Credo di essere sempre stata emotivamente un po’ più vicina a Marco che a Lorenzo ma non parlo di una preferenza netta, quanto piuttosto di un qualcosa in più a livello di affiatamento. Ecco, non saprei proprio come dirlo in realtà. Il fatto è che quando gioco con lui sento sempre di poter alzare un po’ di più l’asticella della perversione rispetto a quanto posso fare con Lorenzo.
E questa cosa, neanche a dirlo, accende le mie lampadine.
L’idea arriva durante un giorno qualsiasi, quando decido di iscrivermi ad un’app di incontri (la più famosa, per intenderci) e provare a curiosare. Noto che vengo approcciata sia da uomini sia da donne, con queste ultime che mi stupiscono per schiettezza d’intenti. Molti profili fake, sì, decisamente.
Mi scrive lei, che chiameremo Sofia. Ragazza di 26 anni molto carina, sembra dolce e affabile. E’ sull’app per farsi nuove amiche perché si è appena trasferita in città per lavoro e non conosce ancora nessuno. Non mi sembra una cattiva idea, in fondo è gentile e parliamo praticamente di ogni cosa senza nessun problema. Un’amicizia sincera non si rifiuta mai!
Passiamo dall’app a Telegram nel giro di qualche giorno così possiamo sentirci a voce, parlare più rapidamente. Le conversazioni cadono sempre più di frequente nella sfera “personale” di entrambe e qui scopro pian piano una persona diversa. Ha un fidanzato, nel suo paesino di origine, che a breve la raggiungerà per passare qualche giorno con lei, ma poi rientrerà. Insomma il solito avanti e indietro di una coppia a distanza, cosa che palesemente non le va a genio ma “bisogna pur lavorare”.
“Però magari tra qualche mese anche lui troverà un lavoro da queste parti, no? hai detto che sta cercando…”
“Sì, sì, non vedo l’ora”
“Però…?”
“Però, sai, va beh hai capito… posso essere sincera?”
“Prova”
“Diciamo che mi mancherà molto quando non saremo insieme” le scappa una risatina mentre lo dice.
Ho capito bene cosa le mancherà, sto iniziando ad inquadrare il soggetto. Su quell’app non cercava solo amicizie, ma questo era facilmente intuibile. Allora perché non provarci? perché non provare a dar vita ad un pensiero che ronza nella mia testa da qualche tempo? devo solo prenderla un po’ larga, capire le sue inclinazioni ed eventualmente “approfittare” di uno di quei periodi di magra.
Devo ringraziare il mio amichetto Marco per un regalo che mi ha fatto qualche tempo fa e che merita di essere adeguatamente ricompensato. E questa ricompensa deve per forza essere materiale? O meglio, sì, ma per forza un freddo e inutile oggetto? Ma soprattutto, come posso trarne anch’io la mia parte di soddisfazione?
La mia mente perversa mi aiuta ancora una volta a tessere una ragnatela perfetta.
Così inizio a parlare di me, ad aprirmi a lei come ad una confidente. Il suo fidanzato viene a trovarla, e quando va via si confida anche lei scendendo nei dettagli di quello che le piace e di quello che le manca: il brivido. Le manca il brivido.
“Sai, siamo tutti imperfetti a modo nostro. Prendi me: sono fidanzata ma… diciamo che questo non costituisce esattamente un limite per me”. Accompagno questa frase con uno smile ammiccante.
“Ah” sembra a disagio, ma ormai mi sono sbilanciata e devo andare in fondo. Beh, diciamo che cerco di ridimensionare tutto il discorso.
“Sì, ho un amico. Un amico speciale” devo mentire. Come faccio a dirle che sono due? e come faccio a dirle che non sono le uniche parentesi della mia vita? Restiamo sul vago. “Si chiama Marco, siamo migliori amici dal liceo e in pratica abbiamo sempre avuto un rapporto particolare… hai capito no?”
“Dai, però è bello così. Ce l’avessi io ahah”
“Ma tu sei fedele dai :)”
“Sì, sempre stata fedele, son sincera. Non mi ci vedrei a tradire… cioè è ovvio che ho gli occhi e che guardo, ma non so andare oltre.”
“Non credo sia una questione di saper andare oltre, quanto di LASCIARSI andare oltre”
“Siamo diverse in questo…”
Sembra non esserci verso, sto pensando di mollare il colpo.
“Ma comunque dai, parlami un po’ di lui. Se ci vai a letto da vent’anni ci sarà un motivo”
“Beh sì!”
Inizia la sviolinata migliore che io abbia mai fatto, una lecchinata spaventosa che scende sempre più nei dettagli della prestanza di Marco, della durata, delle dimensioni, delle abilità orali, delle perversioni, dei giochi. Delle sensazioni che mi regala. Soddisfo ogni sua curiosità aggiungendo sempre qualche dettaglio non richiesto ma sempre velatamente apprezzato.
“Sei fortunata eh, soprattutto perché hai tutte le emozioni che vuoi… quel brivido che manca a me. Però bisogna cercarlo per forza nel tradimento? non capisco perché certe cose non si possano fare all’interno della coppia!”
“Tutto si può fare nella coppia. Col mio uomo faccio qualunque cosa, ma non mi basta quello. Non te lo saprei neanche spiegare credimi”
“Non ti capisco”
“Per capire dovresti provarlo. Marco è sicuramente bravo in quello che fa, ma ovviamente è tutto molto soggettivo. Devi aggiungere l’ebbrezza, il brivido appunto, di tutta la situazione. Solo allora sarai in grado di comprendere.”
Silenzio. Visualizza il messaggio e sparisce. Ho esagerato.
Passano alcuni giorni senza che si faccia viva, nel frattempo sono tornata a sfogliare profili sull’app di incontri piuttosto demoralizzata, anche perché non riesco più a trovare la giusta affinità con nessuna.
“Ciao, scusa se ho latitato. Ho avuto l’impressione che tu stessi facendo di tutto per combinare un incontro tra me e lui, e mi sono sentita usata.”
“Ah, no… scusami…” Inizio a cercare una scusa che regga, devo uscirne in qualche modo.
“No, tranquilla. Ho capito che in un certo senso… non mi dispiacerebbe”
Tombola.
Passiamo del tempo a definire i dettagli, a come presentarsi a lui in modo che sia ignaro di tutto, a come approcciarsi nel modo corretto. Marco non è certamente uno sprovveduto. Ho solo una precisazione: “Marco è mio, tu te lo scopi una e una sola volta quindi sta a te prendere il meglio dall’esperienza per non avere rimpianti”. Accetta. E pongo tre condizioni insindacabili: “la prima regola è che lo dovrai convincere a fare un video integrale che mi passerai e che io guarderò. La seconda è che dovrai presentarti a lui con il mio nome, perché mentre ti scopa voglio sentirmi chiamata in causa. La terza, e ultima, è che lui ti dovrà venire in faccia e solo allora tu guarderai verso l’obiettivo e mi ringrazierai. Voglio che scopra così tutto il nostro piano. O accetti in blocco o non se ne fa nulla.”
Accetta tutto senza battere ciglio. Le passo il suo contatto.
Avviene tutto come da copione e iniziano a sentirsi. Marco mi racconta di aver conosciuto una tizia, sembra entusiasta perché è molto preso e questa cosa mi diverte tantissimo. Decido di stuzzicarlo.
“Te la vuoi scopare eh”
“Beh magari, mi sembra una ragazzetta frustrata perché non scopa col fidanzato. Magari la faccio divertire un po’!”
“Ah e poi ti scordi di me allora…”
“In vent’anni mi sono mai scordato di te?”
“Non potresti, idiota. Dove la trovi un’altra amica speciale come me?”
Arriva il fatidico giorno, si danno appuntamento a casa di lei per una cena. Lei sa che lui vuole scoparsela e lui ignaro di tutto spera di riuscirci. E non sa nulla di più.
Io sono a casa, passo la serata sul letto viaggiando con la fantasia e… non ci metto poi molto a spogliarmi e dare sfogo a tutta la tensione accumulata per questa situazione. Sono decisamente su di giri. Chiudo gli occhi e li vedo, lì, chiari come il sole nella mia testa: lei bellissima, capelli d’un biondo cenere piuttosto mossi e vivi, con un tacco sottile e raffinato che le dona dei centimetri in più di cui, beata lei, non avrebbe neanche così bisogno. Un abito succinto affinché lui non abbia dubbio alcuno sull’esito della serata. La voglia che incendia le sue guance e i suoi occhi azzurri. Lui con il suo classico stile casual che non fallisce mai, vestito del suo miglior sorriso, si presenta alla sua porta con una bottiglia di buon vino che spero non arrivino neanche ad aprire.
Me li immagino arrapati e arrapanti da morire, che si saltano addosso. Lui la sbatte sul letto senza delicatezza, e abilmente si infila in mezzo alle sue gambe alla ricerca del premio più ambito. Lei non oppone nessuna resistenza, non può e non vuole farlo. Spalanca oscenamente le gambe per farsela leccare, lo tiene per i capelli e lo schiaccia contro di sé. Il primo orgasmo è servito. La lingua abile di Marco svolge sempre egregiamente il suo lavoro. Si spogliano, lei non perde un attimo e afferra il cazzo di Marco che nel frattempo è già di marmo.
Nella vita reale intanto la mia mano destra vaga impazzita dentro di me con tre dita furiose. La mano sinistra stringe un seno, poi strofina il clitoride, poi di nuovo sul seno. Sto impazzendo. Sono accaldata e la coperta sul letto è già piena di me. Trovo subito la soddisfazione del primo orgasmo che arriva piuttosto violento. Mi concedo solo un minuto di pausa e poi ecco di nuovo le dita dentro di me che torturano, che spingono, che si dimenano. Sto grondando liquidi sulla coperta ma non è importante, la mia lubrificazione segue a ruota la mia eccitazione… e in quel momento non c’è nulla al mondo che mi possa impensierire. Marco e Sofia sono fissi nella mia testa, e non so perché immagino che lei sia stata in grado di farlo venire subito con un pompino. Ho voglia di immaginare il suo sperma su di lei e così avviene… diversi getti sul suo corpo. Lei che raccoglie sapientemente, che ne gusta il dolce sapore.
Ora li vedo scopare, lei piegata in avanti con la testa china in mezzo alle braccia, lui dietro che la devasta, che spinge, che grugnisce. Non la risparmia, e in fondo perché dovrebbe? La deve usare e lei non batte ciglio, mai. Prova a soffocare un lamento per l’orgasmo raggiunto, ma è inutile. Un grido liberatorio echeggia nella stanza e la riempie di un rumore nuovo che si aggiunge a quelli dei colpi di Marco, e degli schiaffi che le dona generosamente.
Sto godendo enormemente, la scena nella mia testa è estremamente lussuriosa. E’ ovviamente il riflesso mentale di quello che vorrei in questo momento, e lo proietto su quella stronzetta che si sta scopando il mio migliore amico.
Un secondo orgasmo stavolta mi toglie il fiato.
Sono in estasi, ma le mie fantasie continuano. Come non pensare a lei sdraiata supina e con la mano di Marco serrata attorno al suo collo, mentre il suo cazzo continua a violarla senza pietà? Come non pensare alla forza di quei colpi che conosco così bene? Come non pensare agli ordini che le impartisce, agli insulti mentre la chiama con il mio nome… alla sua lingua esploratrice che vaga ovunque sulla giovane e perfetta pelle di lei?
Come non pensare a quell’epilogo così tanto voluto e ricercato, in ogni dettaglio? Come non pensare alla faccia di lei piena della sua sborra calda, colante, che arriva forte e decisa?
“Grazie di tutto, T.” Guarda verso l’obiettivo e mi ringrazia, come da copione, con l’espressione imbambolata e incredula di lui che è ancora sconvolto dall’orgasmo.
Vengo per l’ennesima volta.
Il video dell’accaduto è ovviamente diverso da quanto ho immaginato, ma non meno eccitante. Ci hanno dato dentro davvero tanto. Come anticipato nell’altro racconto, l’ho visto in compagnia di Lorenzo che ha dovuto fare gli straordinari per placare la mia voglia e la mia sete. Ma quella è un’altra storia.