Il tutto è iniziato circa 18 mesi fa. L’avvocato Mauro di 56 anni, un uomo maturo, sposato con figli, ma con un certo fascino, benestante, affermato professionalmente, molto sicuro di se,senza scrupoli e brillante, era il famoso vecchietto che da molti anni andava regolarmente a letto con la mia migliore amica, Francesca, di 35 anni, “felicemente sposata”.
Io non approvavo, questa relazione, per carità, Francesca, come me, aveva numerose avventure extraconiugali, ma un amante fisso lo ritenevo molto pericoloso, per il rischio di compromettere il suo matrimonio. Non capivo come un uomo così maturo potesse tenere legata a se una bella e giovane donna come lei.
Certo la riempiva di regali, ma lei non ne aveva bisogno, mi confidava le sue maratone sotto le lenzuola, che Muro era un diavolo molto ben dotato ed espertissimo perverso. Ma insomma Roma è piena di giovani stalloni e Francesca con la sua carica sensuale, poteva prendersi chi voleva. Poi, alla fine ho ceduto alla tipica curiosità femminile e ho acconsentito ad un aperitivo con loro.
Ci ho messo pochi minuti ad inquadrarlo, un uomo dall’aspetto ordinario, per strada non lo noteresti passare, capelli grigi, un po’ di pancetta, ma affascinante nei modi, carismatico, di gran classe e cultura, trasmetteva subito la sua sicurezza ed era un adulatore spudorato e senza pudori. Ha cominciato a farmi la corte davanti a Francesca, che anziché dimostrarsi infastidita sembrava divertirsi, soprattutto davanti al mio imbarazzo. Ha cercato in tutti i modi di avere il mio cellulare, senza riuscirci, ci siamo salutati e pensavo che la cosa finisse così, ma mi sbagliavo.
Dopo solo due giorni, mi arriva una chiamata al cellulare era lui, Francesca gli aveva dato il mio numero, ho riattaccato quasi subito dopo averlo diffidato di riprovarci. Ho chiamato quella stronza di Francesca e abbiamo litigato per telefono. Questa premessa la ritenevo necessaria, tanto per farti capire che tipo di uomo è questo Mauro. Non ti voglio tediare con la storia dei due mesi successivi, i fiori a scuola, gli sms di scuse, le telefonate supplichevoli.
Le dichiarazioni della sua ossessione per il mio fascino. Aggiungo che in quel periodo con mio marito eravamo in rapporti molto freddi con pochissimo sesso e coccole. Alla fine ho cominciato a uscirci per qualche aperitivo e qualche cena, mi piaceva stare con lui e mi faceva trascorrere delle piacevoli serate, ma nonostante il suo implacabile assedio non avevo intenzione di cedere, ci stavo diventando amica, ma fisicamente non ne ero attratta e poi non ero mai andata a letto con un uomo così maturo, avevo timore di brutte sorprese. Inoltre mi sembrava un po’ perverso e feticista, adulava sempre i miei piedi, mi chiedeva sempre di portare scarpe aperte che ne esaltassero la bellezza e durante le nostre serate me li guardava in continuazione, un po’ mettendomi in imbarazzo, anche se io, molto maliziosamente, oltre a vestirmi sempre sexy, curavo alla mania i miei piedi e indossavo scarpe da brivido.
Ma una sera in macchina, rientrando da una cena sulla flaminia, mi confessa che ha capito, che un vecchietto come lui non poteva conquistare un bocconcino (testuali parole) come me e che, al massimo, poteva aspirare a baciarmi i piedi, poi continuando, mezzo serio e mezzo scherzoso, che sicuramente non lo consideravo nemmeno degno di quello. Io prontamente, un po’ lusingata, un po’ incuriosita, gli ho risposto, divertita, che era più che degno di baciarmi i piedi. Eravamo all’altezza di tor di quinto, vedo che rallenta e si infila nel grande parcheggio di tor di quinto. Gli chiedo spiegazioni, lui senza rispondere parcheggia sotto gli alberi al buio, spegne il motore si gira verso di me, mi guarda e mi dice…ok professoressa le bacerò i piedi…. Capisco che fa sul serio, non so perché, ma tiro un po’ indietro il mio sedile, mi giro verso di lui ed alzo la mia gamba sinistra, incurante, che così facendo, sono costretta ad allargare le gambe, la mia già corta gonna salirà ulteriormente e lui potrà vedere il colore dell’intimo di pizzo che indosso.
Il suo viso si illumina, non mi guarda in mezzo alle gambe, come pensavo, ma fissa come incantato il mio piede ( fasciato in un paio di sandali con tacco di 10 cm, dita smaltate di Rosso fuoco) e prende nelle sue mani la mia caviglia. In un attimo di lucidità, mi guardo intorno timorosa, ma il parcheggio (sono circa le 23:30) è completamente deserto, siamo al buio sotto degli alberi, tra altre macchine, ci potrebbe vedere solo se qualcuno venisse in una delle macchine adiacente alla nostra, decido che il rischio è accettabile.:-). Lo osservo incuriosita, mai nessuno aveva giocato così con me. Mi toglie la scarpa, si porta il piede alla bocca, comincia a baciare lievemente, il dorso, la pianta le dita, non so per quanto tempo, poi inizia a leccare le dita, uno per uno, senza fretta, infine si mette in bocca il mio alluce e comincia a succhiarlo. Io intanto mi ero lasciata scivolare sul sedile verso di lui, con la schiena appoggiata allo sportello, mi trovavo semisdraiata, con la gonna oscenamente tirata su per il movimento, ero scomodissima, con la mia gamba destra piegata accanto al mio sedile, per avere un po’ di sollievo, mi sono tolta l’altra scarpa e ho allungato la gamba destra sulle sue gambe. Avevo gli occhi chiusi, con sorpresa mi sono accorta che mi stavo bagnando, mi è venuto il timore che lui, da uomo esperto e navigato, potesse sentire l’odore dei miei umori, per un attimo ho pensato di farlo smettere, ma solo per un attimo.
Poi, il mio cervello, ha smesso di funzionare, la mia fighetta ha cominciato a dare ordini.:-). Il mio piede destro si è mosso come un automa, si è appoggiato sulla sua patta. Cavolo, diavolo di una Francesca, allora è vero, ho sentito la sua erezione, e bravo il nonnino…..Poi tutto è successo rapidamente, oppure ho perso la cognizione del tempo, non so. Mi ricordo solo, che lui continuava a mangiarmi un piede, mentre sentivo sull’altro un contatto umido, era la sua cappella bagnata, non mi ero nemmeno accorto che si era abbassata la cerniera. Poi ricordo lui che si staccava e la mia delusione, stavo per raggiungere un orgasmo così, senza nemmeno toccarmi, incredibile. Ma poi ricordo la sua testa in mezzo alle mie gambe, le mie mani tra i suoi capelli, le mie gambe aperte, il mio piede sinistro appoggiato sul poggiatesta del suo sedile, l’altro piede sul cruscotto. Ricordo una serie di orgasmi, ma quanti? Ricordo lui che ad un certo punto mi mette la sua mano davanti alla bocca e mi sussurra di non gridare troppo forte, che siamo in un parcheggio. Sono ancora mezzo stordita, quasi non mi accorgo che siamo di nuovo in moto. Ma che cavolo fa? Penso. Perché non mi ha scopato, o almeno,, consentito di ricambiare il favore e farlo godere con la mia bocca? Non capisco, glielo chiedo, mi risponde mostrandomi l’orologio, sono le 0200, cazzo, non mi preoccupa il rientro a casa, la mia amica già avvisata mi coprirà, come sempre, ma non capisco come sono passate in fretta due ore e mezza. Comincio a svegliarmi, non sono una ragazzina, comincio pure a capire la tattica astuta di Mauro, non mi ha scopata perché è tardi, ma perché sa che adesso non posso più scappare, non dopo aver provato la sua lingua tra le mie gambe, non dopo aver solo sfiorato il suo cazzo con un piede e desiderato, pazzamente di averlo. Mi saluta con un lieve bacio, sento sul suo viso il mio odore. A domani professoressa ….
Quella sera, tornai a casa, abbastanza sconvolta e con sensi di colpa, non tanto perché avevo fatto sesso in auto con un uomo che non fosse mio marito, era già successo occasionalmente in passato con amici e colleghi, sarebbe risuccesso in futuro, fa parte del mio essere irrequieta e sempre alla ricerca di emozioni forti. Piuttosto, ero sorpresa con me stessa per come era successo, per come mi ero lasciata andare completamente in balia di un uomo, che fisicamente non mi attirava più di tanto, per aver ceduto così facilmente davanti alla sua abilità di navigato seduttore. Mi dava fastidio darla vinta a Francesca, che era stata amante di Mauro, ne aveva tanto decantate le qualità amatorie e mi aveva chiaramente detto che lui aveva detto in giro, che mi voleva e mi avrebbe “presa” prima o poi. Mi dava fastidio, la consapevolezza che gli avevo dimostrato chiaramente che ormai ero nelle sue mani, psicologicamente già sottomessa. Lui aveva deciso di non andare oltre quella sera, consapevole della mia disponibilità, della mia voglia e necessità di essere posseduta subito, mettendo immediatamente in chiaro, chi era tra noi due a prendere le decisioni e condurre il gioco. Non dimenticherò mai il suo sguardo da saputello arrogante. Ha rinunciato ad un piacere disponibile su un piatto d’argento, con la certezza che la sua audacia ed il suo autocontrollo gli avrebbe consentito, poi di prendersi tutto. Nei giorni successivi, ho rifiutato i suoi appuntamenti, l’ho evitato le due volte che è venuto al liceo per le consulenze. Volevo fargli capire che si era sbagliato su di me, che non ero una preda, così facile, come credeva, che non mi aveva in pugno, che molto meglio sarebbe stato per lui scoparmi subito quella sera, che ne aveva avuto l’opportunità.
Ma più passavano i giorni e più non riuscivo a dimenticare quello che era successo in quella dannata macchina. Non so se si può definire vero sesso (direbbe il Presidente Clinton…solo un rapporto improprio), non c’è stata penetrazione, lui non ha goduto. Ma io, quanti orgasmi, uno dietro l’altro, quasi senza controllo, per 2 o 3 ore volate in un lampo, quella lingua diabolica, i suoi modi decisi. Non dormivo più la notte, sentivo il bisogno di risentire la sua lingua tra le mie gambe, ma, soprattutto, volevo continuare quello che avevamo iniziato che, sentivo, come un’opera incompiuta. Sembrerà assurdo, ma pensandoci poi, a mente fredda, era proprio questo il disegno ”criminoso” di Mauro. Insomma, alla fine ho ceduto,l’ho rivisto, iniziando una relazione, scatenata (non so come definirla), durata forse un paio di mesi, ma che mesi, se sono diventata così (troia), un po’ lo devo a Mauro. Per carità, non gliene faccio assolutamente una colpa, anzi, diciamo che è riuscito a tirare fuori, il peggio di me. Ci incontravamo sempre nel suo appartamentino, che usava quando si fermava a Roma, vicino a piazza Risorgimento, quindi a meno di un kilometro da casa mia. Io non avevo problemi a liberarmi, mio marito è spesso fuori città per lavoro, i figli abbastanza indipendenti e la ragazza rumena in casa mi dava un grosso aiuto.
Poi c’era sempre Francesca pronta a coprirmi le spalle, sono anche convinta che mio marito avesse altro (anzi altra) per la testa e non si accorgeva minimamente di come ero presa da questa relazione. Una sera (primavera dello scorso anno), arrivata a casa sua, dopo una lunga settimana di “astinenza” totale, anche mio marito era fuori città, ero particolarmente su di giri, con la voglia di scaricarmi. Mi ero vestita come al solito, come voleva lui, anche per stare in casa, molto sexy, vestitino leggero con spalline sottilissime, corto appena sopra le ginocchia con uno spacco laterale di un palmo, molto scollato, davanti e dietro, intimo di pezzo con reggiseno pushup (ahimè il mio seno, cominciava ad avere bisogno di un piccolo sostegno.:-)). Non indossavo calze, ai piedi (Mauro era esageratamente fissato con i miei piedi) avevo i soliti sandali con tacco vertiginoso. Non ero male.:-), quando mi vedeva mio marito vestita così, diceva sempre che ero in cerca di guai e che un eventuale violentatore non sarebbe stato condannato per le troppe circostanze attenuanti.:-). Quando sono entrata, sorpresa, Mauro non era solo, era in compagnia di un tizio (Andrea), un po’ più giovane di lui, credo sui 55 anni, brizzolato, carino, anche lui avvocato di Milano di passaggio a Roma per un paio di giorni. Sono rimasta delusa, pensavo ad una serata intima, alla solita cenetta romantica, preludio di un dopocena di puro, selvaggio sesso. Ho cercato di nascondere la mia delusione e ci siamo apprestati a cenare.
Andrea da subito ha cominciato con i complimenti abbastanza spinti, da mettermi quasi subito in leggero imbarazzo, dicendo a Mauro che era vero quando affermava che ero molto bella, raffinata e sexy. Ma è stato quando ha affermato che effettivamente avevo dei piedi molto sexy, che ho cominciato ad avere dubbi su cosa effettivamente, Mauro gli avesse raccontato di me. Il mio imbarazzo è aumentato quando ha fatto allusioni su me e Mauro e su mio marito all’oscuro delle serate (particolari) che mi concedevo, dicendo che invidiava Mauro per avere sottomano una vera donna, che sa come soddisfare un uomo. Insomma mi faceva capire che sapeva troppo. Ero incazzata con Mauro, lo fulminavo con lo sguardo, ma lo stronzo era chiaramente divertito e si pavoneggiava del fatto che io ero quasi un suo giocattolo, o almeno questo è quello che doveva apparire ad un osservatore esterno. In qualche modo abbiamo cenato, tra vino, allusioni, altri argomenti più leggeri, che devo confessare alla fine si è rivelata di una certa piacevolezza. Poi ci siamo trasferiti in salotto io e Mauro sul divano e Andrea su una poltrona di fronte. Impercettibilmente l’atmosfera si era trasformata, era più rilassata, intima, ero un po’ alticcia, ormai sapevo che Andrea sapeva tutto di me, non so descrivere esattamente cosa provavo, certamente ero lusingata del fatto di essere al centro delle attenzioni di due distinti uomini maturi, non ero più infastidita dalla corte sfacciata di un uomo, quasi sconosciuto, davanti al mio amante, che sembrava, più che indifferente, (ingenua, avrei realizzato che era tutta una trappola solo dopo) complice, con un marito e figli a casa che mi aspettavano.
Non mi curavo del fatto che seduta così, con la gonna risalita vergognosamente, davo spettacolo soprattutto ad Andrea seduto di fronte che continuava a farmi la radiografia. Nemmeno mi sono accorta di quando, tra una risata e l’altra, Mauro mi aveva appoggiato una mano sulla coscia nuda, mi rendevo soltanto conto, ad un certo punto che il lieve tocco era diventato una carezza, sempre più ampia dal ginocchio fin quasi all’inguine, lentamente, quasi con indifferenza mi aveva ulteriormente alzato la gonna. Ma con mia stessa sorpresa non ho reagito, non l’ho respinto, la mia natura trasgressiva la mia innata voglia di esplorare nuove frontiere, mi ha “costretta” a restare passiva, volevo vedere fino a che punto si sarebbe spinto Mauro.
Ero anche un po’ incredula, pensavo che alcune cose succedessero solo nei films e nella fantasia di voi maschietti sessuomani. Poi Mauro mi ha attirata a se con dolcezza e ha cominciato a baciarmi, ho risposto al bacio, non proprio casto, piacevolmente consapevole al pensiero che di fronte, Andrea avrebbe pagato per essere al posto di Mauro. Ho solo avuto un attimo di esitazione quando ho sentito una mano di Mauro che mi abbassava una spallina del vestito, ma la mia resistenza era debolissima. Ormai non potevo avere dubbi, Mauro non si sarebbe fermato, mi avrebbe presa davanti al suo amico, io non avrei avuto ne la forza ne la voglia di fermarlo. Questa era la mia doppia vita, forse non avrei mai più rivisto Andrea, ho pensato, che guardi pure. Ho realizzato che ero un lago, mi sono pure, stupidamente sorpresa a guardarmi in basso, timorosa di aver bagnato il divano. Intanto Mauro aveva tolto la sua lingua dalla mia bocca, ma solo per armeggiare con il mio reggiseno, potevo riprendere fiato, avevo i battiti a mille, sento una voce lontana (Andrea?) che mi sussurra quanto sono bella così eccitata. Non so dove è finito il mio reggiseno, ho il vestito arrotolato lungo i fianchi, Mauro si allontana un po’ per meglio mostrarmi al suo amico, ho i capezzoli che sembrano due chiodi, in un sussulto di stupido pudore, mi porto le mani sui seni, mi sento esposta come al mercato. Mauro riprende a scoparmi, letteralmente, (non trovo parola più adatta) la bocca con la sua lingua, mi stringe i seni.
Due mani afferrano una mia caviglia, ( ma le mani di Mauro sono sui miei seni) mi tolgono una scarpa poi l’altra, una bocca mi bacia un piede, il mio punto debole. Comincio a realizzare, stronzi, era tutto organizzato, si muovono in perfetta sincronia, quante altre volte lo avranno fatto? Ma che stupidi pensieri in quel momento, sono completamente in balia di due uomini, incapace ad oppormi al loro gioco perverso, già completamente in calore, pronta ad essere posseduta, pronta a dare tutto il piacere che pretenderanno e loro lo sanno, non hanno il minimo dubbio. Ma Andrea non deve essere un vero, autentico, feticista dei piedi, la sua è solo necessità tattica, un paio di veloci bacini di circostanza e poi sento la sua presenza tra le mie gambe che mi aveva dolcemente forzato ad allargare. I miei sensi sono allerta, cerco di capire, con scarso successo, la prossima mossa. Il bacio profondo di Mauro non mi consente di vedere Andrea laggiù tra le mie gambe, ormai mi aspetto delle mani che mi scostano le mutandine e la sua lingua sulla mia fighetta bollente.
Ma niente, non capisco, che fa lo stronzo, gli piacciono i miei slip di pizzo? Sta annusando il mio odore di cagna in calore? boohhh. So solo che mi sta, mi stanno facendo impazzire, se vogliono che li implori di scoparmi, va a finire che la avranno vinta. Che troia che sono.