Doubles
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Triangolo

Fantasie che si realizzano

Il desiderio mi venne leggendo l’Istoire d’O. Avevo scoperto il libro, mettendo a posto le cose di mio marito e avevo cominciato a leggerlo per curiosità. Mi eccitava l’idea di essere maneggiata ed usata da sconosciuti. E così pensai di prendere l’autobus, alla mattina, nell’ora di punta, nuda, con solo un leggero cappotto per coprirmi. Frugai fra le mie cose e trovai l’articolo adatto. Era un cappotto lungo fino alle caviglie, abbottonato fin sotto il mento e con uno spacco dietro che partiva dal sedere. Era l’ideale. Mi misi davanti allo specchio e mi spogliai. Guardai il mio corpo ancora attraente con attenzione : le mie tette erano grandi ma ancora sode, i fianchi larghi e morbidi e il sedere pronunciato e invitante. Mi girai e rigirai. Mi ero depilata attorno alla passera e si vedevano le mie grandi labbra piuttosto pronunciate che disegnavano la fessura. Nel complesso ero ancora seducente, nonostante avessi quarantacinque anni e pensavo che gli uomini non si sarebbero tirati indietro se avessero avuto l’occasione di poterci provare. Decisi però di cominciare per gradi.

Come prima volta, avrei omesso di mettere la sottana e le mutande, mentre mi sarei coperta di sopra. Indossai una camicia, un maglione, poi mi infilai un paio di calze autoreggenti e sopra il cappotto. L’effetto era perfetto: nessuno avrebbe sospettato quello che c’era sotto. Solo io lo sapevo e la cosa mi eccitava parecchio. Uscii di casa e mi diressi alla fermata dell’autobus. La giornata era mite, tuttavia avvertivo l’aria risalire lungo le mie gambe e accarezzare la mia passerina. Era una sensazione nuova che mi rendeva euforica. Alcuni uomini, fermi a chiacchierare, si voltarono al mio passaggio ed io per un attimo ebbi il timore che la spaccatura dietro si aprisse ma evidentemente mi sbagliavo perché dopo avermi guardata tornarono alle loro discussioni. Alla fermata dell’autobus c’erano diverse persone. Quando arrivò, il mezzo era strapieno, ma aprì ugualmente le porte. Alcuni passeggeri scesero dallo sportello posteriore ed io subito salii e mi incuneai nel punto più fitto.

Mi guardai attorno e notai un uomo, alto e grosso, che nei giorni precedenti mi aveva guardato spesso e così decisi che sarebbe stato lui la mia cavia. Con movimenti lenti e striscianti riuscii a portarmi vicino e gli voltai le spalle mettendomi col sedere contro il suo bacino. Finsi di essere sbattuta dalla folla e mi appoggiai contro di lui. Sentii che il suo pene si stava risvegliando e la cosa mi eccitò. L’uomo stava leggendo il giornale, ma quando si accorse della mia presenza, fece l’atto di riporlo nella borsa, davanti a lui e arrivò con la mano proprio contro il mio sedere. Io intanto fremevo: non vedevo l’ora che si decidesse a toccarmi. Infatti, con mia grande gioia, mentre cercava di mettere il giornale nella borsa strisciò con la mano contro una mia culata. Io spinsi indietro e mi accorsi che si era fermato, forse sorpreso dal mio atteggiamento. Io, nella ressa, finsi di farmi largo e sculettai contro la sua mano cercando di portarla vicino alla spaccatura del soprabito. Lui rimase fermo sconcertato, poi, si accorse dell’apertura e provò a toccarla. Incoraggiato dal fatto che io non mi muovevo, riuscì ad inserire un dito fra i lembi e toccò la mia pelle nuda! Ritirò immediatamente la mano di scatto mentre io sorridevo pensando all’imbarazzo in cui si trovava. Una donna in autobus, senza vestiti di sotto, penso fosse fuori dal mondo per lui. Intanto approfittai della ulteriore gente che era salita per stringermi ancora di più addosso. Sentii la mano ritornare sulla fessura e aprirla lentamente.

Questa volta si aiutò anche con l’altra. Mentre teneva fermo un lembo con una mano provò a inserire l’altra ed avvertì la pelle soffice e morbida del mio sedere. Oramai non aveva più dubbi! Quella donna che era davanti a lui, e che sembrava lasciare fare..era senza mutande! Lo sentii tossire ma non mi voltai, rimanendo immobile. Poi la sua mano, ritrovò la fessura e penetrò all’interno. Al contatto io rabbrividii e per tranquillizzarlo spinsi col sedere. Rinfrancato, lo sentii accarezzare il canalino del sedere e scendere verso la mia passera che era umida di umore. Allargai le gambe per agevolarlo e sentii il suo respiro farsi pesante. Mi passò la mano sotto le gambe prendendo fra le dita le mie labbra carnose e cominciò a muoverla avanti e indietro, cercando di inserirla nella fessura. Io allargai, per quanto possibile le gambe e lo sentii penetrare e cercare a tasto il grilletto. Lo trovò e cominciò a stuzzicarlo mentre io, mi muovevo appena appena, per fargli capire che mi piaceva e per non destare l’attenzione degli altri passeggeri. Guardavo le varie persone intorno, ignare del nostro gioco clandestino e sentivo il cuore battere all’impazzata…era fantastico! Il mio occasionale partner intanto continuava a masturbarmi e fu allora che io, senza guardarlo misi una mano dietro e sentii il suo membro, duro e rigido contro la stoffa. Cercai con la mano di prenderlo e mi accorsi che lui, si stava sbottonando i pantaloni. Poi la sua mano prese la mia e la portò su una cosa calda e morbida: il suo pene. Ero messa in una posizione scomoda e non riuscivo a prenderlo bene, ma non volevo voltarmi verso di lui… non ancora almeno. Sentii che lui si muoveva contro la mia mano ed allora mi spinsi oltre. Gli presi il pene e cercai di indirizzarlo nella fessura. Lui capì subito e con le mani aprì i lembi del mio cappotto ed appoggiò la sua cappella contro il mio buchetto. Io scossi il sedere leggermente cercando di farlo penetrare ma la posizione non era delle migliori ed inoltre non potevamo muoverci troppo. Comunque il solo sentirlo contro il mio sedere nudo mi eccitava moltissimo. Intanto lui aveva di nuovo infilato un dito nella mia fessura, tenendo il membro contro il mio buchetto e cercava di farmi un ditalino. Io sentivo montare l’orgasmo e strinsi le cosce per farglielo capire. Lui infatti accelerò i movimenti delle dita ed in breve venni così in piedi, bagnandolo col mio umore. L’autobus si stava fermando. Mi sfilai da lui e gli sussurrai, senza voltarmi – A domani… – Poi scesi.
Una volta scesa dall’autobus mi guardai attorno per vedere se era sceso anche l’uomo che mi aveva accarezzato ma ero sola. Attraversai la strada per prendere quello che mi avrebbe riportato a casa. Arrivò un bus a due piani. Salii al piano superiore: vidi che era quasi vuoto. Nei posti davanti c’era un uomo anziano, con gli occhiali, che leggeva il giornale. Presi dalla borsa un paio di grandi occhiali da sole e un libro e mi sedetti davanti a lui. Aprii leggermente il paltò lasciando intravvedere la mia passerina nuda, e mi misi a leggere. L’uomo voltò la pagina del giornale e mi gettò una rapida occhiata. Trasalì diventando rosso. Il suo sguardo era fisso fra le mie gambe. Si guardò attorno imbarazzato, poi si rimise a leggere. Io continuavo a guardare il libro. Aprii di più le gambe, ma solo un inezia per dargli la possibilità di assicurarsi che ero veramente senza mutande e senza gonna. Vidi attraverso le lenti oscurate che sbirciava di lato indeciso, poi ripiegò il giornale, si alzò e si sedette di fianco a me. Io continuavo a leggere, fingendo indifferenza. mentre dentro ero tesa ed eccitata al massimo. Mi guardò di traverso, poi appoggiò una mano sul mio ginocchio. Io non mi mossi. Lui diede un colpo di tosse, tolse la mano ed estrasse un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni asciugandosi la fronte. Vedendo che non reagivo mise di nuovo la mano sul mio ginocchio e scoprì un poco la gamba. Si accorse che ero nuda dalla cintola in giù eccetto le calze autoreggenti. Guardò le mie gambe bianche e lisce e inghiottì la saliva. Si asciugò la fronte poi cominciò ad accarezzare la coscia, mentre un filo di saliva appariva sulle sue labbra. Lentamente risalì fino alla mia pancia ed indugiò nel piccolissimo triangolo di pelo che avevo mantenuto come vezzo. Io sospirai senza alzare lo sguardo. Scese con la mano fra le gambe, arrivando a toccare la mia fessura che era umida e calda. Io aprii leggermente le gambe, continuando a leggere. Lui deglutì e mise la mano sulle mie grandi labbra, aprendole leggermente. Io spinsi in avanti col bacino invitandolo ad entrare. Lui insinuò un dito nella mia fessura, mentre posavo il libro e mi appoggiavo allo schienale. Cominciò a muovere il dito dentro la vagina mentre gli occhiali gli si appannavano. Era rosso in viso e temevo si sentisse male. Lo guardai , sorrisi e col braccio lo invitai ad avvicinare il suo viso al mio sesso. Si piegò verso la mia passerina e ne odorò il profumo. Poi si alzò e si mise in ginocchio davanti a me, aprendomi le gambe e rimirando lo spettacolo che mai avrebbe pensato di vedere. Le labbra rosee e calde erano lì davanti a lui che lo invitavano ad entrare nello scrigno. Delicatamente si chinò mentre con le dita esplorava il condotto umido e morbido. Si tolse gli occhiali e cercò il piccolo promontorio da succhiare. Lo trovò e con la lingua comincia leccarlo mentre con le dita penetrava nella vagina. Io cominciai a mugolare sotto il suo massaggio e in breve ebbi un orgasmo bagnandogli la bocca. Lui si asciugò con la mano e cercò il mio seno.

Lo fermai e lo invitai a sedersi. Quando fu seduto, mi inginocchiai davanti a lui, gli aprii i pantaloni ed estrassi un membro grosso e duro. Mi alzai il maglioncino ed aprii la camicia mostrandogli il mio petto generoso. Presi il suo pene e lo avvolsi con le mie grandi tette e cominciai a stimolarlo. L’uomo chiuse gli occhi e cominciò a gemere. Per fortuna il bus andava al deposito e non saliva nessuno. Dopo averlo manipolato per un certo tempo mi accorsi che aveva delle contrazioni, poi un fiotto di sperma caldo mi bagnò i capezzoli e le tette. Spalmai il tutto sul mio seno, poi, senza dire una parola, richiusi la camicia, abbassai il maglione, richiusi il cappotto, detti un bacio all’uomo che mi guardava annichilito e scesi al piano terra. Suonai e alla prima fermata scesi. Ero vicino a casa e così rientrai ed andai a farmi una doccia. Guardai l’orologio : erano le nove. Mio marito era in una filiale di provincia ed ero sola. Potevo tentare qualcosa prima di mezzogiorno. Mi profumai con cura, poi decisi di provare il massimo: uscire nuda. Presi il cappotto e lo indossai. La stoffa sul petto e sul sedere mi faceva uno strano effetto strusciando contro la pelle. Aprii cautamente l’uscio di casa ed uscii sul pianerottolo. Un condomino scendeva le scale e mi lanciò un’occhiata: rabbrividii pensando a quello che sarebbe potuto accadere se avesse saputo che ero completamente nuda. Scesi le scale ed uscii. La giornata era mite, come ho detto, ma provai ugualmente un brivido a sentire l’aria lambire tutte le parti del mio corpo. Mi incamminai verso il parco. Le panchine erano tutte vuote. Ne cercai una molto riparata e sedetti agitata. Cosa mi avrebbe riservato il destino? Mi guardai attorno: lontano c’era una donna con un bimbo piccolo. Più vicino, due giovani stavano giocando a pallone. Erano abbastanza grandi e forse avevano marinato la scuola. Infatti quello in porta aveva segnato i limiti con due zaini. Uno era in porta e l’altro calciava i rigori. Ad un tratto il pallone arrivò vicino ai miei piedi. Quello che era in porta corse a raccoglierlo, forse temendo una sgridata. Quando si chinò io aprii le gambe, guardandolo attraverso gli occhiali da sole. Mentre si sollevava vide la mia passerina scoperta ed ebbe uno scatto. Si abbassò di nuovo per essere sicuro, poi corse verso l’amico. Io osservavo la scena con trepidazione: cosa avrebbero fatto?. Vidi che parlottavano fra di loro. Quello che mi aveva visto si agitava mentre l’altro lo guardava scettico. Il primo prese il pallone e lo lanciò verso di me invitando l’amico ad andarlo a prendere. Il secondo ragazzo si avvicinò lentamente, poi quando mi fu vicino, raccolse il pallone e mi guardò. Io avevo le gambe strette e il paltò ben disposto sulle ginocchia. Sembrò deluso, e si allontanò mentre io sorridevo. Quando furono uno davanti all’altro, parlarono a lungo e quasi litigarono, poi ripresero a giocare. Io li osservavo. Il pallone ritornò dalle mie parti. Mentre il portiere si avvicinava estrassi un biglietto da visita di mio marito ed attesi. Quando il giovane mi fu vicino, mi alzai, aprii un attimo il paltò senza farmi vedere dall’altro e gli mostrai il mio corpo senza veli. Il giovane rimase bloccato a mezz’aria, col pallone in mano e gli occhi sbarrati. Gli sussurrai indicando il biglietto -Vi aspetto fra cinque minuti….tutto gratis… – terminai, allontanandomi. Giunta ad una certa distanza mi voltai e lo vidi fermo nella stessa posizione a guardarmi. Mi allontanai rapida e rientrai. Mi chiusi la porta alle spalle e respirai profondamente.

La situazione mi aveva preso la mano ma il desiderio di continuare era grande. Da un lato sperai che non venissero , dall’altro lo desideravo. Mentre stavo facendo questi ragionamenti sentii suonare alla porta. Feci un salto e mi sentii mancare. Andai ad aprire e vidi i due ragazzi. Senza parlare li invitai ad entrare. Una volta dentro, aprii il paltò. Vidi i due ragazzi trasalire, il loro sguardo accendersi e scambiarsi occhiate di incoraggiamento – Mamma mia – disse uno toccando le mie mammelle – quanta grazia signora…e questa passera così invitante… – Io lasciai cadere il paltò e lo abbracciai. L’altro intanto si era messo dietro di me e mi palpava il sedere. Portai le mani sui pantaloni di quello davanti e li slacciai – Fatemi vedere i vostri gioielli… – Il giovane si calò rapido le mutande e mi mostrò un membro di dimensioni ragguardevoli, duro e rosso. Il secondo ragazzo appena vide la scena, si aprì i pantaloni ed estrasse il suo. Io li presi in mano entrambi e mi chinai per baciarli. I due ragazzi intanto mi accarezzavano le tette e mi toccavano dappertutto. Erano in preda ad una grande eccitazione e ridevano nervosamente. Dopo averli succhiati un poco, dissi a quello che mi aveva palpato il sedere – In quel mobile c’è della vasellina, ungimi un poco… – Poi mi alzai e preso il pene del più grande lo infilai fra le gambe. Il ragazzo mi penetrò con un colpo mentre l’altro dopo avermi unto per bene mi infilò il suo membro nel buchetto del sedere. Mi presero per i fianchi e cominciarono a sbattermi avanti e indietro con forza. Io non avevo mai provato una esperienza simile e mi beavo del piacere che il mio corpo provava da questa doppia penetrazione. I due giovani furono molto bravi perché continuarono a lungo mentre io passavo da un orgasmo all’altro. Alla fine prima l’uno, poi l’altro mi riversarono il loro seme nella vagina e nell’intestino fermandosi ansanti. Io ero esausta e dovetti sedere, mentre li ripulivo. Li salutai con un bacio e lasciai loro il biglietto da visita – Quando volete – dissi stanca e appagata potete telefonarmi.

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