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Tradimenti

Mi chiamo Franca

Mi chiamo Franca ed ho da poco compiuto i 40 anni. Direi che sono un tipo niente male. Alta 1 e settanta, bionda naturale. Carina. Due figli di 12 è 14 anni ed una marito più o meno coetaneo che ha perso la voglia di farmi le moine e di chiedermela. Ci siamo sposati 15 anni fa ed io avevo appena 25 anni ed appena laureata. Il sesso non lo conoscevo ed è stato lui che mi ha iniziato ai piaceri della vita. Era molto gentile e premuroso. Da fidanzati uscivamo insieme, a mangiare la pizza e in giro con altri amici. Era accettato dai miei che stravedevano per lui. Dopo la mia laurea in giurisprudenza, lui era già ingegnere, ci sposammo. Durante il fidanzamento che durò tre anni facevamo sesso appena capitava. Mi sverginò in più riprese, ci mettemmo più di un mese, perché ha un uccello molto grosso ed io sentivo molto male e lui non se la sentiva di darmi un colpo secco, aveva paura che ne uscissi traumatizzata. Però dai e dai alla fine riuscimmo farlo entrare tutto. Ricordo che la prima volta che lo vidi nudo mi spaventai un po’ anche se non gli dissi nulla, ma lui mi baciò dolcemente, come sapeva fare, e mi tranquillizzò, assicurandomi che non avrebbe fatto nulla contro il mio volere. Così, sera dopo sera, sul divano del salotto, riuscì a darmelo tutto senza farmi soffrire troppo. Nel giro di qualche mese riuscì anche a farmi arrivare all’orgasmo, ma solo baciandomi a lungo sulla bocca, poi il seno ed i capezzoli ed infine lì, nella passerotta che si bagnava tutta e si apriva invitante. Dopo aver goduto me lo dava di santa ragione, montandomi per alcuni minuti fino a sborrare.

All’ultimo minuto lo tirava fuori perché non rimanessi incinta e mi cospargeva di seme il pancino, poi ci baciavamo a lungo ravanando con le lingue in bocca.

Più che l’orgasmo che non è stato mai un gran ché, mi piaceva baciare. Marco ci sapeva proprio fare con i baci e non si stancava mai. Dopo sposati me lo lasciava dentro e ci sono rimasta due volte. Così, nel giro di due anni, sono nati Giacomo e Sara che hanno fatto la nostra felicità e quella dei nonni. I rapporti si sono affievoliti e anche il suo interesse nei miei confronti si è raffreddato, ma questo non mi ha mai pesato troppo. Vanni è sempre stato un buon padre e buon marito e l’aspetto sessuale per me ha sempre giocato un ruolo di secondo piano. Al lavoro le cose hanno sempre proceduto bene. Sono impiegato in una ditta di import-export, mentre lui è ingegnere e spesso va fuori in missione anche per diversi giorni di fila. Mi sono sempre chiesta se avesse delle avventure con altre donne, ma non sono mai andata oltre i semplice sospetto, anche perché non c’è mai stato nulla di evidente nei suoi comportamenti.

Nel mio ufficio ci sono diversi colleghi. Tutti per la verità mi hanno fatto un po’ di corte, si vede che ho sempre avuto un certo tiraggio, però non ho mai dato loro troppa corda. Ai primi accenni di cose fuori posto li ho sempre stoppati in maniera decisa. Finché arrivò Claudio. Un bel ragazzo di 30 anni. Alto, moro e dallo sguardo assassino. Me lo hanno messo proprio nella scrivania di fronte e a dir la verità, fin dall’inizio, mi è stato simpatico. Affabile, gentile, inizialmente mi aspettavo un po’ di corte, come hanno sempre fatto gli uomini nei miei confronti, ma non andava oltre la semplice gentilezza. Il suo atteggiamento cambiò dopo due mesi. A pranzo cominciò a sedersi al nostro tavolo.

Con me, Sandra ed Anita. Per la verità inizialmente la cosa ci dava un po’ fastidio perché dovevamo trattenerci nel parlare delle nostre cose e soprattutto di quelle intime, ma col passar dei giorni la sua compagnia risultò essere piacevole e divertente. Inizialmente pensavo facesse il filo a Anita, che avesse un debole per lei, ma poi mi accorsi che mi guardava con intenzione. Forse avevo fatto colpo anche su di lui. Una mattina arrivammo in ufficio che non c’era ancora nessuno. Mi salutò stringendomi la mano e mi strinse a sé baciandomi le guance. Non potei fare a meno di notare la sua erezione. Arrossimmo entrambi. Anche la mia vulva si bagnò leggermente e sentì che si apriva invitante. Arrivarono le colleghe e il titolare. Io andai in bagno, mi cambiai le mutandine e sentì che la passera era un po’ congestionata. Verificai con la mano ed era pericolosamente gonfia ed aperta.

Cominciai a preoccuparmi. Non mi era mai successa una cosa del genere, neppure nei primi amori con gli amici d’infanzia. Neppure col mio Marco nei momenti di innamoramento. A pranzo lo guardavo di sottecchi e così faceva lui. Partecipai svogliatamente alle chiacchiere delle amiche e tornando a casa, Anita notò il mio mutismo e me ne chiese la ragione. Me la cavai con un: “Nulla, un po’ di imbarazzo di stomaco.” Ma era evidente che non ci aveva creduto. E’ strano come le donne capiscano subito quando c’è qualcosa di strano. Evidentemente le mie colleghe ed amiche si erano già accorte che tra me e Claudio era successo qualcosa. La mattina dopo andai al lavoro con un leggero ritardo per non incontrarlo da sola, ma durante tutta la giornata ci scrutammo e lui mi guardava e sorrideva. Anche io non ero capace di distogliere lo sguardo da lui.

Evidentemente mi ero innamorata di lui e questo mi spaventava. Andando a casa Anita che aveva intuito tutto mi rassicurò. “Non preoccuparti – disse – succede. A me qualche volta è successo. Occorre saper gestire bene la cosa per non crearti difficoltà con Marco.” Diceva bene lei che aveva avuto diversi amanti. Innamorata o no, Anita era una che non si faceva troppi problemi. Se uno le piaceva gliela dava e pare che fosse molto apprezzata perché nell’apice dell’orgasmo la sua vulva spruzzava liquido come stesse eiaculando. Me lo confidò un giorno dicendo che il ginecologo l’aveva assicurata che era del tutto normale. Qualche donna era dotata di questa particolarità. Insomma, vissi una settimana come inebetita. Al lavoro lo guardavo continuamente e lui guardava me. A casa pensavo continuamente a lui. Mio marito non s’accorse di nulla e i miei figli neppure. Del resto come avrebbero potuto, così giovani. Uno di 10 e l’altro di 12 anni pensavano ai giochi e qualche volta allo studio. Mio marito era perso col suo lavoro e la sera pensava a me, ormai solo una volta la settimana. Sabato infatti mi chiavò. Una scopata abbastanza veloce, senza troppi preamboli e con qualche sapiente linguata in bocca con una abbondante eiaculazione finale. Il tutto mi lasciò insoddisfatta e con una certa voglia che tentai di soddisfare masturbandomi e accarezzandomi i capezzoli duri, ma senza troppi risultati se non quello di fissare il pensiero su Claudio. Non vedevo l’ora che venisse lunedì per incontrarlo e portai i bambini a scuola un po’ prima tra le loro proteste. Poi giunsi in ufficio e lui era lì. Mi abbracciò e mi strinse a sé. Sentì il suo uccello duro contro la pancia. Mi strinse per un tempo che mi sembrò un’eternità. I miei capezzoli erano duri e mi dolevano. Sentivo la vulva spalancata.

Alzai il volto e lui mi baciò la bocca. Un lungo bacio; le nostre lingue si toccarono e incominciammo a limonare come due piccioncini. Aveva un buon sapore, dolce e per nulla sgradevole. Sentivo il suo pisello sempre più caldo contro il pancino. Lui mi passo una mano tra le gambe e poi la fece scivolare dietro sulle natiche e mi avvicinò ancora di più stringendomi i glutei verso di lui. Sentimmo un rumore e ci fermammo. Mi riordinai in fretta. Era Anita che capì subito quello che era successo e mi sorrise maliziosa invitandomi a prendere il caffé alla macchinetta. Ero a dir poco sconvolta. Andai con lei in bagno e mi cambiai le mutandine. Lei mi consigliò di portare un minuscolo salva slip. “Sai – mi disse – se hai secrezioni abbondanti è meglio che porti qualcosa, altrimenti si potrebbe vedere qualche macchia sui vestiti.” Mi prestò uno dei suoi perché, mi confidò che aveva gli stessi problemi di eccessive secrezioni vaginali quando si eccitava. Durante la giornata, Claudio, nei momenti in cui eravamo soli, incominciò a farmi i complimenti, a dirmi che ero bellissima, che voleva stare solo con me. Non mancava di farmi qualche carezza ed io mi eccitavo sempre più. Quella sera tentai un approccio con mio marito. Mentre finivo i lavori lui andò a letto; era sempre così. Lo raggiunsi che dormiva, ma ero così eccitata e la mia figa così gonfia e bagnata gli presi il cazzo in mano e cominciai a scappellarglielo, poi cominciai a fargli un bel pompino, succhiandolo selvaggiamente.

Il cazzo gli si indurì e ormai sveglio gli saltai a cavalcioni, presi il suo randello in mano e lo diressi verso la mia passera incendiata e poi cominciai a cavalcare. Non mi ero mai comportata così. Dopo un po’’ mi fermai ansimando e lui mi adagiò supina e poi cominciò a trombarmi finché espose in una sborrata incredibile dentro di me. Dopo essermi ripresa, un po’ più calma di prima, mi arrabbiai moltissimo perché non prendevo nessuna precauzione e corsi in bagno a farmi una lavanda alla vagina per evitare sorprese. Tornai a letto un po’ più calma. Strinsi in mano l’uccello di Marco e mi addormentai, ma il mio pensiero era ancora fissato su Claudio. Ero veramente cotta di lui. Venerdì sera io e Anita uscivamo. Era la nostra serata di libertà dai mariti e dai figli. Con altre amiche ci attendeva un film o la pizza o entrambi. Rare volte in discoteca, alla Regina d’Africa, che pullulava di gente della nostra età. Quella sera Anita mi caricò sulla sua auto e poi parti a tutta velocità verso il mare. Era stranamente silenziosa. Io manco a dirlo pensavo a Claudio. Improvvisamente svoltò verso un insediamento di villette sorte da poco. Costruzioni adatte all’affitto estivo. “Adesso ti faccio una bella sorpresa “ disse. Si fermo davanti ad un’anonima villetta a schiera , scese dalla macchina e mi disse: “Vieni, vedrai.” Suonammo e venne ad aprirci … mi venne un colpo. Claudio! Era in camicia e jeans. Io guardai Anita. Ero furiosa. “Cosa significa?” Dissi. “Io vado alla Regina d’Africa, mi aspettano Maria e Daniela.

Voi se volete potrete raggiungerci. Si girò e andò verso l’auto. Feci per seguirla, ma Claudio mi afferrò ad un braccio. Bastò quel tocco a fermarmi. Lo guardai negli occhi e mi capitò la solita cosa. Diventai rossa, il mondo attorno sparì, la vulva si dischiuse invitante e la sentii, gonfiarsi ed i capezzoli indurirsi e dolermi leggermente “Vieni dentro!” Disse Claudio. Lo segui, mano nella mano. In casa mi guardò negli occhi, mi accarezzo la guancia e “Ti amo – disse – mi hai fatto perdere la testa.” Mi abbracciò, mi strinse. Sentii il suo bisogno prepotente contro la pancia. Mi prese la mano e mi portò in camera da letto. Alla luce era soffusa della abatjour, iniziò a spogliarmi. Mi tolse la gonna e si fermo a baciarmi l’ombelico ed il pancino, poi mi sbottonò la camicetta e mi slinguò in bocca a lungo. Che buon sapore aveva! Forse la cosa che più mi piaceva di lui. Poi mi tolse il reggiseno con molte difficoltà e infine l’esiguo slippino. Ero nuda davanti a lui ed ero in fiamme! “Dio – pensai – che sto facendo!” Poi tutto avvenne all’improvviso. Si spogliò velocemente. Intravidi appena il suo pene eretto. “Carino”, fu il mio giudizio. Dimensioni ridotte rispetto a quelle di Marco e di quelli dei film pornografici, ma carino e poi il suo culo, le sue spalle e l’addome. Caludio era veramente un fusto. Un giovane fusto. Un maschione, avrebbe detto Anita. Si stese accanto a me, divaricai le cosce e lui appoggiò il pene alla fessura. Io l’aiutai ad entrare e fui in paradiso. Ad ogni spinta la mia micia diventava insopportabilmente tenera e sensibile. Dopo un po’ mi sentii girare la testa tanto da svenire, ma non svenni. Cominciai a sentire le solite sensazioni della scopata, ma molto intensificate. Era come fossi ubriaca. Poi ci fu una tumultuosa liberazione ed emisi grida e gemiti prolungati. Lui continuò a penetrarmi a ritmo dolce. Ero euforica, poi all’improvviso provai ancora l’orgasmo, anche se meno potente del primo e poi, dopo un paio di minuti, mentre Claudio continuava a trombarmi, successe ancora e anche lui venne e sentii dentro gli schizzi della sua eiaculazione. Quando ebbe finito, Claudio si abbandonò su di me, ma non ne sentii il peso. Io, a intervalli regolari di un paio di minuti, continuai a venire. Era piacevole anche se, ogni volta erano sensazioni sempre più attenuate. Alla fine ero come inebetita. Ma cos’era successo? Possibile che quell’uomo avesse quell’effetto su di me? Rimanemmo avvinghiati ancora mezz’ora scambiandoci effusioni. Baci, carezze. Il suo alito ed il profumo della sua pelle mi piacevano sempre. Claudio era delizioso. Sentimmo la porta aprirsi. Era Anita che stava rientrando per recuperarmi. Si affacciò alla porta sorridendo. Com’è andata?” Le domandai. “Bene, ma a quanto pare a te è andata meglio” disse sorridendo a Claudio che sembrava un po’ imbarazzato mentre si stava vestendo.

Che sfacciata! Si stava facendo avanti. Io provavo un po’ di gelosia. Conoscevo Anita e la sua disinvoltura con gli uomini. A casa Marco mi stava aspettando a letto. Andai in bagno a rinfrescarmi e poi volai sotto le coperte. Mi sentivo un po’ in colpa per quello che stava succedendo tra me e Claudio. Poi Marco volle fare l’amore. Mi leccò la passerrotta che era ancora calda degli orgasmi della sera, poi mi stantuffò col suo uccellone fino a schizzare dentro e si addormentò soddisfatto con me accoccolata accanto che gli tenevo il cazzo in mano. Ripensai a Claudio, al suo profumo, al suo alito, all’abilità con cui sapeva fare l’amore e come sapeva attendere che io arrivassi all’apice per sferrate quei colpi e diventare selvaggio. E poi ce l’aveva sempre duro. Incredibile! Mi faceva tenerezza e allo stesso tempo mi intimoriva come se lo considerassi un po’ il mio padrone.

Cominciavo a pensare che fosse lui il mio uomo anche se aveva più di dieci anni meno di me. Continuavo a tenere in mano il pisello di mio marito, ma pensavo fosse quello di Claudio. Continuavo a sentirmi in colpa e non riuscii a prendere sonno se non al mattino presto. Ero piena di pensieri e sensi di colpa verso mio marito, ma ormai anche innamorata di Claudio, come una ragazzina di primo pelo. Non sapevo cosa fare. Pensai che dovevo troncare la relazione con Claudio e mi ripromisi che la mattina dopo gli avrei telefonato per dirglielo. Ce l’avrei fatta? Appena pensavo a lui la mia figa si congestionava tutta e i capezzoli iniziavano a dolermi un po’, come se avessi avuto troppo latte e aspettassi qualcuno che venisse a succhiarlo. Dio mio, come sarei finita? Volevo bene a Marco e i miei piccoli poi? Impossibile rompere la famiglia. Avrei rinunciato a Claudio. Era sabato mattina, così ce la prendemmo comoda nel letto. Marco da un po’ di giorni sembrava prestarmi più attenzioni. Chissà, forse un sesto senso gli diceva che stava perdendomi o io ero più eccitante, vestita meglio, profumata o più audace nei rapporti. Le sue attenzioni comunque non mi dispiacevano e anche quella mattina iniziammo a limonare. Io gli stavo accarezzando il pisello e inevitabilmente non potevo non fare il confronto con quello di Claudio che era carino, ma più piccolo. Ma questo non mi procurava grossi problemi. Esteticamente il cazzo di un uomo non mi ha mai procurato grosse attrazioni al contrario del sedere, della pancia e delle spalle. E indubbiamente da quel punto di vista Claudio era un vero fusto rispetto a Marco, molto più orsetto. Ci svegliarono i ragazzi, Lorenzo e Gualtiero che girovagavano per la cucina. Mi alzai a preparare la colazione e a separarli perché avevano già iniziato a fare a botte e prendersi in giro. La cosa più difficile era sopportare i loro litigi e preoccuparsi che non combinassero guai. Poi uscirono tutti e tre per andare al campo sportivo alla scuola calcio. Mio marito, quando poteva li seguiva. Telefonai a Marco, gli parlai dei miei dubbi e i vennero anche le lacrime. Mi disse che mi amava e mi avrebbe raggiunto. Dissi di no, ma aveva già messo giù il telefono. Arrivò con un faldone. Una pratica dell’ufficio che aveva portato con sé, probabilmente come scusa per mio marito.

Appena lo vidi lei cominciò a sciogliersi. Mi faceva proprio questo effetto afrodisiaco. Cominciai a singhiozzare. Lui mi prese tra le braccia e mi baciò a lungo. Nonostante non mi fossi ancora lavata i denti indugiò a lungo con la lingua. Il suo alito ed il suo sapore erano, per me, dolcissimi. Gli sbottonai la patta dei pantaloni e con rabbia gli tirai fuori i cazzo già duro, lo spinsi su una sedia in cucia, mi tolsi le mutandine e mi ci infilai sopra cominciando a trombare selvaggiamente. Non so quanti minuti durai, ma tutto si concluse con un orgasmo che mi fece uscire di testa. Urlai e singhiozzai mentre lui mi succhiava le mammelle e mi mordeva delicatamente i capezzoli lunghi e duri. Sentimmo armeggiare alla porta. Lui raccolse le mie mutadine, le mise in tasca, si tirò su boxer e pantaloni che, per fortuna, non aveva sfilati e sparse un po’ di carte che aveva nella cartella sul tavolo. Ero nuda! Afferrai il pigiama e corsi in camera. Mi infilai un paio di jeans e una maglietta, corsi in bagno a sciacquarmi la faccia. Dovevo avere un aspetto orribile e c’era la mia amica che continuava a ragionare per conto suo e a contrarsi come se il pisello di Claudio fosse ancora dentro. Mi dava piccoli orgasmi a ripetizione. Rientrai in salotto dove Claudio stava studiando la pratica e Marco era con lui. Evidentemente si erano già salutati. Appena mi videro, Marco mi salutò e disse: “I ragazzi sono andati a fare la doccia. Adesso litigheranno come al solito.” Claudio mi guardò inquieto soppesandomi e poi raccolse le carte le infilò nella borsa. “Grazie dell’aiuto – disse – adesso sono più tranquillo.” Magari concludiamo lunedì. Ciao Franca sei preziosa.” Non appena Claudio fu fuori dalla porta, Marco si avvicinò, mi si strusciò contro, mi afferrò le chiappe e mi strinse a sé. “Debbo andare dai bambini, scusami!” Ero anche senza mutandine. Le aveva portate via Claudio. Se mio marito se ne fosse accorte cosa avrebbe pensato? Passarono diversi mesi e la relazione clandestina con Claudio filava molto bene. Spesso ci incontravamo nell’intervallo di pranzo nel suo monolocale in centro, vicino all’ufficio ed erano interminabili scopate. Galoppate verso l’infinito. La cosa che più mi stupiva di lui era la capacità di durare e di assecondare il mio percorso verso l’apice dell’orgasmo e poi resistere ancora finché io avevo almeno altri due o tre godimenti. Era troppo bello e non poteva durare. Io mamma quarantenne, lui giovane scapolo cui tutte le “belle fighe” della città davano la caccia. D’altronde con tutti gli impegni che avevo non potevo certo corrergli dietro. A parte qualche volta durante la pausa pranzo ci vedevano il venerdì sera, nella mia serata di libertà e con la complicità di Anita che non aveva smesso di fare un pensierino su di lui. Il mio amante aveva preso a vedersi con Giorgia, una bella universitaria di ricca famiglia che conosceva da tempo. Un giorno mi disse che non era particolarmente preso e che lei lo tampinava in continuazione. Era bella e la cosa non gli dispiaceva poi tanto. Conosceva anche i genitori e loro conoscevano la sua famiglia. Finirono per andare a letto insieme. Lui me lo raccontò e la cosa mi dette molto fastidio. Non c’era ragione di essere gelosi. Si, lo amavo, ma non ero certo nelle condizioni di pretendere l’esclusiva e d’altronde mai e poi mai avrei voluto mettere in crisi la famiglia.

Tante volte, durante i nostri incontri, Claudio aveva tentato di utilizzare la mia terza via, ma invano. Ero terrorizzata da quelle richieste. Anche mio marito spesso tentava. Me lo appoggiava e poi tentava di spingere il suo uccellone nel mio culetto, ma la cosa per lui era veramente impossibile. “Ma Marco – gli dicevo dolcemente – è troppo grosso, mi vuoi vedere morta?” Lui desisteva ed io non provavo nessun desiderio e nessuna curiosità per quella pratica. Un venerdì sera, l’ultimo in cui io e Claudio ci vedevamo nella casa di Anita al mare, il mio amante mi prese tra le braccia e mi ravanò a lungo con la lingua in bocca. Ero come sempre persa e col respiro affannoso. Mi spogliò velocemente e cominciò a leccarmi la mia pagnottella, già gonfia e grondante. Indugiava anche sul buchino con insistenza e questo mi procurava un certo piacere, un languorino provocante che mi faceva emettere lievi gridolini. Continuava a leccare in questo suo infinito cunnilingus finché esplosi in un orgasmo fragoroso emettendo le mie grida di soddisfazione. E’ singolare come con Claudio quasi mi mettessi ad urlare, mentre con Marco emettevo solo qualche lieve sospiro e singulto. Ormai Il mio atletico e instancabile stallone mi conosceva alla perfezione, così mi appoggiò la cappellona nella fessura ed iniziò la sua sinfonia. Suonò in maniera memorabile e come sapeva fare solo lui penetrandomi a fondo e traendo da me ogni possibile residuo di pudore. Orgasmo dopo orgasmo, il tempo passava e lui era sempre duro dentro di me che me lo dava di santa ragione. Ad un certo punto, perfidamente mi disse di girarmi. Gli mostrai il culetto. Lui armeggiò sul comodino e prese un tubetto dal quale fece schizzare della crema. Avevo capito le sue intenzioni e mi spaventai. Mi girai in fretta e lui mi baciò. “Franca, amore, voglio tutto di te. Anche questo ricordo.” Rimasi ferma. Lui mi tirò su le gambe, io, supina le allargai e alzai le ginocchia. Lo volevo vedere mentre mi inculava. Volevo vedere il suo godimento. Mi spalmò la crema sull’ano, lo massaggiò lentamente, appoggiò la cappella sull’orifizio e spinse. Lo fece delicatamente e non sentii male. Non sentii nulla per la verità. Lui cominciò a darmelo molto lentamente e sussurrandomi dolci parole. Mi chiamava amore, dolcezza, passerotta. Io sentivo ancora, ogni tanto gli spasmi degli ultimi orgasmi della chiavata. Sempre più lontani e leggeri, ma che mi davano un piacere sublime. Ad un certo punto Claudio venne con una sborrata enorme. Lo tenne infilato nel mio culetto per alcuni minuti finché non si ammosciò. Io distesi le gambe e lui mi si avvicinò, mi baciò languidamente e mi disse: “grazie amore. Sei bellissima!” Avevo paura fosse successo qualcosa.

Guardai le lenzuola, ma era tutto in ordine. Anche in questi casi aveva ragione Anita. Se si era in ordine col corpo non c’era pericolo di perdite o di figuracce. Fu l’ultima volta che ci vedemmo come amanti. Claudio restò in città alcuni mesi e poi fu promosso e trasferito a Milano. La fidanzata lo seguì. Ci scrivevamo con la posta elettronica, ma ormai era tutto finito. Piansi alcune volte e con Anita ne parlai. Lei mi consigliò il chiodo scaccia chiodo, ma preferii di no, non ero il tipo. Del resto con Marco filava bene. Come marito e moglie, ma rimpiangevo quella passione che mi faceva perdere la testa fino quasi a svenire.

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