Orge e Gang BangTriangolo

La prima avventura

Avevo 18 anni e 6 mesi ed ero fidanzata da 3 anni e mezzo con un ragazzo. Lui era stato il primo amore e dopo i primi sbaciucchiamenti nella sua cameretta, come ogni adolescente, avevamo fatto sesso in macchina. Le prime volte non ero molto soddisfatta, ma pensavo fosse un pò colpa mia e un pò anche della nostra inesperienza. Provammo diversi posti (macchina, casa al mare, camporella ecc.), diverse posizioni (missionaria, pecorina, smorzacandela, forbice ecc) e anche diversi modi (nella figa, in bocca e anche nel culetto) ma sinceramente le volte in cui godevo eraro rarissime.

Cominciai a parlarne con le amiche, che erano molto più esperte di me nel sesso. Il verdetto fu che oltre a non essere un esperto il mio ragazzo non era nemmeno molto fornito. In effetti su per giu le sue dimensioni erano intorno ai 12 – 13 cm, ma io non mi ero mai resa conto che fosse un problema questo. Io non volevo lasciarlo (cosa che mi consigliavano le mie amiche) ma non ero molto soddisfatta della situazione. La seconda possibilità suggeritami dalle amiche era di trovarmi “un bel toro da monta” (espressione brutale usata dalla mia amica Francy) per divertirmi e per placare i miei desideri carnali. Non avevo mai tradito il mio ragazzo e non mi divertiva l’idea, però mi intrigava non poco l’idea di farlo con un altro ragazzo che finalmente mi facesse godere come si deve. Ormai ci pensavo da settimane (e sognavo ogni notte di essere presa e sbattuta sul letto da un uomo che mi trattava come una vera porca!) e le mie amiche mi suggerivano diverse opzioni (vari ragazzi già “provati” e che davano solide garanzie in merito di sesso) ma io esitavo e non volevo farlo. Tra i vari amici che conoscevo c’era un ragazzo di colore, Leo, che era molto desiderato e che faceva il custode di notte per un magazzino di un mio zio. L’unico problema era che aveva 32 anni e mi sembrava un pò troppo maturo per me, anche se era davvero carino. L’occasione si presentò una sera dopo una festa nella quale avevo bevuto forse un pò troppo. Presi lo scooter per tornare a casa ma mi accorsi che sbandavo un pò, così mi fermai proprio nei pressi del magazzino di Leo. Bussai e mi fece entrare. Addosso avevo solo una mini nera, una magliettina aderente e dell’intimo intrigante. Gli spiegai che ero brilla e non riuscivo a guidare, così volevo dormire un pò per poi riprendermi e andare a casa.
Lui non fece problemi e dopo qualchee chiacchiera aprì il divanone letto che usava per dormire. Mi disse che se ero daccordo potevo riposarmi di fianco a lui, tanto di spazio ce n’era in abbondanza. Io ero un pò bloccata, ma lui sembrò capire fin da subito le mie intenzioni. Mi consigliò di togliere i vestiti per nn sgualcirli e mi aiuto con le scarpe, poi con le maglia e infine con la mini, che rivelò il mio perizoma bianco. Subito si complimentò con me per le forme abbondanti accarezzandomi dolcemente sulla coscia. Io ridevo un pò nervosamente, ma presi anche io l’iniziativa aiutandolo a sfilare i jeans. Subito capì perchè era così famoso con le ragazze, aveva un rigonfiamento pauroso nelle mutande. Accortosi dei miei sguardi mi chiese cosa guardavo. Io un pò imbarazzata mi girai subito dall’altra parte e blaterai qualche cosa tipo: “no nient .. la .. no!”. Leo si avvicinò e prendendomi per mano mi disse che nn c’era niente di strano e che non dovevo aver paura. Così gli confidai che ero molto curiosa riguardo le sue dimensioni. Mi disse che madre natura era stata molto generosa con lui, ma che non aveva mai misurato in cm le dimensioni effettive. E io: “no daii … peccato”. Leo mi disse che ci voleva soltanto un abbraccio e magari un bacetto da parte mia per ovviare al problema. Io dissi stupita: “dai… davvero ti basta così poco per… per quello?”. Lui mi disse di provare, così mi ci buttai addosso e lo baciai con la lingua, senza risparmiarmi. Eravamo pancia contro pancia e incredibile ma vero in pochi secondi mi sentivo quasi spostare da qualcosa che s’insinuava tra noi. Lui era in mutande e non appena mi staccai dalle sue labbra e abbassai lo sguardo mi accorsi che il suo coso usciva già dagli slip. Rimasi di nuovo senza parole, finchè Leo mi chiese se volevo misurare o no. Allora mi allungai a prendere un metro da sarta da un cassetto e ferma col metro vicino a lui non sapevo come comportarmi. Leo si mise in piedi sul letto avvicinando di fatto il suo coso al mio viso dicendomi: “dai misura”, alzandosi la maglietta e lasciando a me il resto del compito. Abbassai delicatamente gli slip tirando fuori un cilindro di carne davvero impressionante. Il colore era molto scuro e le palle erano di dimensioni asinine. Affiancai il metro per misurare, tenendolo teso con l’altra mano, e misurai circa 21 cm, ma non era ancora duro al massimo. Così Leo si lamentò che non era eccitato come si deve e disse: “adesso che sei li, dammi una mano così possiamo misurare come si deve eh eh!”. Io lamentandomi un pò acconsentì e presi ad accarezzargli il pene, con una mano stringevo delicatamente le palle e con l’altra segavo l’asta con decisione. La situazione stava sfuggendo di mano.
Leo tratteneva i gemiti per non allontanarmi e io ero quasi ipnotizzata dal suo cazzo. Lui prese ad accarezzarmi la testa e io capì subito le sue intenzioni così cercai di dire qualke parola, ma poco convinta, tanto che in una frazione di secondo fra un “ma io veramente” e un “ora forse” mi ritrovai la cappella in bocca e Leo che con una mano mi stringeva saldamente la coda (avevo i capelli legati) e con l’altra la nuca. Ormai capì che dovevo assecondare le sue voglie orali così cercai di darmi da fare, soltanto che le dimensioni e la sua voglia di farmelo “assaggiare tutto” quasi mi soffocavano. Dopo un pò ero intenta solo a respirare mentre lui mi scopava la bocca con movimenti lenti ma spingendo fino al possibile il pene. Quasi non mi accorsi quando mi sfilò il pene di bocca e riprese a baciarmi con la lingua facendomi adagiare sul letto sotto di lui. Cominciò ad accerzzarmi dappertutto e ben presto sfilò l’intimo che ormai era superfluo. Dopo aver assaggiato la mia bocca passo alle tette. Aveva un pò di barba quindi avevo sia il viso che il seno arrossato dalla sua irruenza. Appena lo vidi passare ai miei paesi bassi cercai di dire: “aspetta” ma lui rispose subito: “fai la brava, ora tocca a me” e si tuffò verso la mia folta peluria. Mi convinsi che non potevo più tirarmi indietro e chiusi gli occhi e lo lasciai fare. Era molto bravo e usava sia la lingua che le dita.
Entrambi i miei buchetti erano ormai ben lubrificati e già semi aperti da quelle dita enormi. Ero così eccitata che ebbi subito un forte orgasmo, così ancora sotto shock mi tirò su e mettendosi steso sul letto mi fece sedere sul suo coso durissimo a smoracandela. Avevo quasi paura di farmi male ma alzai una gamba e feci scivolare dentro la figa già ampiamente grondante di umori il cazzo di Leo. Appena fu entrato tutto mi prese le mani e cominciò un movimento col bacino che mi faceva sobbalzare fino quasi a far uscire il membro dalla vagina ma poi rientrava tutto per la forza di gravità. Dopo solo due minuti che era dentro di me avevo finalmente capito cosa voleva dire essere scopata veramente. Sembrava instancabile ma dopo 15 minuti volle cambiare posizione e mi fece stendere sul letto e si portò le mie gambe sulle spalle. Anche questa posizione mi faceva sentire fino in fondo la differenza delle dimensioni del mio ragazzo con quelle di Leo. Dopo un’altra decina di minuti di stantuffate avvicinò il suo membro al mio seno e aiutandosi con le mani lo usava come una vagina, facendo scivolare dentro e fuori il suo enorme cazzo. Mi stava facendo una fantastica spagnola ma io ero in prativa bloccata dalle sue gambe che mi tenevano ferme le braccia. Lo lasciai fare finchè mi disse di aprire la bocca per far entrare la punta del coso nel suo movimento dentro e fuori. Dopo un pò lasciò il seno e continuò a usare la mia bocca per il suo piacere. Avevo ancora le braccia bloccate e il suo coso entrava e usciva dalla mia bocca quando mi accorsi che stava per venire, immaginai subito l’epilogo. E infatti mi venne copiosamente in bocca aiutandosi con le mani, riversandomi in gola gran parte dello sperma eiaculato e schizzandomi in faccio il restante. Leo gemeva come un matto e gridava: “ooh si… bevi amore bevi siii!”. Appena ebbe finito prese subito un asciugamano e cercò di pulirmi e dopo si gettò subito a baciarmi chiedendomi se mi ero offessa. Io, anche se un bel pò infasdidita, gli dissi ridendo che era un porco e passandogli qualche goccia di sperma residuo dalla mia lingua alla sua. Pensavo fosse finita lì, e infatti ci addormentammo per qualche minuto sul letto semi abbraccciati, però avevo torto perchè mi voleva ancora. Me ne accorsi quando lo sorpresi a leccarmi in mezzo alle gambe. Io dicci che ormai era tardi e dovevo andarmene a case per non far proccupare i miei, ma lui mi spiegò che non potevo lasciarlo così col cazzo duro. E infatti aveva il pene eretto come non mai, così quasi rassegnata cercai di assecondarlo per farlo godere nuovamente. Stavolta però mi fece mettere a pecorina con la testa abbassata sul cuscino, mentre lui mi leccava da dietro dapprima la patatina e poi l’altro buchetto. In quel momento cominciai a capire ke voleva possedermi anche dietro e subito cercai di spostarmi e di convincerlo a desistere date le sue dimensioni imponenti. Ma era fiato sprecato, ormai ben lubrificato il buchetto stava già cedendo con l’inserimento prima di un dito e poi di due. Io gemevo forte e Leo si dava da fare. Dopo questo lavoretto si alzò e puntò la cappella sul buco del culetto. Tentai l’ultima volta di dirgli di cambiare “strada” ma mi sussurrò all’orecchio: “voglio il tuo culo… è troppo bello ed eccitante e fra un secondo lo avrò… perciò è meglio che ti rilassi così te la godi pure tu, giuro che ti farò impazzire!”. Mentre diceva questo la cappella cominciava a farsi strada nel mio didietro. Il dolore era forte, anche se non ero vergine dietro, e Leo spingi e rispingi è riuscito a piantarmelo tutto dentro facendomi sentire il contatto delle palle con le mie chiappe. Dopo un momento di dolore forte cominciò a muoversi lentamente. Ormai ero ben aperta e adesso si divertiva a farlo entrare fino in fondo per poi farlo uscire del tutto (facendomi provare una sensazione un pò brutta, come di vuoto totale) e ripiantarlo di nuovo dentro. Gemevo come una matta e lui si divertiva come un porco. Ormai stava pompando forte e
io ingenua gli chiesi di fare piano, ma Leo concentrato sul mio culetto mi disse che non poteva accontentarmi proprio in quel momento. E infatti si mise a pompare come un toro, facendomi letteralmente urlare dal dolore/piacere prima tenendomi per i fianchi (come per aprirmi ancora di più le natiche) e poi prendendomi le mani e tirandole verso di lui, facendomi quasi “volare”. Pensavo che fosse tutto finito quanto d’un tratto l’inaspettato!
Entrò nella stanza un altro ragazzo di colore (forse di qualche anno più grande di Leo) che dopo un secondo di indecisione si avvicinò a noi come se niente fosse, ridendo e parlando in arabo (credo). Leo di tutta risposta sorrise e gli rispose nella stessa lingua. Io cercavo lo sguardo di Leo come per dirgli che doveva mandare via subito l’amico. Dato che Leo continuava a stantuffare facendomi sobbalzare ad ogni colpo e tenendomi per le braccia ero praticamente bloccata. La preoccupazione si transormò in paura quando l’amico si tolse jeans e mutandine avvicinandosi alla mia faccia. Io
cercai gentilmente di dire: “no dai, non mi va, Leo digli che non voglio”. Ma Leo per tutta risposta mi disse: “dai fai la brava, non essere egoista, almeno prendiglielo in mano”. Così dopo che mi liberò le braccia mi capacitai e presi in mano il membro moscio dell’amico di Leo. Dopo 30 secondi mi accorsi che anche lui era ben dotato (ma non come Leo). Il problema era che non riuscivo a segarlo come di deve, dato che Leo continuava a scoparmi il culetto dandomi belle botte. Per questo motivo, dopo aver detto qualke parola in arabo, l’amico di Leo mi prese la testa e mi infilò il cazzo in bocca, zittendomi dalle parole che io cercavo di dire per farlo desistere dall’atto che intendeva fare. La prima cosa che pensai fu: “se mi vedesse mio padre o mia madre mi ucciderebbero!”. Sono in mezzo a due ragazzi di colore, uno mi sta scopando la bocca e l’altro si è preso il culetto. Mamma mia. Però devo dire sinceramente che godevo come una matta e credo che non godrò mai più in quel modo. Dopo qualche minuto Leo diede le botte finali e mi sborrò dentro adagiandosi sul mio corpo cul suo peso e lasciando il pene dentro fino a farlo sgonfiare da solo. L’altro ragazzo venne dopo un pò ma fu gentile e lo tirò fuori dalla bocca prima di eiaculare, ma non esitò a dirigere almeno due fiotti sul mio viso e i capelli. L’ultima cosa umiliante (se vogliamo definirla così) fu quando Leo esortò l’amico a guardare il mio buchetto ancora aperto in maniera pazzesca e pieno di sperma dicendo:
“mamma mia, ci entra una mano quasi … ma nn dovrebbe richiudersi?!”. E infatti quando mi alzai un pò, dal culetto colò una quantità enorme di sperma che mi scolava sulle gambe. Volevo subito farmi una doccia, ma rinuncia subito per il timore che quei due animali da monta si risvegliassero o che ancora peggio arrivasse qualche altro loro amico. Così cercai di ripulirmi alla meno peggio (avevo sperma dappertutto e puzzavo di maschio come una cavalla da monta) e mi rivestì. Leo mi abbracciò e mi bacio dicendomi che potevamo vederci qualche altra volta, magari potevo anche dormire lì se lo desideravo. Io lo ringrazia e gli dissi, mentendo spudoratamente, che sicuramente sarebbe successo. Corsi a casa cercando di non incontrare i miei, perchè credo che mia madre si sarebbe accorta di tutto solo dall’odore che emanavo. Mi feci una doccia come si deve e mi infilai sotto le coperte. Solo in quel momento capì cosa avevo fatto veramente, ma non me ne pentì dato che lo scopo per cui ero andata lì era di godere come si deve. E fui pienamente soddisfatta, come non successe più per molto tempo a venire.

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