Zelyna è la badante polacca di zia Pina. Vive con la zia da quasi un anno, al quarto piano dello stabile dove abito. Zelyna mi ha ignorato, fino a martedì scorso, per un anno.
Zelyna passa intere giornate attaccata al telefono a parlare in polacco con amiche varie e con sua mamma.
Martedì sera della settimana scorsa è scesa nel mio monolocale.
“Zignor P., zignor P.! Lei aiutare me? Mio telefono zlamani, rotto.” Mi fa vedere il telefonino a pezzi, quasi fosse caduto dal decimo piano “Io deve parlare, per forza moja mama. Piacere presta telefono?”
“No, cara, senti, il mio è un telefono aziendale, non posso. Se vuoi ti faccio chiamare tua mamma con il mio telefono di casa, poi ti colleghi a internet, usi msn, skype, quello che ti pare, basta che risparmi, ma il telefono proprio non posso. Tua mamma ha internet?”
“Porzadku, va bene, grazia, grazia, signor P. tu dobry, buono.”
Chiamò dal telefono di casa, poi le accesi il computer, nella mia stanza.
Sapeva usare molto bene il computer. La lasciai da sola e mi stravaccai sul divano in cucina, in compagnia della mia amica bionda da bere.. Fantasticai un po’ sul suo culo, Zelyna ha un gran culo!, mi ravanai un po’ l’uccello, poi mi calò la palpebra, stanco com’ero..
Verso mezzanotte mi svegliai. L’odore di caffè era più intenso del solito visto il fuori orario.
“Zelyna?..”
Dritta davanti a me, mi porse una tazza di caffè. C’era qualcosa di particolare nel suo sguardo: una certa malizia, mista ad una particolare eccitazione…
“Adesso io va da signora tua zia. Poi domani torna. Per favore tu domani fa di nuovo collegare con mama al computer? Poi basta, giovedì io compro nuovo cellulare…”
“Senti, zia Pina ha le chiavi del mio appartamento: fattele dare così ti colleghi di pomeriggio presto, che poi la sera mi serve…ok?”
“Ok. Ciao!”
La mia mano scivolò lentamente sul cazzo che era già duro: chiusi gli occhi pensando al suo gran culo. Non ci volle molto: nelle tre ore di sonno me l’ero già chiavata ben bene, arrivai quasi subito sborrando copiosamente a terra… Domani le tiro il colpo, pensai.
L’indomani la trovai nel mio appartamento, al computer. Aveva una camicetta bianca, scollata più del solito, i capelli alla “desperate housewifes”, era seduta di sbieco, sulla sedia, e da dietro le si intravedeva il triangolino superiore del perizoma, mi accorsi anche, quando fece ruotare la sedia per salutarmi che i primi due bottoni dei jeans erano sbottonati.
“Ciao, signor P.!”
“Ciao”
Accavallò le gambe. Lo stesso sguardo della sera prima. Sentivo gonfiarsi “la bestia”.
“Signor P. ma lei scrive racconti di seks?”
Cazzo! Aveva sicuramente scrutato nella cronologia… Mi sentii perso… La cronologia dei siti che visitavo quotidianamente, mi avrebbe inchiodato… e visto che oltre ad essere pratica era anche molto sveglia…
“Li hai letti? Ti sono piaciuti?” mi giocai subito la carta
“A me piace che lei è biseks, piace che fa seks con kobiety, donne, e uomini”
“Ma vedi, sono solo racconti, a me certe cose in realtà non capitano…”cominciai ad aggrapparmi sugli specchi, ma già capivo che piega avrebbe preso la cosa… “vedi… sono fantasie e …”
Aveva già tolto la chewingum dalla bocca e preso il mio cazzo. Me lo scappellò con fare esperto, con il palmo aperto lo misurò, poi strinse i miei coglioni e li spinse leggermente indietro, li tirò verso il basso stringendoli e strizzandoli, mentre con l’altra mano mi faceva una sega, aprì leggermente le labbra e con la lingua appena fuori dalla bocca, faceva entrare e uscire la mia cappella da quel morbido, umido, buco.
“Hai un bel cazzo, come nelle tue storie, ora vediamo se anche questo”affondò il medio nel buco del mio culo, che già per l’eccitazione era umido e ben aperto “è come nei tuoi racconti”
“Fottuto!” pensai
Mi prese nel punto debole. Ora le dita nel mio culo erano due, e Zelyna cominciava a rotearle dentro con fare esperto: si inumidì la mano con gli umori del mio cazzo, e affondò anche il terzo dito cominciando a frugare sempre più in profondità. L’altra mano dirigeva il mio cazzo verso la caverna della sua bocca, stringeva i coglioni e il mio cazzo con fare esperto. Aveva ormai tutto il cazzo dentro la bocca, mi massaggiò leggermente i coglioni, aprii il culo facendo spazio al quarto dito, poi, appena l sentii dentro mi esplosero le viscere: il fiotto di sperma le fece perdere fiato per un istante. Aprì la bocca di più, aspettando che terminassi di sborrare, poi, dopo aver ingoiato, si rimise tutto il cazzo dentro la bocca e lo ripassò tutto con la lingua. Raccolse ancora un bel po’ di sborra nella bocca, tirò fuori la mano che allargava il mio culo, posò con un leggero sputo sulle quattro dita la sborra che aveva raccolto e la spalmò sul bordo del buco del mio culo, poi la spinse dentro e, dopo avermi fatto girare, ci giocò un bel po’. Con una mano, mi strizzava i coglioni e il cazzo, cercando altra sborra, con l’altra frugava dentro il mio culo senza andare troppo a fondo, con le quattro dita raccolte a cucchiaio.
“Senti, Zelyna, non è come pensi, vedi…”
“Shhh”fece mettendosi l’indice sul naso “domani io ho giorno wolny, libero, viene con amiche e andiamo a bere una birra… eh?”
Alle otto e mezza di sera ci ritrovammo in un bar all’angolo di viale A. C’erano due sue amiche e un maschio, M.. Lei parlava in polacco con le amiche, sorrideva, poi traduceva per me. Alle dieci ci avviamo verso un piccolo bilocale, male arredato, di cui aveva le chiavi una delle amiche di Zelyna. Portammo anche delle altre birre. L’intuito mi diceva che non finiva bene quella sera.
La serata prese subito la piega prevista: le birre avevano fatto il loro effetto. Le due amiche di Zelyna, spogliarono M.: aveva un gran bel pezzo di arnese, ma si capiva subito che avevamo in comune i “piaceri del culo”. Zelyna mi tirò fuori il cazzo umido e lo spompinò con maestria: con orgoglio mostrò il mio cazzo umido alle amiche. Una delle due amiche di Zelyna aveva già divaricato le natiche al maschio e frugava con la lunga lingua nel buco del culo del povero M., inginocchiato per terra sul tappeto di fronte al divano. L’altra mise un paio di guanti di lattice e aprì la strada tra le natiche del maschio. Zelyna richiamò la loro attenzione, disse qualcosa che le divertì molto, poi mi tirò fino dietro a M. invitandomi a prenderlo. M. si girò e sorrise compiacente. Zelyna mi infilò due dita nel culo e guidò il mio cazzo dentro M. La cosa le divertì molto, le due amiche si alternavano ad inumidire il buco del culo di M, una con la lingua, l’altra aiutandosi con le dita. Sentivo le mani di Zelina stringermi i coglioni, mentre il cazzo scivolava dentro l’enorme buco del culo di M. L’amica di Zelyna vi infilò anche due dita mentre lo prendevo. Poi fu il mio turno. Zelyna volle che mi prendesse con le gambe in aria, sul divano. Prima di farmi prendere, orgogliosa, mostrò alle sue amiche come mi apriva il culo: inumidendosi la mano con gli umori di M. mi aprì come una scatoletta di tonno. Le amiche di Zelyna mi riservano parecchie attenzioni particolari: ogni volta che M usciva il cazzo umido secrezioni del mio culo, passavano prima con la lingua, poi con le dita dal buco del mio culo, per lasciare la strada sempre più aperta. Poi ci misero l’uno accanto all’altro con il culo in aria: si alternarono tutte e tre sfondandoci i culi, questa volta sul serio. M. doveva essere abituato al fisting. Alla fine, ci fecero sborrare l’uno dentro il culo dell’altro. Raccolsero la sborra dai nostri culi e ce la fecero leccare e ingoiare. Mentre M. mi leccava il culo che grondava sborra, le amiche di Zelyna si alternavano completando la stessa opera nel suo culo.
Verso mezzanotte, ci fecero rivestire e ci accompagnarono alla porta.
“Ciao. Andate a dormire che domani dovete lavorare. La nostra serata inizia ora…”
Mentre salutavo M., mi chiedevo che cosa volessero dire con “la nostra serata inizia ora”.
A pensarci bene, fin’ora di Zelyna non ho visto granchè. Solo che tutte le sere mi faccio le seghe pensando al suo culo… chissà se riuscirò a vederlo, prima o poi.

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