e un paio di stivaletti neri con la punta quadra.
Oltre ad essere molto carina, si è rivelata da subito anche molto simpatica e competente. Ci ha portato a fare dapprima un giro nei saloni dove sono esposti i libri in libera consultazione, dopodichè ci ha accompagnati in una saletta dove ci ha mostrato alcuni libri antichi, tra cui un grosso volume datato attorno al 1500, scritto a mano e con delle stupende miniature anch’esse dipinte a mano.
L’argomento era sicuramente molto interessante, soprattutto per chi, come me, è appassionato di lettura e di libri in generale ma, sinceramente, più che alle spiegazioni in quel momento ero interessato alla persona che stava spiegando.. Cosî, cercando di non farmi notare troppo, la guardavo di sottecchi e, con piacere, più di una volta, ho notato che lei rispondeva ai miei sguardi. Non potendone fare a meno, il mio sguardo scendeva a tratti sul suo seno e sulla scollatura del golfino, che a dire il vero poco lasciava intravedere. A un certo punto però, sotto il golfino nero erano evidenti i due piccoli rigonfiamenti dei capezzoli, che dovevano essere turgidi. Ho dovuto faticare per mantenermi tranquillo, perché la voglia sarebbe stata quella di strapparle il golfino e di prendere in bocca quei seni all’istante, ma la presenza del mio collega e dei ragazzi ovviamente me lo impediva.
Niente però mi ha impedito di scambiare due parole con lei mentre uscivamo dalla saletta, e di farle notare con lo sguardo che avevo notato la sua eccitazione. Lei ha capito ed è arrossita leggermente, poi però ha sorriso e mi ha strizzato l’occhio senza farsi notare da altri. Io, in tutta risposta, facendo finta di niente e che questo fosse dovuto al caso, le ho sfiorato il culo col dorso della mano, e la cosa mi è parsa molto gradita.
Qualche giorno dopo sono tornato a vedere se la trovavo, e in effetti, manco a farlo apposta, l’ho subito trovata in una delle sale della biblioteca.
Questa volta era vestita con una maglietta e una gonna al ginocchio, sempre in nero, un paio di calze nere e degli stivaletti. A vederla così, mi si è subito rizzato l’uccello e lei l’ha notato subito perché, ancora prima di salutarmi, mi ha detto:
“Ciao, l’altro giorno abbiamo lasciato un discorso in sospeso. Ti va di bere un caffè?
“Certo!” ho risposto io “con piacere!”
“Vieni con me”, mi dice allora lei. Mi prende per mano e mi conduce nei corridoi della biblioteca, saliamo un paio di rampe di scale e nel frattempo riesco anche e notare vetrine contenenti libri rari e antichi. Non che mi importasse molto in quel momento, perché il mio sguardo era fisso sul suo culo che così bene muoveva, mentre all’interno dei miei pantaloni il cazzo si gonfiava a vista d’occhio.
Finito di camminare nei corridoi, mi fa entrare in una saletta: prima io, poi lei. Si gira, chiude la porta, fa girare la chiave nella toppa e si assicura che la porta sia davvero chiusa a chiave.
“Ho visto che mi guardavi le tette l’altro giorno. Ti piacciono?” e così dicendo, si sfila la maglietta, mostrandomi uno spettacolo delizioso. Due tette piccole ma ben fatte, i capezzoli scurissimi.
Senza parlare mi avvicino a lei, mi chino e gliene prendo una in bocca mentre con una mano le carezzo l’altra. Lei comincia a gemere di piacere mentre io continuo a carezzarla scendendo con l’altra mano fin sotto l’ombelico.
Lei intanto mi accarezza il pacco da sopra i pantaloni un po’ con delicatezza, un po’ strizzandolo, cosa che mi fa andare in delirio.
“Ho voglia di sentire un po’ di crema in bocca” e si abbassa. Mi slaccia la cintura, mi apre la cerniera, abbassa pantaloni e slip in un colpo solo e esclama:
“Com’è grosso!!!” e lo prende in bocca cominciando un movimento lento sulla mia cappella ormai violacea.
“Ho voglia di sentirlo nella fica. Tutto”
La prendo, la sistemo sul tavolo a pancia in su, le alzo la gonna e le sfilo le mutandine. Lei alza le gambe e le apre completamente. La sua peluria è lucida di umori, la fica completamente aperta. Prima di metterle il cazzo mi abbasso e comincio a leccarla tutta, dal clitoride al buco del culo e lei va in visibilio. Viene, mi bagna tutta la faccia mentre si mette una mano davanti alla bocca per non urlare.
“Dammelo tutto adesso! Scopami! Voglio sentire la fica piena del tuo cazzo!”
Non me lo faccio ripetere due volte. Prendo il cazzo in mano e lo dirigo direttamente verso quelle deliziose labbra. Lo infilo con un colpo secco fino in fondo. Lei non riesce a trattenersi e urla di piacere. Bastano pochi colpi per farla venire di nuovo bagnando tutto il tavolo. Io la riempio di sborra ma il cazzo rimane duro e continuo a pomparla fino a che viene un’altra volta, sbrodolando ancora i suoi liquidi, questa volta mescolati ai miei.
Mi fermo, lo tolgo dalla fica e le infilo un dito nel culo, bagnatissimo anche quello. A sentire il mio dito mi chiede:
“Cosa vuoi farmi?”
“Voglio scoparti nel culo. Te lo voglio riempire tutto fino in fondo e farti sentire la mia sborra anche lì”
“Fai piano per favore… un cazzo così grosso non l’avevo mai visto prima”
Infoiato come un animale, avevo infilato il secondo dito nel culo. Li tolsi e puntai la cappella direttamente su quel roseo buchetto mentre con una mano le torturavo il clitoride. All’inizio feci un po’ di fatica ma con calma le dissi di rilassarsi. Lei lo fece e io ne approfittai per spingere prima la cappella in quel forno caldo, mentre lei cominciava a mordersi una mano. Piano piano iniziai ad andare avanti e indietro sempre masturbandola e poi, in un impeto di voglia sfrenata, glielo misi tutto dentro, con un colpo secco. Lei aveva sempre la mano in bocca, e in quel momento emise un forte mugolio di dolore misto a piacere. La stavo scopando come un forsennato, ormai aveva il culo completamente aperto, mentre la fica sbrodolava la sborra che le avevo regalato prima e io continuavo a toccarle il clitoride. Venimmo tutti e due insieme: lei che si contorceva sul tavolo, io che le sparavo i miei fiotti direttamente nell’intestino.
Piano piano tolsi il cazzo. Lei lo prese in bocca e me lo ripulì per benino. Ormai era moscio, ma anche così le sue dimensioni non erano trascurabili.
Ci ricomponemmo, ci bevemmo quel caffè e, salutandoci, mi disse:
“Ne voglio ancora, voglio ancora sentire il tuo cazzo nella mia fica, nella mia bocca e nel mio culo. Ma la prossima volta a casa mia, e per tutta la notte” e mi passò un bigliettino, col suo nome e il suo numero di cellulare.
Per alcuni giorni fui molto occupato col lavoro, e non potei telefonarle. Una sera, però, mi venne in mente la scopata di qualche giorno prima e la cosa mi eccitò molto. Presi quel bigliettino e la chiamai.
“Ciao bella bibliotecaria… come stai?”
“ciaooooo …. Pensavo che non mi avresti chiamata più … che bella sorpresa … ma lo sai stavo giusto pensando alla scopata dell’altro giorno … sono qui tutta nuda davanti allo specchio … ho la fica che è un lago …”
Cominciamo bene, pensai …
“Sei ancora più porca di quanto credessi … io ho il cazzo che mi scoppia… ti voglio scopare subito, nella fica e nel culo come l’altro giorno!”
“mmmmmhhhhhhh … cosa aspetti maiale … salta subito in macchina e vieni qui … ti aspetto con le gambe aperte”
Mi disse dove abitava (per fortuna a poca distanza): salii in macchina e andai diretto a casa sua. Era una palazzina di pochi appartamenti, in un quartiere molto carino.
Sceso dalla macchina mi avviai verso il portone col cellulare in mano…
“Aprimi la porta maialona … sto arrivando”
“Sono tutta bagnata … fai presto”
Mi apre, salgo … secondo piano … trovo la porta socchiusa, chiedo permesso … entro richiudendo la porta alle spalle … non c’è nessuno… sento una musica in sottofondo e avanzo verso la fonte.
In camera da letto, la musica e lei, completamente nuda, stesa sul letto a gambe larghe che si sta toccando il clitoride mentre geme.
Mi spoglio in un battibaleno, sono sopra di lei e, senza pensarci due volte, metto il cazzo che ormai stava per scoppiare dentro quella marea di liquidi. Lei viene all’istante urlando, io ci metto un po’ di più, ma non tardo a riempirle la fica di sborra. Mi stacco da lei ansimando mentre lei fa lo stesso. Ci rilassiamo un attimo tutti e due, poi le me lo prende in bocca, ripulendolo tutto come qualche giorno prima.
“Hai un cazzo splendido … mi fai venire come vuoi … ne voglio ancora!”
Io non ribatto. Si mette sopra di me, ma invece di metterlo nella fica appoggia la cappella direttamente all’entrata di servizio, bagnatissima anche quella. Si muove adagio forzando ‘entrata e, quando la cappella è tutta dentro, scende verso di me con un colpo secco impalandosi. Lo sento dentro tutto, è una delizia.
Allora inizia un movimento lento … su e giù … mi fa impazzire. Le prendo i capezzoli in mano carezzandola, lei si tocca il clitoride e geme a più non posso.
“Inculami … inculami tutta … sono la tua troia … voglio che mi sfondi il culo …”
“Siiii … te lo riempio tutto, prima di cazzo e poi di sborra. Voglio riempirti tutti gli intestini!!!”
Ero di nuovo eccitatissimo. Con un acrobazia, la feci girare mentre glielo tenevo ben piantato nel culo, e in un attimo la misi alla pecorina. Le allargavo le chiappe per farlo entrare il più possibile, mentre lei si agitava come una cagna in calore e rispondeva muovendosi al ritmo dei miei movimenti, sempre più frenetici.
Il cazzo mi pulsava, ero all’apice dell’estasi. Lei, ora, si allargava le chiappe da sola con le mani facendolo entrare tutto, fino in fondo e facendomi impazzire. Sembrava fuori di sé. Agitava la testa emettendo dei mugolii da animale, mentre io facevo altrettanto.
Fino a quando fu scossa da sussulti, che mi dissero che era venuta un’altra volta. A quel punto neppure io tenni più, e le riempii il culo di sborra mentre mi scuotevo tutto e cercavo di affondare il cazzo ancora di più dentro di lei.