Era l’estate del 1997 ed ero in montagna a Canazei con i miei. Ero arrivata da un paio di giorni. Una mattina mentre stavo camminando sola, adoro andare in giro in montagna sola, lungo un sentiero che porta da passo Sella all’attacco della ovovia che sale verso la forcella del Sasso Lungo sono stata raggiunta da un ragazzo che andava più forte di me. Ci siamo salutati come si fa di solito in montagna quando si incontra qualcuno su di un sentiero. Poi lui andato oltre. Dieci minuti più tardi sono arrivata alla partenza dell’ovovia ed il ragazzo era la seduto che faceva colazione. Ci siamo nuovamente salutati. Poi io sono salita sull’impianto di risalita lasciandolo li a terminare la sua colazione.
Arrivata alla forcella ho cominciato la discesa verso il rifugio Vicenza. E’ una discesa non lunga con qualche punto un po’ ripido. Nella discesa avevo preso una storta quindi mi ero dovuta fermare. Dopo circa cinque minuti mi ha raggiunto quel ragazzo e accortosi che avevo preso la storta si fermato; prima mi ha fasciato la caviglia che mi faceva male poi mi ha aiutato a termina
re la discesa sorreggendomi nei punti più difficili.
Durante il tragitto ci siamo presentati. Il ragazzo si chiamava Guglielmo ed aveva 25 anni. Alto circa 1,70, moro, fisico atletico. Al rifugio abbiamo mangiato e sostato fino alle due del pomeriggio. La caviglia mi faceva meno male e quindi zoppicando ancora un po’ mi sono rimessa in marcia. Alessandro ha voluto rimanere con me per aiutarmi se avessi avuti qualche difficoltà. Camminando continuavamo a parlare e a raccontare di noi. Più restavo vicino a lui e più sentivo di stare bene con lui. Camminando siamo arrivati vicino ad una sorgente quindi ci siamo seduti su un grosso sasso a riposarci e a bere. Nell’alzarci ci siano sfiorati con i nostri volti e dopo esserci guardati intensamente negli occhi ci siamo baciati. E’ stato un bacio lungo e appassionato. Ricordo ancora le nostre lingue che si intrecciavano nelle nostre bocche.
Abbiamo ripreso a camminare questa volta mano nella mano ed ogni tanto ci fermavamo per darci un altro bacio. Cos facendo nessuno dei due si era accorto che eravamo usciti dal sentiero da un bel pezzo. Quando ce ne siamo accorti eravamo entrati in un boschetto e ci trovavamo vicino ad un capanno usato, dai contadini del posto, in inverno per ricoverare gli attrezzi ed il fieno per le mucche la pascolo. Guardando l’ora ci siamo accorti che erano già le sette di sera e che eravamo ancora lontani da passo Sella; abbiamo deciso che sarebbe stato pericoloso continuare e quindi avremmo dormito nel capanno. Con il cellulare ho avvisato i miei che sarei rientrata il giorno dopo e che avrei dormito in un rifugio. La stessa cosa ha fatto Guglielmo. Siamo quindi entrati nel capanno per dare un’occhiata. All’interno c’era un po’ di fieno e diversi attrezzi accatastati. Guglielmo dopo aver fatto spazio, spostando gli attrezzi, ha recuperato alcuni pezzi di tronco e una asse ricavandovi un
a sorta di tavolino con due sgabelli. Dopo aver mangiato un panino ci siamo coricati sulla paglia. In poco tempo era diventato buio e solo la luce della luna, che entrava da un grande buco su di una parete del capanno, rischiarava un po’ l’interno. Io avevo un po’ paura. Guglielmo se ne era accorto quindi si è stretto vicino a me. Non so se sia stata la paura o l’arietta fresca della notte in montagna ho abbracciato Guglielmo. Le nostre bocche si sono cercate subito. Le nostre lingue hanno cominciato a giocare intrecciandosi in un bacio lunghissimo. Le nostre mani hanno cominciato a toccare il corpo dell’altro. Non so quanto sia durato il nostro toccarsi a vicenda attraverso i vestiti mentre le nostre lingue sembravano unite in una sola. Guglielmo quindi mi ha infilato una mano sotto al maglione e con una contorsione tra i vari indumenti arrivato sul mio seno sfiorando i capezzoli che erano diventati duri come il marmo. Poi lentamente mi la sfilato il maglione, la camicia e
il reggiseno, quindi mi ha posato la lingua su un capezzolo mentre con una mano mi accarezzava l’altro. Io cominciavo ad ansimare e spingevo il mio seno verso l’alto, verso la sua bocca. Mi sono alzata in piedi e dopo aver sollevato Guglielmo gli ho levato maglione e camicia per poi baciargli il suo petto coperto da una leggera peluria (a me piacciono gli uomini villosi). Sono scesa piano piano fino all’ombellico intanto con le mani ho cominciato a slacciargli i calzoni che poco dopo erano a terra. Mi sono trovata di fronte un paio di slip che ancora mi impedivano di vedere il suo cazzo diventato duro. Gli ho sfilato anche l’ultimo indumento. Subito il suo cazzo si è mostrato a me. Era bello, duro, grosso ma non troppo. Gli ho dato un bacio sulla punta poi lentamente l’ho fatto entrare nella mia bocca sempre di più fino ad arrivare all’attaccatura delle palle per poi farlo riuscire e poi rientrare prima lentamente poi sempre pi forte. Dopo un po’ di questo trattamento Guglie
lmo stava per sborrarmi in bocca quindi si è sfilato dalla mia bocca e mi ha fatta rialzare; ha finito di spogliarmi e dopo avermi fatta coricare sul fieno ha iniziato a baciarmi ovunque fino ad arrivare alla mia figa che ormai stava grondando di umori. Guglielmo vi ha infilato la sua lingua cercando di spingerla il più infondo possibile. Poi ha cominciato a leccarla tutta soffermandosi sul clitoride. Continuava a leccare sempre più velocemente e intanto beveva i miei umori; poi ha preso il mio clitoride, che sembrava fosse diventato un piccolo cazzo, in bocca e a succhiarlo. Io godevo e urlavo il mio piacere alla luna unica nostra spettatrice. Stavo ancora godendo quando Guglielmo ha smesso di leccarmi e mi è venuto sopra e molto delicatamente mi ha messo la punta del suo cazzo vicino all’entrata della figa e dopo averlo strofinato un po’ sulla sua apertura è entrato con estrema facilità tanto la mia patatina era lubrificata. Guglielmo pompava adagio cercando di entrare il
più a fondo possibile. Io avevo la figa già abbondantemente sollecitata dalle leccate di Guglielmo e ora avevo il suo cazzo che vangava dentro non avevo smesso di godere. Stavo avendo un orgasmo dietro l’altro ed ero in uno stato di estasi completa non ero più capace di controllare quello che facevo tanto che non mi sono accorta che Alessandro era uscito da me, mi aveva voltato e messa in ginocchio per poi infilarmi nuovamente il cazzo nella figa da dietro e che nuovamente pompava e pompava ora molto velocemente. Poco dopo sentendo che stava per venire si è nuovamente sfilato e si è steso a terra con il cazzo alla portata della mia bocca. Non me lo sono lasciato scappare ed ho incominciato a succhiarlo facendo su e giù con la bocca. Finalmente Alessandro mi ha scaricato in bocca tantissima sborra calda e succosa che ho bevuto tutta. Ci siamo addormentati abbracciati in mezzo al fieno tanto eravamo esausti. Dopo circa un paio d’ore mi sono svegliata e ho incominciato ad accar
ezzare Guglielmo; prima sul petto poi sulle palle e sul cazzo svegliando sia lui che il suo arnese che si è subito indurito. Dopo averlo leccato un po’ ho detto a Guglielmo di stare sdraiato comodo e che avrei fatto tutto io. Così mi sono avvicinata con la figa aperta e bagnatissima alla sua cappella e piano piano mi ci sono infilata sopra. Ho quindi iniziato a cavalcare il cazzo di Guglielmo dicendogli che doveva riempirmi la figa con tanta sborra e di non aver paura visto che prendevo la pillola da tanto tempo. Ho cavalcato il cazzo per un bel po’ cercando di rallentare o di fermarmi quando sentivo che stava per arrivare all’orgasmo. Ad un certo punto ho deciso che era il momento per arrivare; ho aumentato il ritmo dei miei salti su quell’asta di carne fino a che mi ha riempito le viscere di sborra. E stata una nottata indimenticabile tanto che la ricordo ancora oggi.