Rieccomi: non mi facevo viva da un pezzo e in effetti una “pausa erotica” c’è stata. Solo fatti positivi, per fortuna!
Anche se fuori tema in un racconto erotico, gli avvenimenti essenziali ve li devo raccontare. Anche quelli fanno parte della mia vita e servono soprattutto a farvi capire che sono una di voi, o perlomeno una che vive come voi tra di voi.
Bene: ho passato delle bellissime vacanza estive. Noi due, innamoratissimi come in luna di miele, anzi meglio (meno stanchi e meno sotto pressione che allora).
Poi, a settembre, la battaglia decisiva riguardante il mio lavoro. Non potete neanche immaginare la soddisfazione che ho provato sbaragliando i colleghi che mi snobbavano in quanto donna. C’era chi voleva farmi passare come “la segretaria del capo” … e probabilmente ci sarebbe pure riuscito se non ci fosse stato l’imprevisto che “il capo” è passato di punto in bianco alla concorrenza (e di fatto io l’ho sostituito). Insomma, in direzione si sono accorti che io le cose le mandavo avanti meglio del mio predecessore e gli costavo di meno (per ora, eh eh) … così mi hanno confermata “capo”.
Ve lo dovevo dire, sono troppo contenta !!!
Relax estivo e vittoria sul lavoro hanno risvegliato … l’eros. La scintilla è stata la comparsa di un corteggiatore tra i miei collaboratori. Giovanissimo, libero, spudorato, disarmante. Per la prima volta in una posizione nettamente dominante, mi sono divertita a giocarci come il gatto col topo. Me lo sono anche portato in giro (per ragioni di lavoro) e ha avuto occasione di provarci “in concreto” quando ho fermato l’auto aziendale in un posticino tranquillo per chiarire il nostro rapporto.
E’ stato molto eccitante parlarci, anzi, “farlo parlare” e chiedergli se si rendeva conto che ero il suo capo, che ero sposata, domandargli perché gli piacevo, che cosa voleva da me e se si trattava solo di sesso, perché proprio con me … insomma alla fine gli ho fatto capire che purtroppo, “per ragioni di lavoro”, una storia tra di noi era impossibile …
Forse i signori maschi non colgono del tutto il lato erotico di questo episodio, ma le “lei” sicuramente adesso hanno un leggero “sogghigno” dipinto sulle labbra.
Comunque la scintilla è stata che ho raccontato tutto a Gio … e lui ha ricominciato a scavare nella zona buia della mia sessualità. Lui ormai coglie sempre nel segno e ho dovuto ammettere che con quel ragazzo non era successo niente solo perché ho giocato nella parte “illuminata” del campo, cioè in quella parte “razionale” che conosco e che adesso so controllare con tanta sicurezza anche grazie ai miei recenti successi sul lavoro.
Il mio lato oscuro?
Ormai lo conoscete: è un mix di esuberanza ormonale e tendenze masochiste. Perfino la formula chimica del mio piacere è un misto di endorfina e adrenalina, cioè di piacere e di paura. Non credo che in me ci sia stata una predeterminazione precisa. Le mie tendenze avrebbero potuto svilupparsi in varie direzioni, ma il caso ha voluto che in me siano cresciute attorno al sesso anale: mi riferisco ai rapporti che ho avuto quando ero ancora vergine “davanti” e a quella “maledetta” storia multipla in Sardegna”. Se non avessi incontrato Gio, probabilmente avrei seppellito da qualche parte i miei peccati di gioventù, e lui senza di me non avrebbe mai scoperto il legame profondo che lega “padrone e schiava” in un inscindibile rapporto di simbiosi.
Tornerei indietro? … non ci penso nemmeno!
Adesso (lo sapete) il sesso anale l’ho già fatto con diversi partner “selezionati” perché ben dotati. Soprattutto i parecchi rapporti avuti con Lele, il suo sperma caldo, così denso e abbondante che poi per tante notti mi è mancato e mio malgrado ho desiderato, il fatto che per me le recenti esperienze siano state “rapporti con sconosciuti” … beh, tutti questi sono stati fatti concreti che hanno lasciato un’impronta … non solo psicologia, anche fisica.
Per me non è stata solo trasgressione … ma benzina gettata sul fuoco dei miei sensi di colpa ai quali non saprei e non potrei mai rinunciare. Del resto mi affido alla volontà di Gio e ho bisogno di lui proprio perché lui “infierisca” … non so se riuscite a capirmi.
Ah, sì, sopra ho usato il termine “padrone-schiava” anche se il rapporto tra Gio e me esce abbastanza dai “canoni” SM … è solo una etichetta che ho adattato per farmi capire.
Beh, con questo “cappello” spero che almeno una parte di voi riesca ad entrare nelle mie “stanze buie” e a trovare la chiave di lettura della “gang perfetta”.
La settimana che precede un “appuntamento” mi vede sempre molto agitata: vengono a galla dubbi e indecisioni … che però appartengono a quel genere di paure senza le quali la trasgressione non riesce ad attirarmi nei suoi vortici oscuri.
Questa volta le mie paure sono più che giustificate dai ragionamenti che Gio mi aveva fatto nelle settimane precedenti … lui non è uno che si accontenta dei compromessi. Conosco solo la data e l’ora dell’appuntamento … tutto il resto è top-secret.
Comunque non ho bisogno di “ordini precisi” … so come essere fisicamente pronta a questo genere di incontri … non è il caso che scenda nei dettagli.
Questa volta però non conosco nemmeno l’abbigliamento che dovrò indossare: esco di casa in abiti non appariscenti e so che il cambio di “look” avverrà durante il trasferimento. Mi meraviglio invece di essere ancora “in abiti civili” quando incontriamo il gruppo.
Siamo a Ferrara e, dal momento che sono solo in due, è evidente che si tratta di una “delegazione”. Due stazze da body-gard, simpatici anche se poco loquaci: uno sale in macchina con noi, l’altro ci precede con un pick-up.
Una decina di minuti in direzione periferia, poi ci fermiamo davanti ad un bar dall’aspetto decisamente squalliduccio … il che mi preoccupa, perché evidentemente non è una mossa casuale. Gio tira fuori dal baule una borsa di carta: ho capito, è l’abbigliamento che dovrò indossare.
Entriamo scortati dai due della delegazione: barista “untuoso” e cinque-sei avventori habituè che di bicchieri ne devono aver già bevuti diversi. Mi viene consegnata la borsa e un biglietto di istruzioni.
Gulp, il bagno è dietro una porticina sgangherata e proprio davanti ci sono gli avventori che mi puntano come se fossi una marziana. Passo tra i loro fiati, entro e accendo l’orrida luce al neon … azzzz, non c’è neanche la chiave, solo uno striminzito gancetto che agganciato lascia una fessura tra la porta e lo stipite. Di fronte c’è il cesso (il vocabolo rende l’idea) … impossibile cambiarmi dentro a quella zozzeria: dovrò farlo qui nello sgabuzzino, dietro a questa porta che non chiude bene.
Leggo le istruzioni:
spogliati COMPLETAMENTE NUDA e indossa quello che trovi nella borsa
… e lì ci trovo soltanto un paio di scarpe volgarotte con kilometrico tacco in plexiglass … più uno straccetto nero semitrasparente. Stop, nient’altro!
Eseguo gli ordini con le mani che mi tremano … Gio bastardo, Gio bastardo tu lo sai che non so resistere a questo tipo di “cattiverie” … l’umiliazione che provo mi brucia le guance e mi attira nel suo vortice. Comunque il coraggio di uscire così conciata non riesco a trovarlo … busso alla porta e chiamo Gio accostando le labbra alla fessura. Fortunatamente lui ha tutte le antenne alzate e lo sento dietro la porta
Sono io, apri!
Apro nascondendo le mie parti intime con la borsa di carta … acc, ho tutti gli occhi addosso!! Peggio di così la mia richiesta di aiuto non poteva andare … anzi no, il peggio arriva quando Gio mi porta via dalle mani la borsa di carta e se ne esce con una delle sue classiche frasi “devastanti”:
Che gnokkka, fatti vedere !!!
OK, non posso tirarmi indietro col rischio che a qualcuno venga in mente di “salvarmi” chiamando il 118! Per evitare guai devo dimostrarmi chiaramente consenziente … anche perché a quel punto, lo giuro, non ho la minima voglia di essere salvata. Trattengo il respiro e faccio una piroetta nonostante i trampoli in plexiglass … ma per non stramazzare concludo i 360° con una gamba di qua e una di là … e d’istinto gioco la carta dell’aggressività: voilà! Alzo l’orlo dello straccetto (peraltro già trasparente all’eccesso), ben decisa a sconfinare nell’osceno in modo da bloccare qualsiasi iniziativa degli astanti.
Il contropiede funziona quasi sempre e arrivo al bancone senza rimediare neanche una palpata … solo che quelli si riprendono e tornano ad assediarmi con la scusa di offrirmi da bere … (cazzo … qui tutti vogliono offrire da bere per tutti!). OK, accetto un giro di sauvignon e poi, con qualche gomitata e un pugno nello stomaco a uno della mia “scorta”, riesco a guadagnare l’uscita. Ridiamo come matti, io nervosamente, tesa come un violino, loro di gusto … di un gusto molto “grasso”, tutti e quattro nella nostra macchina.
Tra risate e commenti, i due body-gard però le mani le allungano, eccome … e le loro dita fanno pure un sondaggio interno per valutare il mio grado di ebollizione. Divento improvvisamente seria e mi vergogno di ansimare già in modo “sonoro”.
Di malavoglia il tizio del pick-up torna sul suo mezzo e si riparte …
Non so come cavolo fanno ad orientarsi in quel dedalo di strade che è la bassa ferrarese … ah, si, che stupida, il GPS !!
Arriviamo: cancello in tubi di ferro e rete metallica, aia e casa colonica. Fuori mi sembra brutta , ma dentro l’atmosfera non è male … il cuore mi batte a 1000, ma ripensandoci, adesso sono in grado di dirvi che si trattava di una buona ristrutturazione.
La musica non è il solito bum-bum fastidioso, le luci sono soffuse e il gruppo … hem, non ho la freddezza di contarli, ma certo è che … brrr, sono una bella squadra!
Non mi saltano subito addosso, anzi, ostentano una certa indifferenza al fatto che sono più nuda che seminuda. Altro drink, lo bevo in fretta, pur sapendo che così, a stomaco praticamente vuoto (e con la mia incapacità di reggere l’alcool) divento pericolosa per me stessa e uno spasso per gli altri.
Finalmente interrompono l’imbarazzo dell’attesa: mi sfilano lo straccetto che vola non so dove e balliamo in tre in mezzo alla tavernetta. Quello che mi sta dietro si presenta tenendomi le mani sulle tette e sussurrandomi il suo “nik” all’orecchio. Quello davanti forse non sa dove mettermele … fa un giro panoramico di palpeggiamenti, non si presenta ma in compenso mi assicura di avercelo bello grande … forse si aspetta che sia io a slacciargli i pantaloni …
… col cavolo, non mi piace prendere l’iniziativa, non posso farci niente, mi basta che uno sia indeciso per diventare uno stoccafisso. Il mio “blocco” improvviso infastidisce Gio: sotto sotto ha sempre il timore di essere lui a bloccare la troia che c’è in me. Confabula con quello che sembra il padrone di casa, poi velocemente liberano il tavolo dal buffet e mi ci stendono sopra ostentando “maniere forti”. Mi allungano le braccia sopra la testa, mi allargano le gambe, ma inizialmente ci vanno cauti, cercano conferme nei miei occhi e dal mio respiro … mi sparano domande a bruciapelo, della serie
Ti piace esse trattata da troia, vero ?!!
Ve lo giuro, non faccio commedie, non recito “ad arte” il ruolo della vittima e cerco perfino di nascondere il montare della mia eccitazione … però loro ottengono le conferme di ciò che sicuramente Gio aveva anticipato su di me, cioè che mi piaccono le maniere spicce. Tutto il gruppo si sente ingrifato dalla piega che sta prendendo l’incontro.
Ormai queste per me sono sensazioni palpabili che riconosco immediatamente: da ragazza le ho provate in Sardegna e qualche campanello d’allarme l’avevo già sentito “da vergine” quando ho avuto i miei primi rapporti anali con quel tipo di Milano, al mare, vi ricordate? Bene, questo tipo di eccitazione-paura io l’ho conosciuto come “singola” e vi giuro che l’ho sempre considerato un fatto legato proprio al mio stato di singola … mai e poi mai avrei pensato di poter condividere questa mia “debolezza” con un compagno di vita.
Scusate, riprendo il racconto.
Insomma, volano in giro anche gli abiti maschili e mi rendo subito conto che si tratta di un gruppo selezionato in base alle misure del pene … e forse vi deluderò, ma, insomma, a volte il troppo preoccupa molto ed eccita meno … comunque gli “strumenti” non li usano subito: forse per loro è più eccitante farmeli desiderare.
Ancora non li ho inquadrati tutti che già riconosco l’immancabile “fetente” del gruppo: le sue dita sono cattive … pizzicano i capezzoli e mi entrano in modo sgarbato. Lo fa cercando di non essere notato né dai suoi compari né dal mio uomo … e capisco perfettamente che i suoi messaggi sono diretti solo a me. Non posso farci niente, mi sento attratta da lui, e lui mi guarda dritto negli occhi quando me lo mette in bocca con la mano destra e mi stringe i capelli nel pugno sinistro. Normalmente non sopporto che mi si tirino i capelli, perdipù mi sta facendo male, eppure non fiato … annebbiata di lacrime anch’io lo fisso negli occhi e lascio che mi scopi nella bocca.
Faccio fatica a mettere in ordine i fatti … so che nel frattempo “qualcuno” ha cominciato a scoparmi anche nella vagina … ma sono troppo “distratta”. La troia dentro di me chiede lo sperma nella bocca … non cerco un pompino qualsiasi, ma smorfie, rantoli e … quel torrente caldo che rompe tutti gli argini quando un animale-maschio è eccitato allo spasimo.
Strano come in certi momenti “sparisca” tutto quello che ti sta attorno … (mi ricordo bene). Il torrente in parte lo devo mandare giù e in parte finisce sul tavolo dopo che lo sento scorrere lungo guance, mento e collo. Solo a questo punto mi rendo conto di avere attorno un muro di maschi nudi. Il fetente, soddisfatto ma pur sempre fetente, mi butta un asciugamano come per dirmi “pulisciti” che tocca ai miei amici.
Sorry, lo sperma non me lo pulisco mai anche se ho il faccino da ragazza pulita… con me non si fanno “turni” e non passa l’impresa di pulizie tra un turno e l’altro. Ero abbastanza ubriaca di alcool e adesso lo sono anche di sborra, sotto a chi tocca, prendere o lasciare. Il tipo che mi scopa lascia il suo posto ad un altro. Peggio per lui, penso, invece quello si toglie il profilattico, me lo avvicina alla bocca e quello che vuole glie lo leggo in faccia: c’è scritto “vediamo cosa altro sai fare mentre un cazzo ti pompa la figa”.
Uffa, se non uso un po’ di linguaggio volgare non riesco né a farmi capire da voi né ad essere sincera. Abbiate pazienza, cercherò di limitarmi allo stretto indispensabile. C’est pa facile!
So fare altre cose, eccome soprattutto a uno che si eccita vedendomi ancora “sporca” e gli piace che nel frattempo altri mi scoscino e mi scopino come una puttana. Nello stato in cui mi trovo, potrei anche accettare gli inviti a succhiarne più di uno alla volta … l’ho già fatto ma sono sempre più convinta che è meglio succhiarne uno ma con tanto trasporto … e poi, se lo faccio, preferisco che sia “fino in fondo”, fintanto che non mi scoppia tra le mani. No, non ho sbagliato … ho scritto “tra le mani” perché se lo faccio “attivamente” mi piace “impugnare”, mi piace che la pelle scorra sul duro, che le vene siano gonfie e mi sguscino sotto ai polpastrelli. Insomma, il succhiare fine a se stesso mi dice poco … il vero pompino per me è sempre stato “far venire” … e più in fretta possibile, perché da parte mia non c’è l’orgasmo con i suoi tempi da rispettare. Anzi, meno ci metto, più mi sento brava e desiderata.
Tutte queste divagazioni sul tema vi danno l’idea di quello che succede a questo punto, nonostante che distesa su un tavolo per me sia scomodo e che “qualcuno” nel frattempo mi scopa facendo di tutto per mettermi in difficoltà (tipo tormentarmi il clito per vedermi tremare o affondarmi i colpi per farmi trasalire). Ebbene sì, sono brava: il tipo me lo faccio venire “a fior di labbra”, e dal momento che mi sta di fianco, ne esce uno di quei pasticci che piacciono tanto a chi si gode lo spettacolo: guancia, per poco anche un occhio, e capelli, tutto inondato da caldi schizzi. Poi sento che la parte più liquida mi cola giù fin dietro alla nuca ad inzupparmi i capelli … wow !!
Fatto questo capolavoro, mi abbandono agli orgasmi miei. Mi viene da ridere ripensando che solo in quel momento cerco di capire chi mi sta scopando, se non altro per trovare quella intesa che permetta anche a lui di venire con soddisfazione. Gli altri, Gio compreso, si limitano a palparmi un po’ le tette e a fare il tifo. Ad un certo punto il tipo dal cranio rasato e dal cazzo grosso (la cosa che vedo e quella che sento …), mi solleva dal tavolo, e sempre conficcato dentro di me, mi trasferisce finalmente sul più comodo tappeto.
Godi troia – godi troia – godi troia ! Certo che Godo! Se non urlo le vene del collo mi scoppiano, perciò urlo, e forte! Siamo in mezzo alla campagna cazzo, intorno a me c’è solo chi aspetta il suo turno … perché mai dovrei reprimermi ???
Finalmente una gang che va per il verso giusto, finalmente dei maschi che non sono là per sfoggiare doti atletiche e resistenza da maratoneti … il tipo dalla testa lucida va in orbita, mi schiaccia col suo peso, trema come una foglia e sussulta, si dimentica perfino che ho il collo impiastricciato di sperma e mi mangia un orecchio … lo sento, lo sento il preservativo che si riempie e mi viene da piangere pensando a tutto quello sperma che resterà lì dentro.
Sono già esausta, intorno a me ci sono ancora … quanti … faccio fatica a connettere, comunque so che per gang Gio intende una decina di maschi. Occhio e croce siamo su quella cifra.
Mi danno tregua, quindi tento di mettermi a sedere per guardarmi attorno, ma come sollevo le ginocchia per darmi una spinta, così la mia vagina emette un rumoraccio sconcio … rido di spossatezza, rinuncio ad alzarmi, chiudo gli occhi e spalanco le gambe.
Una gang vera riconosce il momento in cui la preda si arrende e non è più in grado di difendersi (sarebbe più esatto dire: non ha più voglia di difendersi, anzi … aspetta di essere “finita”). Adesso finalmente il gruppo si muove come gruppo e mi mettono in ginocchio. Anche se ora so quello che sta per succedere, questa volta riconosco quella paura che mi rende troia fino agli estremi. Sento che abuseranno del fatto che mi sono arresa. Il rituale è quello, e mi rendo perfettamente in quei maschi si è svegliato l’istinto del branco.
Il rituale: uno mi sodomizza e dimostra agli altri che in quel modo mi fa diventare “ubbidiente”.
Questo fatto mi spaventa sempre, soprattutto perché sono io a desiderarlo. L’ho scoperto come singola, non come “coppia”, e già come singola lo avevo accettato pur non rendendomi ancora conto che si trattava di rituali ancestrali, forse istintivi. Con quei tre ragazzi in Sardegna, all’inizio consideravo solo un effetto collaterale che rimanessi dilatata dopo il sesso anale … ma già dopo qualche giorno mi ero resa conto che a loro piaceva moltissimo e che io inconsciamente “collaboravo” quando usavano le dita per portare la dilatazione al massino.
Divagazioni “storiche” a parte, inginocchiata su quel tappeto, il rituale di quel gruppo mi si rivela subito molto esplicito. Sicuramente sanno che per me non è la prima volta, per cui la loro sfida è quella di cominciare con il più dotato.
Ahi-ahi-ahi, nel vero senso della parola !! Solo l’operazione di discesa in profondità richiede un tempo interminabile e una quantità industriale di lubrificante. A tutto il gruppo (Gio compreso, anzi, lui più di tutti) piace proprio il fatto che per me è doloroso cominciare con un grosso calibro … ma “purtroppo” lo desidero anch’io. Sinceramente non è il dolore fisico che voglio (ne farei volentieri a meno) … è l’angheria in sé che mi “risucchia” verso l’abisso della mia anima nera. Credetemi, nella vita di tutti i giorni odio tutte le forme di maschilismo. Non so spiegarmi perché, però in situazioni come questa è proprio al maschio più “bastardo” e più dotato che riconosco il diritto di sodomizzarmi. Non solo, ma anche quello di umiliarmi e “costringermi” a fare la troia con gli altri.
Insomma, divento ubbidiente, e con una vera gang questo non vuol dire che i maschi cominciano a “copiare” dai film porno o dalle foto “dimostrative” postate sui siti specializzati. Una vera gang ti monta, ti apre, ti sfinisce e nessuno “sborra” per lo spettacolo … lo fanno perché esplodono di libidine. Con una gang vera la doppia non è esattamente una doppia … diciamo che ti sodomizzano mentre uno te lo tiene conficcato davanti … e se ne fregano dei numeri complicati. Insomma, la bocca te la lasciano per farti respirare e per sentirti “cantare” ah-ah-ah-aaah al ritmo con cui ti montano.
E’ inutile scendere nei dettagli: finisce che Gio mi mette ancora in ginocchio e che stavolta volta dà il permesso di usare i telefonini. Qualcuno mi apre le natiche e vedo i lampi. Mi fanno altre proposte ma non me la sento. Ho la pipì e non ho più pudore, così ondeggio tra il gruppo ormai rivestito, apro la porta e mi libero sotto al portico. Mi applaudono, ma sono troppo distrutta e nuda come sto mi butto sui sedili dell’auto. Casa, dormire …. Per un po’ sento il motore che ronza, poi mi risveglio che siamo già fermi in garage.
Giò mi bacia
Tutto OK ?
Sorrido e lo bacio. Sì, tutto OK, e tu amore, mi amerai ancora?
Non capisco. Rileggendo ho pensato: è strano che sia solo io a sottolineare certe. Sbaglierò, ma secondo me molte gang agiscono in modo quasi “professionale” e si accontentano di interpretare un ruolo quasi meccanico, dimenticandosi che il sesso tra una femmina e più maschi è uno dei rituali più antichi che ci siano, sicuramente ancora più antico del mestiere più antico del mondo.
Ovvio, l’umanità è cambiata, fortunatamente la civiltà ha fatto tanta strada, ma certe cose sono dentro di noi, nel nostro bagaglio cromosomico o in chissà quale altro “archivio” della nostra memoria.
Ora, giustamente, sottolineo GIUSTAMENTE e FORTUNATAMENTE, lo stupro di gruppo è il più odioso dei crimini … però la gang sta allo stupro come una partita di rugby sta ad una sanguinosa battaglia tra antichi guerrieri. Come il gioco di squadra più leale che ci sia è comunque una battaglia ritualizzata, così la gang più corretta e rispettosa è comunque uno stupro di gruppo ritualizzato.
Ohi-ohi-ohi, cosa ho mai scritto. Spero che nessuno mi fraintenda: certe cose si fanno solo con una femmina che chiede esplicitamente questo genere di rituale, chiaro ragazzi?
Vi bacio e vi amo tutti quanti.
LadyS