sarà pur vero quello che hai detto. sarà pur vero che non hai voglia di fare niente. sarà pur vero che non vuoi scopare. ma questo movimento impercettibile in mezzo alle gambe l’ho visto… e penso che voglia dire qualcosa.
ti sei fatta spogliare, ti sei prestata a prendere due birre così, nuda, in modo che potessi guardarti cercare nel frigo. ti sei seduta sul letto, con la schiena appoggiata al muro, le gambe incrociate. la birra in una mano, la sigaretta nell’altra.
nudo, sdraiato davanti a te, la testa appoggiata sulle tue caviglie incrociate, la bocca a un palmo da te.
dimmi, chi ti guarda tra le gambe così da vicino, chi si sdraia davanti a te, di chi sono gli occhi che ti scrutano, che cercano i piccoli movimenti, che ti vogliono?
guardi la mia schiena, il mio culo.
fumiamo.
ti sei divertita l’altra sera vero? uscire con quegli amici ti piace sempre, soprattutto se ce lui. se puoi provocarlo, sentirti desiderata. non vuole altro, non cerca altro che avere da te quegli sguardi, quelle piccole provocazioni. i tuoi occhi che gli dicono non sai quanto sono brava a succhiare l’uccello, dovresti provarmi. sorridi compiaciuta. e compiaciuta metti la sigaretta in bocca e aspiri. non dici niente, ti piace ascoltare quello che ti dico di te, sai che ti conosco. ti guardo, guardo quei piccoli movimenti. guardo ma non tocco, desidero ma non lecco. voglio veder crescere la tua voglia. vedere come il desiderio ti prende e ti trascina con sé.
ora parli “siamo andati in quel locale che ti piace tanto. c’è sempre un’atmosfera particolare. non riesco mai a passare una serata lì senza che mi venga voglia di divertirmi”
mi avvicino con un dito, ti giro intorno, sento la tua pelle liscia, sfioro la depilazione perfetta. ti guardo, ti ascolto.
“non mi lasciava un attimo, mi è stato tutta la sera dietro, aveva davvero una gran voglia, me lo ha detto all’orecchio. sembrava un po’ alticcio..”
ti chiedo cosa hai fatto tu, come hai voluto continuare il tuo perverso gioco. come hai tenuto appeso a un filo chi voleva solo sentire il tuo calore.
mi sorridi ancora, chiudi gli occhi per una attimo. ti muovi come per sistemarti, per metterti più comoda. avvicini impercettibilmente la tua fica a me. vedo altri movimenti, sento il tuo odore. con il dito passo tra le tue labbra. senza mai entrare, voglio guardarti crescere. voglio guardare il tuo clitoride. la voglia.
“non gli ho detto niente, gli ho solo sorriso. siamo andati al bancone a prendere qualcosa da bere. si è messo dietro di me, appoggiato, mentre io ordinavo. mi parlava all’orecchio. non ricordo nemmeno cosa mi stesse dicendo. so soltanto che lo sentivo premere dietro di me”
lo vedo quanto hai voglia di sentire le mie labbra sulle tue. lo vedo che stai scoppiando. vedo quanto sei bagnata, eppure ti ho soltanto sfiorato. ti sto soltanto guardando. ti sto soltanto facendo desiderare di essere leccata, di avere la mia bocca per te, per il tuo piacere.
ma tu devi continuare “l’ho lasciato così per un po’, ho bevuto al bancone per farlo rimanere così qualche altro minuto. poi mi sono spostata e gli ho detto che volevo tornare dagli altri”
quanto riesci a essere stronza, a prenderti sempre quello che vuoi.
ora ti stai toccando i capezzoli, continua pure. ma non puoi scendere. giù ci sono io e decido io se farti godere o lasciarti così, con la voglia di sentire la mia bocca. continua, racconta, parla. prendi un tiro dalla mia sigaretta.
“poi siamo andati via, in macchina. eravamo in quattro e noi due ci siamo messi dietro. ho lasciato che si sedesse molto vicino a me, ho lasciato che la sua mano si poggiasse sulla mia gamba. ho lasciato che mi dicesse quanta voglia aveva di me. ho lasciato che la sua mano salisse sulla coscia, sotto la gonna. ho lasciato che toccasse le mie mutandine”
che fai, muovi le tue mani sempre più intensamente sul seno, avvicini il bacino alla mia bocca? non è ancora il momento per farti sentire la lingua. non puoi toccarti. come erano le tue mutandine?
“bagnate”
le ha sentite, avrà provato ad andare avanti. a sentire sotto il cotone.
“ho fermato la sua mano, eravamo arrivati qui, non si poteva andare oltre… gli ho sorriso, l’ho baciato sulle labbra e sono scesa”
lo so come lo hai guardato quando ti sei allontanata. lo so.
suona il tuo telefono, questa suoneria del cazzo che ti piace tanto. guardo io sul display. é lui, perfetto! “rispondi”. non vuoi, rispondo io, ti passo il telefono. voglio vederti soffrire. “ciao…bene, tu?”
ora sì che posso passare le mie labbra sulle tue, ora sì che posso leccarti. ora sì che posso sentire quanto è forte il tuo sapore adesso. quanto è gonfio il tuo clitoride. prendermelo tra le labbra, tirarlo, baciarlo, leccarlo. ma poi mi allontano ancora.
sei di poche parole, perché non gli rispondi per bene? non ce la fai? continua a parlare, chissà quante cazzate sta cercando di imbastire per sperare di scoparti. te lo dico sottovoce, ti faccio leggere le mie labbra vuole scoparti… ti piace farglielo credere, vero?
rispondi a monosillabi, gli dici che lo chiami più tardi. quando più tardi? dopo che avrai goduto? pensi di poter decidere quando godrai, quando raggiungerai l’orgasmo? non puoi. Non puoi decidere. rimani ancora al telefono.
non attacchi, continui a farlo parlare, chiudi gli occhi, ti mordi le labbra per non fargli sentire che stai trattenendo un orgasmo. riprendo tra le labbra il tuo clitoride, ancora sapore che mi entra nella bocca. trattieni il piacere ma vorresti farglielo sentire, vero?
“ti devo lasciare ora, ci sentiamo, ciao” chiudi il telefono, lo posi. prendi la mia testa la porti a te e la spingi tra le tue gambe. non vuoi mollarla, non vuoi più aspettare. ora puoi. sì, ora puoi.
lecco, succhio, bacio, gusto.
ti sento godere, spingi ancora sulla mia testa e godi, urli.
e poi rallenti, lasci la mia testa. riporti le tue mani su, sul seno. un massaggio delicato, adesso. respiri, appoggi la testa al muro.
il tuo sapore, adoro il tuo sapore.