Erano anni che non facevo una vacanza… una vera vacanza intendo. Di quelle in cui non devi fare assolutamente niente, tranne cazzeggiare in giro, farti servire, dormire e divertirsi. D’estate lavoravo nei villaggi turistici come deejay, per cui nonostante quello che la maggior parte della gente pensava, le mie non erano vacanze ma veri e propri massacranti mesi di lavoro. Nell’estate del 1997 decisi di prendermi un anno di pausa di riflessione. Non accettai nessun ingaggio nei villaggi che solitamente mi contattavano, e con i soldi guadagnati durante la stagione invernale in città, ad agosto acquistai un viaggio a Londra. Volo ed albergo prenotati, il resto completamente fai-da-te. Due settimane full immersion nella capitale europea del divertimento. Partimmo in tre, io, Nicola e Marco, due miei amici di vecchia data. I miei due amici non erano certo i classici ragazzi brillanti, anzi tutt’altro…
Apparentemente poco interessati alla ricerca del divertimento con l’altro sesso, un po’ addormentati e timidi, insomma non certo due ragazzi interessati a fare conquiste. Però non mi importava, eravamo amici da sempre, e lo scopo della vacanza era divertirsi e basta, senza pensare troppo alla scopata facile.
Arrivammo a Londra in un pomeriggio grigio e umido di agosto. Dall’aeroporto al centro in metro e poi taxi fino all’albergo, zona Bayswater. Non certo il massimo della raffinatezza, ma andava bene così. L’albergo era piccolo e carino, un po’ trasandato forse, ma era vicino alla stazione della metropolitana e non lontano da un bel parco, i letti erano comodi, il bagno pure, il resto non ci interessava. Il tipo alla reception ci disse subito che la colazione, compresa nel servizio, era di tipo continentale, e veniva servita fino alle 10:30, per cui dovevamo essere in sala colazione entro quell’ora, altrimenti niente. Il primo giorno lo passammo in giro per il centro di Londra, senza far niente di particolare. A tarda sera, dopo varie birre, ce ne tornammo in albergo e l’indomani mattina alle 9.30, assonnati e un po’ rincoglioniti, eravamo in saletta per la colazione. Subito notai la cameriera che serviva: una ragazza sicuramente giovane, non più di 20 anni… pantaloni neri un po’ aderenti, camicetta bianca smanicata, biondina, occhi marroni, capelli corti, un piercing sul naso ed uno sul sopracciglio destro, più un paio di tatuaggi che avevo intravisto sul polso e sul collo… insomma, sembrava una tipa piuttosto… “alternativa”.
La sentivo parlare in perfetto inglese con i suoi colleghi della cucina e con gli altri ospiti dell’albergo, ma quando si avvicinò al nostro tavolo, sentendoci parlare mi chiese:
– Siete Italiani?
– Si, Italiani…. Anche tu? – risposi io…
– Si, io sono di Padova! Voi? Siete qui in vacanza? E’ la prima volta che
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venite a Londra?
Non smetteva di fare domande, voleva chiacchierare, fare amicizia, forse perché lì le mancava un po’ il contatto con le sue origini… succede così quando vai all’estero. Il tuo Paese ti manca anche se fino a prima della partenza lo odiavi, iniziano a mancarti quelle cose che subito identificano l’Italia… gli spaghetti, la Nutella, i film di Totò e Alberto Sordi, persino Toto Cutugno!!
Le spiegai che eravamo in vacanza, senza nessuna meta o obiettivo preciso… solo passare una decina di giorni lì a Londra, città in cui nessuno di noi era mai stato. Ovviamente il dialogo era solo fra me e lei, visto che i miei amici erano abbastanza impediti in quanto a socializzare con le donne. La tipa si chiamava Gaia, aveva 20 anni ed era a Londra per studiare e nel frattempo lavorava come cameriera per mantenersi. Durante la nostra conversazione si parlava dei locali di Londra, Gaia ci consigliava posti da vedere, locali in cui andare a bere o a ballare. Iniziai a pensare che forse potevamo invitarla ad uscire con noi, potevamo passare qualche serata insieme visto che lei era pratica del luogo, ma ancor prima che io le chiedessi qualsiasi cosa, quasi intuendo le mie intenzioni mi disse:
– Mi piacerebbe potervi portare un po’ in giro, siete simpatici! Ma purtroppo qui ho degli orari molto pesanti, ho pochissimo tempo libero, e quel poco che ho devo impiegarlo per studiare… peccato…
– Già, peccato… – dissi io… – Va bè, ci arrangeremo, magari ti chiediamo poi qualche dritta, tanto tu sei qui, no?
– Certo, io sono sempre qui… Servo le colazioni, poi rimetto a posto le camere, faccio un po’ di tutto, con altre due colleghe… Ci vediamo domani mattina allora!
Ci salutammo ed uscimmo in giro per Londra.
La ragazzina mi piaceva: era allegra, spigliata, espansiva, mi sarebbe piaciuto fare amicizia, ma purtroppo non era possibile per i motivi che mi aveva detto. Pazienza, pensai… mi sarei accontentato di vederla al mattino e fare due chiacchiere.
Tutte le mattine vedevamo Gaia in sala colazione, le conversazioni erano sempre piacevoli e ormai col passare dei giorni si era creato un bel clima amichevole. Ci serviva la colazione sempre con un occhio di riguardo, una mattina si avvicinò al nostro tavolo e parlando mi posò entrambe le mani sulle spalle, io ero seduto e lei in piedi dietro di me. Mi girai, mi sorrise, e io ricambiai. Ci guardammo per un po’, poi la sua collega la chiamò, ed andò via. L’indomani mattina come al solito eravamo seduti a fare colazione. Gaia arrivò al nostro tavolo, ci salutò e iniziò al solita chiacchierata incentrata sul cosa avevamo fatto la sera precedente. Contrariamente alle altre volte, indossava una minigonna a pieghe larga e abbastanza corta, ed una magliettina bianca molto stretta che metteva in risalto il suo seno piccolo (una seconda) ma bello e sodo. I miei occhi spesso cadevano sulle sue gambe scoperte, e sul suo culetto celato dalla mini.
Nicola e Marco, finita la colazione, salirono in camera per prepararsi ad uscire. Non so perché ma decisi di fermarmi ancora un po’ in saletta, dissi che li avrei raggiunti dopo. Rimasi solo, e tempo due minuti Gaia venne al mio tavolo. Si sedette di fianco a me… cosa che non mi aspettavo, dato che stava lavorando.
– Uff…. finalmente… scusami, mi siedo un po’ qui, faccio una pausa… sono le 10 e sono già stanca!! Ti dispiace? Posso?
– Certo! Siediti pure! – risposi io con entusiasmo.
Si sedette sulla sedia a fianco a me, e posò una gamba sull’altra sedia. Nel farlo mise in mostra per un attimo le sue mutandine bianche sotto la minigonna, e ovviamente io colsi quella breve visione con una certa eccitazione. Il cazzo iniziava ad ingrossarsi nei bermuda, e speravo che la cosa non si notasse. Gaia iniziò a parlare tenendo una gamba sulla sedia:
– Un po’ pallosi i tuoi amici, eh? Sbaglio? Non sono molto di compagnia!
– Eh, no… – dissi io – Hai ragione… in effetti è così, ma comunque adesso sono andati via, sono su in camera, io mi sono fermato apposta così parliamo un po’ da soli…
– Hai fatto bene…
Parlavamo del più e del meno, delle nostre vite e di altre cavolate, e notavo che col passare dei minuti le sue gambe si aprivano sempre più, la minigonna saliva e io potevo chiaramente vedere la stoffa delle sue candide mutandine sotto la gonna, il gonfiore della sua fica sotto quella sottile stoffa mi stava eccitando da morire. Probabilmente la cosa non le sfuggì. Volevo correre in bagno in camera e farmi una sega liberatoria, così le dissi:
– Devo andare su, quei due mi aspettano per uscire, facciamo un giro in città…
– Già, capisco… – rispose Gaia… – Io invece devo rimettere in ordine la saletta, poi passo a riordinare le camere. La tua qual è?
– La 313… perché?
– Bè, non lasciare troppo casino in giro, fra un po’ devo riordinarla, non farmi stancare troppo!
Rise e si alzò sollevando un po’ la gonna, lasciandomi vedere ancora un po’ le sue mutandine. Mi lanciò un’occhiata strana, e mi salutò:
– A dopo….
– Ciao…. – le dissi.
A dopo? Perché dopo? Ero eccitato, avevo voglia di fare sesso con quella ragazzina sveglia ed impertinente, la visone continua delle cosce di Gaia e delle sue mutandine mi aveva eccitato. Decisi di rischiare, nel caso peggiore avrei fatto un buco nell’acqua, ma non mi importava.
Salii in camera e dissi ai miei amici che quella mattina non mi andava di uscire, ero stanco e avevo un po’ di mal di testa probabilmente a causa delle bevute di birra della sera prima. Non credo di essere stato credibile, ma tant’è… Nicola e Marco uscirono ed io rimasi solo in camera. Mi stesi sul letto con i soli boxer addosso, e cercavo di pensare a cose che potessero in un certo senso farmi passare l’eccitazione. Avevo il cazzo duro e uno tentazione fortissima di lasciarmi andare ad una sana sega… quando, immerso nei miei pensieri, la porta si spalancò improvvisamente e Gaia apparve davanti a me. Ebbi un sussulto e mi misi di scatto seduto sul letto, cercando di nascondere la mia vistosa erezione.
– Oh!! Scusami!! Pensavo fossi andato via coi tuoi amici, scusami!! Non volevo… – disse Gaia.
– No, non fa niente… in effetti loro sono andati via ma io ho deciso di restare qui, uscirò più tardi…
– OK, allora questa camera la faccio più tardi, scusami ancora…
– Ma no, vieni pure… – dissi io – Se non ti crea problemi puoi riordinare lo stesso, io cerco di non dare fastidio, così non perdi tempo dopo…
– Se non da fastidio a te sarebbe meglio, certo… così finisco in fretta…
Entrò in camera ed iniziò ad armeggiare con l’aspirapolvere. Intanto si chiacchierava, io ero sempre in boxer e quando si piegava, non so quanto volutamente o meno, la sua minigonna saliva su fino a mostrare il sederino coperto dalle ridotte mutandine bianche. Si avvicinò al letto e decisi di osare… non avevo niente da perdere,e la tipa mi stava facendo davvero eccitare come non mai. Stava passando l’aspirapolvere attorno a letto, si piegò per passarlo sotto e così facendo mi offrì la stupenda visione del suo culetto a pochi centimetri dal mio viso. Allungai una mano e iniziai a sfiorarle una coscia. Non disse niente, io mi sentii autorizzato a proseguire, e così con la mano risalivo lungo la coscia di Gaia, fino ad arrivare all’inguine. Spense l’aspirapolvere e si tirò su. Era in piedi dandomi le spalle, io ero sdraiato sul letto. Arrivai a toccarle la fica, sentivo il caldo provenire dal mezzo delle sue cosce e le sue mutandine erano già umide, lei allargò leggermente le gambe per facilitarmi il raggiungimento del suo fiorellino. Nel frattempo la mia mano destra si era posata sul cazzo e me lo massaggiavo piano da sopra i boxer. Le accarezzavo la fica da sopra le mutandine, aumentando la pressione sempre più, il suo respiro si faceva sempre più affannoso, sentivo i brividi sulla sua pelle, e così presi l’iniziativa. Con un agile movimento di dita scostai le mutandine ed arrivai a toccarle la fica. Infilai un dito fra le grandi labbra strofinando piano, lei era sempre in piedi ma aveva divaricato un po’ le gambe, Mi lasciava fare, e così la penetrai con un dito.
– Ah!…. Mmmhhhhh….
Emise una specie di singhiozzo seguito da un gemito soffocato. Muovevo il dito nella sua fichetta su e giù, lentamente. La posizione non era il massimo e così mi sedetti sul letto e la girai verso di me. Guardandola negli occhi, aprii la zip della sua gonna, che cadde ai suoi piedi. Era in piedi davanti a me, con addosso solo le sue mutandine bianche e la t-shirt. Si sfilò la maglia e si tolse il reggiseno, le sue tette erano bellissime, piccole e sode, con due capezzoli rosa chiaro, dritti e turgidi. Mi spinse la testa verso il suo ventre piatto. La baciai dolcemente sulla pancia, scendendo lentamente verso la sua fica. Aveva anche un piercing all’ombelico, molto eccitante. Indugiai con la lingua sull’ombelico provocandole brividi di piacere. Arrivato con la lingua all’elastico delle sue mutandine lei mi fermò. Con entrambe le mani si sfilò gli slip, lasciandoli cadere alle caviglie. La sua fichetta era a tre centimetri dal mio viso. Era bellissima, profumata e bionda, pelosa al punto giusto ma molto curata. La baciai, ma vista la posizione scomoda, le afferrai un braccio e la tirai sul letto. Lei fece cenno di no con la testa, si inginocchiò davanti a me e senza dire una parola, mi tirò giù i boxer, liberando finalmente il mio cazzo ormai duro da un’eternità. Lo accarezzava piano, iniziando una lenta sega. Improvvisamente lo infilò tutto in bocca, e scoprii che aveva anche un piercing sulla lingua. Il mio cazzo entrava ed usciva dalla sua bocca, Gaia leccava e succhiava, scendeva giù fino alle palle e si spinse a leccare anche il buco del culo, cosa che non aveva mai fatto nessuna prima di lei. Stavo impazzendo di piacere, sentivo la sborra montare nelle mie palle. Dovevo staccarla altrimenti le avrei inondato la bocca. L’afferrai per le braccia e la tirai sul letto. Lei, con un movimento rapido si girò e mi mise la fica in faccia, impadronendosi nuovamente del mio cazzo. Iniziammo così un 69 da urlo:
– Scusami…. Mi piace troppo…. Leccami…. – disse Gaia con una voce da proietta in calore.
– Vieni qui… – le risposi afferrandole il culo e affondando la faccia dentro la sua fica.
– Mmmmmh……. Mmmmmh…… siiiiii….. siiiiiiiii…… ahhhh….. aaaaaaahhhhhh…..
Gaia gemeva ed ansimava mentre mi succhiava il cazzo, stava godendo e la sua fica era una visione stupenda, circondata dalla sua peluria bionda, così bagnata e profumata di umori, che io leccavo avidamente, passando dal clitoride all’interno della fica, fino al culo. Lei godeva, stava per venire e dopo poche ulteriori leccate venne copiosamente sulla mia faccia… non potevo più resistere, mi stava facendo impazzire, e così senza dire niente mi lasciai andare ad una potente sborrata. Gaia ingoiò i primi schizzi, poi mi segò velocemente beccandosi la mia sborra in faccia e sul petto.
Si girò e si sdraiò di fianco a me, sorridendo soddisfatta. Continuava a tenermi il cazzo in mano, e sarà stato per quello ma dopo pochi minuti era di nuovo duro e pronto a riprendere il discorso. Ci baciammo, sentivo nella sua bocca il sapore della mia sborra e questo mi eccitò ancora di più.
– Mmmh…. Sai di me…. – mi disse Gaia.
– E tu sai di me! – risposi ridendo.
Ci baciammo ancora, le nostre lingue si intrecciavano e si cercavano. Lentamente e sempre tenendomi il cazzo in mano, si mise sopra di me. La sua fica fradicia e bollente aderiva al mio cazzo. Si strofinava su di me, sentivo il mio cazzo scorrere fra le sue grandi labbra grazie ai suoi movimenti. L’uccello scorreva in mezzo alle labbra della sua fica senza entrare, lei mugolava dall’eccitazione. Era una sensazione stupenda, una lenta, piacevole tortura. Muoveva il bacino avanti e indietro, mi sembrava di scorrere in mezzo a due binari di miele bollente, vedevo la mia cappella gonfia sbucare dal mezzo delle sue cosce, il suo clitoride gonfio strusciava sulla mia cappella e le provocava molto piacere. Mi puntò le mani sul petto e continuava quell’andirivieni lungo l’asta del mio cazzo, quando non resistetti oltre e con un colpo di reni la penetrai. Rimase un po’ contrariata dalla brusca fine di quel giochetto, ma solo per poco… Il mio cazzo duro entrò in lei senza difficoltà, era un lago di umori, e presi a stantuffarla con forza sempre maggiore.
– Aaaaaaaaahhhhhh….. cazzo….. mi fai morire…. Non posso urlare….. ho paura che mi sentano…. Ma mi fai impazzire…. Aaaaahhhhhh……… aaaaaaaaahhhh!!! Godo cazzo!!!
Gaia stava godendo come una vacca, ed anche io ero in estasi per il piacere che quella piccola proietta mi stava donando. Il mio cazzo sembrava voler sfondare quella ragazzina piccola e minuta. Le sue tettine si muovevano sotto i miei colpi, le leccavo i capezzoli, la baciavo e lei rispondeva appassionatamente, non sembrava nemmeno una ventenne ma una donna molto più esperta, si muoveva in un modo sensuale ed eccitante. Stringeva il mio cazzo nel suo utero, non so come facesse, ma mi sentivo come stretto da una mano, la pressione sulla cappella aumentava e diminuiva facendomi impazzire di piacere. Stavo quasi per venire di nuovo, ma stavolta volevo durare molto di più. Così la sollevai da me e la feci mettere alla pecorina. Aveva un culetto davvero bello, senza un filo di grasso o cellulite, e per un attimo fui tentato di penetrarla nel culo, ma non sapevo se l’aveva mai fatto, se avrebbe gradito o meno… e poi la visione della sua fica bagnata e aperta davanti a me era troppo invitante, e così la afferrai per i fianchi e strofinai il cazzo lungo le pareti della sua fica e sul solco delle natiche.
– Infilalo dentro, ti prego….. dammelo… non resisto… dammelo…. Mettimelo dentro… siiii…. Dai….
Gaia reclamava il mio uccello dentro di lei, e l’accontentai. La sbattevo tenendola per i fianchi, dopo pochi colpi lei venne in una abbondante secrezione di umori vaginali.
– Continua…. Sbattimi ancora…. Non ti fermare, ti prego…. Aaaaaaahhhhhh….. aaaaaaahhhhhhh…. Siiiii…. Godo…. Godooooooooooooo!!!!
La sbattevo sempre più forte, ma ora volevo venire anche io. Così la feci girare a pancia in su, e la presi nella più classica delle posizioni. Le aprii le gambe tenendola per le caviglie, Gaia aveva gli occhi chiusi e si massaggiava il clitoride con la mano destra, ansimando piano.
– Mmmmmmhhhhhh….. Mmmmmmhhhhh…. Scopami…. Siiii….. mettimelo dentro…. Fammi venire…. Scopami, sfondami la fica….. dai…..
Diceva mentre si sgrillettava. Puntai la mia cappella gonfia di desiderio sulle grandi labbra ed entrai in lei.
– Aaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhh!!!! Cazzooooooooo!!!!! Che bello!!! Aaaaaaaahhhhh!!! Mi fai godere di nuovo…. Siiiiiii!!!
Era bollente, temevo di bruciarmi il cazzo tanto era calda quella proietta ingoiata. Incrociò le gambe intorno alla mia vita e con le sue mani premeva sul mio sedere per invitarmi a penetrarla, dandomi il tempo delle mie spinte. Aumentavo il ritmo, volevo portarla ad un altro orgasmo prima di arrivare, orgasmo che puntuale arrivò quando l’afferrai per le caviglie e le portai le gambe sul suo petto. Vedevo la sua fica gonfia che si dilatava sotto le spinte del mio cazzone, Gaia venne ululando e gemendo come una cagna, era fradicia di sborra. Estrassi il cazzo dalla sua fica bollente, lei lo impugnò rapida e con un paio di colpi di mano mi portò ad un’altra potente sborrata. Il mio seme la innaffiò sul seno e sulla pancia. Ne raccolse un po’ con le dita e lo leccò, poi ingoiò il mio cazzo ripulendolo da ogni goccia di sborra e di suoi umori.
Erano passate due ore, lei doveva riprendere il lavoro. Andò in bagno e si rimise in sento. Mi salutò baciandomi dolcemente.
– A dopo… – mi disse.
Andò via e dopo un po’ anche io uscii raggiungendo i miei due amici e insieme a loro passai il resto della giornata e della nottata.
L’indomani mattina Gaia ci preparò una sorpresa. Invece della solita colazione ci fece trovare la classica colazione inglese, fatta di salsicce e uova al bacon.
– Questa va benissimo per recuperare le energie spese! – disse ridendo e guardandomi.
– Allora è quello che ci vuole! – risposi io. Ridemmo insieme, poi uscii come al solito con i miei due amici.
Era il nostro ultimo giorno a Londra. La mattina seguente saremmo ripartiti per l’Italia. Mi svegliai molto presto, e senza far rumore andai di sotto il sala colazione per salutare Gaia, da solo. La trovai lì intenta a sistemare i tavoli.
– Ciao… fra un po’ partiamo… volevo salutarti… e magari ci scambiamo i numeri, potremmo sentirci, o rivederci… – le dissi. Lei mi rispose:
– Sei molto carino… ma è meglio di no. Sai già che sarà difficile tenere i contatti… io sono qui, non so quando tornerò a Padova, e nemmeno se ci tornerò. Quello che è successo è stato molto bello, tu mi piaci… non credere che mi infili nel letto di tutti i clienti dell’albergo… l’ho fatto con te perché mi sei piaciuto… ma è meglio non andare oltre…
Mi tirò verso di se e mi baciò. Fu un bacio molto bello. Ci staccammo e mi prese per un braccio. Mi portò in uno stanzino buoi pieno di scope e prodotti per le pulizie. Mi abbracciò e mi baciò ancora. Le infilai una mano nei pantaloni, poi negli slip e iniziai a masturbarla. Con un po’ di fatica le aprii i pantaloni per rendere più facile l’operazione. I pantaloni caddero giù alle sue caviglie, infilai la mano nelle mutandine le la penetrai con due dita, mentre la baciavo con passione. Mi lasciava fare, ad un tratto si sedette su non so che cosa, forse un carrello, e posò una gamba sulla parete. Mi aprì i pantaloni e si infilò rapidamente il cazzo in fica. La presi così, nello stanzino delle scope, la penetravo tenendola per i glutei mentre lei si aggrappava al mio collo.
– Aaaaahhhhh…. Che spettacolo…. Godo…. Dai…. Spingi…. Che bello scopare alle sei del mattino…. Aaaaahhhhh….. vengoooooooo….
La porca venne subito, rantolando e ansimando silenziosamente per non farsi sentire da nessuno. Continuai a pomparla, quando ad un tratto mi disse all’orecchio:
– Vieni dentro….. vieni dentro… voglio sentirti dentro…. Sborrami dentro… ti prego….
Quella richiesta mi eccitò ancora di più, e così senza farmi troppe domande, mi lasciai andare ad un potente orgasmo. Tre, quattro schizzi violenti ed abbondanti di sborra la inondarono dentro la fica. Lei serrò le gambe intorno a me e le braccia intorno al collo, ormai la tenevo io. Muoveva il bacino per ricevere gli ultimi colpi dentro di lei. Restammo così abbracciati per qualche minuto che a me sembrò un’eternità, poi ci staccammo. Lei si ripulì in fretta e si rivestì.
– Devo tornare al lavoro… sei fantastico…. Addio….
– Ciao…. – le dissi io.
Durante il tragitto per l’aeroporto e verso l’Italia, continuavo ad annusarmi le dita, ancora impregnati degli umori della fica calda e accogliente di Gaia, la mia dolcissima cameriera d’albergo.
Tornai altre volte a Londra negli anni successivi, per lavoro. L’albergo di Bayswater ha cambiato gestione, Gaia non c’è più. Peccato. Avrei voluto almeno salutarla e ringraziarla per aver reso indimenticabile il mio primo viaggio a Londra, nell’agosto del 1997.