Il messaggio mi era arrivato sul telefonino, poche parole, “Vestiti sexy”, l’ora e un indirizzo e mi ero sentita il cuore battere dall’emozione, Alfredo stava per stupirmi ancora!
Scelsi con cura il vestito da indossare, sapevo che quando diceva di vestirmi sexy voleva che lo fossi in modo totale, conturbante, da far perdere la testa; scartai uno alla volta gli abiti, le gonne, le magliette, niente mi sembrava adatto per la serata. Poi finalmente vidi appeso nell’armadio il vestitino che avevo indossato solo una volta e poi scartato perché mi era sembrato troppo sfacciatamente sexy: era in stretch di velluto nero, un tubino che mi aderiva alla pelle come un guanto, con due sottili spalline di strass e segnava le mie curve senza lasciare troppo all’immaginazione. Ora che avevo deciso, dovevo trovare la biancheria intima adatta, doveva essere leggera da non segnare, da non essere vista….alla fine optai per un corpetto di pizzo rosa confetto e i tanga abbinati, calze autoreggenti velate e un paio di scarpe col cinturino alla caviglia e il tacco alto e sottile, di vernice nera. Trucco leggero, a parte gli occhi segnati con l’ombretto fumè e un rossetto chiaro, tutta l’attenzione doveva essere sul vestito, sul corpo. E quando mi guardai allo specchio fui soddisfatta, ero terribilmente sexy, invitante, misteriosa….all’ultimo momento legai i capelli dietro lasciando il viso libero, ci avrebbe pensato Alfredo a scioglierli, ne ero certa!
Indossai un soprabito di seta pesante nero, presi la borsettina ornata di strass e scesi, il taxi che avevo chiamato mi stava già aspettando. Il tragitto non fu molto lungo e quando la macchina si fermò davanti ad un portoncino rosso cupo nel cuore della città vecchia mi sentii il cuore aumentare i battiti, Alfredo era dietro quella porta che mi aspettava!
Infatti appena bussai la porta si aprì e un giovane cameriere mi salutò con un sorriso e mi invitò a seguirlo in quello che sembrava un ristorante; pochi tavoli, poca gente, candele sui tavoli, brusio discreto, personale che andava e veniva quasi scivolando tra i tavoli ma la mia guida si avviò verso un corridoio poco illuminato dove si aprivano dei separè, quasi tutti con delle tendine tirate, dai quali provenivano risate, rumori, gemiti inequivocabili…… davanti ad uno dei separè il giovane tirò la tendina e mi invitò ad entrare; Alfredo, in giacca e cravatta, mi accolse venendomi vicino e baciandomi sulle guance.
– Sabrina, tesoro, sei divina!
Lo sapevo ma mi faceva piacere sentirglielo dire.
– E tu sei imprevedibile, come al solito! Cos’è questo posto?
Lui rise, aveva un sorriso luminoso, affascinante, era una delle cose che mi avevano attirato fin dal primo momento che lo avevo conosciuto, il sorriso e il suo potere di stupirmi, sempre e comunque. Mi aiutò a togliere il soprabito che consegnò al cameriere che poi chiese.
– Posso portare la cena?
Alfredo confermò, facendomi sedere sul divanetto che prendeva un angolo del separè e sedendo a sua volta vicinissimo a me, davanti ad un tavolo imbandito dove una lampada rosata faceva un alone intimo e caldo.
– Sì, certo, assieme agli aperitivi che ho già ordinato.
Poi si rivolse a me, prendendomi una mano e baciandola dolcemente.
– Sabrina, amore mio, questo posto, come dici tu, è un ristorante…un ristorante un po’ speciale….dove si mangia benissimo e…si gioca!
– Si gioca?! Come un casinò??
Alfredo rise, la sua mano che mi accarezzava la schiena, scendeva fino sui glutei, morbida, vogliosa.
– No, tesoro…qui si fanno giochi…di coppia! Intanto dimmi che mi ami…
Forse cominciavo a capire, così gli risposi sottovoce.
– Lo sai che ti amo da impazzire…
Lui rispose sullo stesso tono, la sua bocca che mi sfiorava il collo.
– Dimostramelo….
Attesi che le sue labbra arrivassero alle mie e le dischiusi, accogliendo la sua lingua calda con un breve sospiro, i suoi baci erano come penetrazioni d’amore, sensuali e dolcissimi. Stavamo baciandoci quando il cameriere entrò con un carrello e io mi tirai indietro un po’ impacciata; il giovane ci sorrise.
– Se avete bisogno di qualcosa….il campanello è accanto al tavolo.
Alfredo rispose sorridendo anche lui.
– Non credo che avremo bisogno di nulla, abbiamo tutto quello che ci occorre, mi pare!
– Buona serata, signori…
Uscì, tirò la tendina e Alfredo mi guardò.
– Bene, ora siamo soli….io e te e nessun altro…
Non capivo bene o forse avevo paura di capire.
– Cosa…cosa intendi dire?
Lui si alzò, si tolse la giacca, la cravatta, sbottonò la camicia, gli occhi gli ridevano.
– Intanto mi metto un po’ comodo. Poi mangiamo perché ho fame. E poi..si vedrà…
Mi rilassai, con lui non avevo mai paura di nulla ed era un’altra delle cose che me lo faceva amare così intensamente. Cominciammo a cenare, Alfredo mi stava talmente vicino che faticavo a muovermi ma lui rideva, mi baciava, mi accarezzava, le mani che si facevano sempre più ardite, si infilavano nella scollatura, mi toccavano le cosce sollevando il vestito di stretch che sembrava scivolare via sotto i suoi attacchi. Il cibo era delizioso ma cominciavo a non sentire più molto i sapori, coinvolta da quello strano gioco di carezze che mi stavano incendiando il corpo. Anche le mie mani cominciarono ad accarezzare il petto di Alfredo, nudo sotto la camicia sbottonata e lui mi attirò verso di sé facendomi posare la guancia sulla sua pelle, la voce appena un sussurro.
– Mi piace sentirti abbandonata su di me.
Mugolai una risposta mentre lui mi faceva scendere le spalline del vestito e mi baciava le spalle nude.
– Anche a me piace abbandonarmi su di te.
– Allora continua, amor mio….lasciati andare….
La sua mano tirava giù dolcemente il vestito lasciandomi col corpetto rosa e Alfredo fece una breve esclamazione.
– E’ adorabile questo corpetto! Peccato toglierlo!
Risi, euforica.
– E tu non toglierlo!
Lui scosse appena il capo.
. Ah, ma devo toglierlo! Altrimenti come faccio a vedere e baciare i tuoi splendidi seni?
Guardai apprensiva la tendina tirata.
– Ma…..se entra qualcuno? Se torna il cameriere?
Alfredo mi chiuse la bocca con un bacio mentre slacciava i gancetti del corpetto e lo lasciava scivolare a terra.
– E’ questo il bello, amor mio….
Cominciavo a capire il gioco….fare all’amore in un separè, in balia degli eventi del momento…forse qualcuno che passando apriva le tendine o il cameriere che entrava…e mi sentii dei brividi di eccitazione mentre Alfredo scendeva con le labbra a prendermi in bocca i capezzoli e a titillarli con la lingua.
– Sei pazzo!
Lui rise, spingendomi contro la spalliera del divanetto.
– Sì, tesoro, lo so! Ma tu adori le mie pazzie!
Era vero e mi lasciai andare con un sospiro. Ora la sua bocca mi copriva di baci, di piccoli morsi e mi sentivo morire dal piacere che mi stava facendo provare; con mosse sapienti lui fece scendere il vestito fino alle caviglie e poi si dedicò completamente ai miei tanga che nel giro di qualche minuto finirono a terra, assieme ai suoi indumenti. Eravamo nudi, avvinghiati su quel divanetto, baciandoci e fremendo, il tavolino scostato in un angolo, il suo viso affondato su di me, la sua lingua che mi provocava languori e sussulti. Con gesti sicuri lui mi fece sedere sulle sue ginocchia attirandomi verso di sé, baciandomi i seni e fu con un brivido di infinito piacere che lo sentii penetrarmi in un sol colpo, affondando dentro di me. Feci un gemito di piacere e lui mi morse appena un capezzolo.
– Ti piace così, amore?
Oh se mi piaceva!!!! Non mi importava più che entrasse qualcuno, il fremito che sentivo sulla pelle, dentro tutta me stessa valeva bene il fatto che potessero vederci, sentirci….lasciai che Alfredo mi possedesse completamente, totalmente, sfiancandomi con le sue spinte poderose, mentre mi teneva per la vita, mi pizzicava i glutei, mi baciava dappertutto dove riusciva ad arrivare. Giunsi al culmine con un piccolo grido subito soffocato dalla sua bocca mentre anche lui si lasciava andare con un sospiro di intensa soddisfazione e poi restammo abbracciati, ansanti, un bicchiere si era rovesciato, la lampada rosata illuminava i nostri corpi nudi facendo luccicare il velo di sudore che ci copriva. Alfredo mi morse appena il lobo di un orecchio.
– Che ne dici di rivestirti, mia adorata?
Lo provocai, civettuola.
– Perché non mi aiuti?
Lui rise scostandomi deciso.
– Perché se ti tocco ancora, ricomincio! Su, da brava, voglio mangiare anche il dessert!
Ci rivestimmo in fretta, mi sembrava quasi impossibile che avessimo davvero fatto all’amore su quello stretto divanetto, in quel separè diviso solo da una tendina verde dal resto del ristorante. Alfredo scelse dei dolcetti da un piatto sul carrello e me li mise in bocca, tenero.
– Senti che buono questo…cioccolato fondente…
Leccai le sue labbra voluttuosamente e lui fece un sospiro.
– Mi stai provocando, Sabrina?
Sorrisi alzando il calice di spumante.
– Tu cosa dici?
Lui finse di arrabbiarsi.
– Vuoi che ti sculacci? Lo farò, se insisti! Ma non qui….
Il cameriere entrò in quel momento, forse era sempre stato appena fuori…
– E’ stato tutto di vostro gradimento, signori? Posso portare il conto?
Alfredo sorrise, guardandomi.
– Sì, credo che la signora abbia gradito molto la cena, vero tesoro?
Confermai.
– Cena deliziosa, cibo squisito e vino ottimo, sì.
Il cameriere annuì compiaciuto.
– Sì, in effetti i nostri clienti sono sempre soddisfatti e ritornano spesso.
Alfredo mi strizzò appena un occhio.
– Magari torneremo anche noi!
Mezz’ora dopo eravamo fuori e rabbrividii nel leggero soprabito di seta. Alfredo mi passò un braccio dietro le spalle e mi strinse con passione sussurrando.
– Che ne dici, ce ne andiamo a proseguire la serata a casa?
Mi appoggiai a lui seguendolo verso il parcheggio e la sua macchina.
– Sì, tesoro, non vedo l’ora di essere sul nostro bel letto….
Lui fece una risatina.
– Non vedo l’ora di toglierti di nuovo quel bellissimo corpetto rosa! E quei tanga, poi….quasi osceni! Dove li hai scovati?
Risi divertita.
– Me li hai regalati tu, tesoro, non ricordi? Quando eravamo ancora fidanzati, per un San Valentino!
Mio marito rise con me.
– Ero già così innamorato di te? Avevo così voglia di te?
Ci incamminammo tenendoci stretti, parlando sottovoce, il nostro letto matrimoniale ci aspettava e noi sapevamo come renderlo infuocato. Perché da quando ci eravamo sposati, un anno prima, lui riusciva sempre a stupirmi, ad accendermi di desiderio, a farmi impazzire, a sciogliermi tra le sue braccia, a continuare a conquistarmi ogni giorno. E io mi abbandonavo alle sue fantasie più ardite, ritrovando ogni momento l’uomo che adoravo e che avevo sposato per amore, un amore travolgente che mi portava persino in un separè di un ristorante un po’ particolare dove fare all’amore quasi in pubblico! Ma col mio Alfredo sarei andata dovunque, perché mi fidavo ciecamente di lui e sapevo di poterlo fare.
In macchina lui mi posò una mano su una coscia, sorridendomi.
– Non so se resisto fino a casa……
Sorrisi avvicinandomi a lui.
– Guida in fretta, allora….
Non vedevo l’ora di essere di nuovo sua, di sentirlo ancora impossessarsi di me, farmi diventare tutt’uno col suo corpo, le nostre menti erano già unite da sempre, per sempre…

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