MASSAGE
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Tradimenti

Massaggi a domicilio

Ero a casa da sola quel fine settimana. Mio marito era in viaggio per lavoro e mio figlio era andato a passare due giorni a casa di alcuni nostri amici di famiglia.
Quel sabato aveva piovuto tutto il giorno e il mio programma di un bel pomeriggio in giro per il centro con le mie amiche era miseramente saltato.
Non era proprio il caso di uscire con quel tempaccio e così mi rassegnai a passare il pomeriggio in casa. Mangiai un’insalata e le mozzarelle che mi aveva mandato mio madre dalla Puglia e mi distesi sul divano a leggere.
Ero, però, insoddisfatta, anche perché quel nuovo libro si stava rilevando una vera noia.
Fuori continuava incessantemente a piovere. Chiamai una delle amiche con le quali avevamo programmato di uscire. Chiacchierammo del più e del meno e, quando le dissi che ero annoiata e non sapevo che fare quel pomeriggio, mi disse che lei avrebbe visto un film in casa, invitandomi a fare lo stesso.
“Non so”, le risposi, “e poi dovrei uscire per andare alla videoteca e, con questo tempo, non ne ho proprio voglia”.
La salutai e fu allora che mi ricordai di quello che mi aveva detto un’altra mia amica, con la quale ero solita frequentare una palestra dove facevamo aerobica.
La palestra dove eravamo iscritte era anche dotata di un centro benessere e, a volte, ci eravamo fermate per un massaggio. Quella mia amica mi aveva parlato della possibilità, pagando un supplemento, di ricevere dei massaggi a domicilio e così decisi di chiamare la palestra, contenta di quella possibilità.
Chiesi conferma dell’esistenza di quel servizio e mi dissero che effettivamente era così. Mi passarono il numero diretto del centro benessere e la massaggiatrice con la quale parlai, che conoscevo, mi assicurò che per le cinque del pomeriggio sarebbe venuta a casa.
Alle cinque in punto sentii suonare alla porta e, apertala, fissai stupita un uomo che non avevo mai visto prima.
“Mi scusi, signora, sono un massaggiatore della palestra. Purtroppo la ragazza con la quale aveva fissato l’appuntamento non è potuta più venire e, poiché non c’erano al momento altre massaggiatrici disponibili, il titolare ha pensato di mandare me, che questo pomeriggio non avevo appuntamenti”.
“Ma potevano almeno avvisarmi!” dissi io alquanto scocciata.
“A dire la verità ci abbiamo provato”, replicò lui, “ma il telefono era sempre occupato”.
Era vero, l’avevo staccato per non essere disturbata e così dissi che forse dovevo averlo dimenticato fuori posto.
“In ogni caso, se non le sta bene questo cambio di programma, non ci sono problemi, la capisco. Però devo anche aggiungere che il titolare, per scusarsi del disagio, le offre il servizio gratuitamente”, aggiunse.

Ero indispettita. Mi ero già abituataall’idea di potermi rilassare sotto i tocchi sapienti della ragazza che già altre volte mi aveva massaggiata e quel mutamento di programma mi aveva spiazzata.
Poi, convinta dalla cortesia e dalle buone maniere dell’uomo inviato dalla palestra e dal fatto che non avrei dovuto pagare nulla, decisi di accettare e lo invitai ad entrare in casa.
Lo osservai meglio. Era un uomo sui 35 anni, carino e ben proporzionato.
Lo accompagnai nella mia camera da letto, che avevo preventivamente riscaldato, dato che mi piace farmi massaggiare al caldo.
Lui sistemò il lettino che si era portato dietro dalla palestra, accese un bastoncino di incensò e tirò fuori dalla borsa una serie di creme ed unguenti.
Sistemata così la stanza, disse che usciva per consentirmi di prepararmi e mi disse di chiamarlo quando fossi stata pronta.
“Se non le dispiace”, aggiunse, “preferirei togliere anche la maglia oltre che il giubbotto, perché qui fa davvero caldo”.
Annuii, dicendogli che aveva ragione, ma che io amavo il caldo.
Uscito l’uomo dalla stanza, mi spogliai. Tenni, però, a differenza del solito, slip e reggiseno. Prima di chiamarlo, mi guardai un attimo allo specchio e, notata la ridottezza del mio perizoma, lo tolsi, sostituendolo con un paio di mutandine normali.
Spensi la luce principale e la camera rimase in penombra, illuminata solo da un lume. Presi un asciugamano, mi distesi a pancia in giù e me lo sistemai sopra, dicendo all’uomo che ero pronta.
Lo vidi rientrare e notai le sue braccia muscolose, coperte appena da una maglietta a maniche corte bianca. Notai anche che si era cambiato i pantaloni: indossava dei pantaloni di cotone bianchi abbastanza aderenti, che evidentemente utilizzava al lavoro.
Accese una candela che aveva tirato fuori dalla borsa e riscaldò il contenuto di una boccetta di olio che avrebbe evidentemente utilizzato per il massaggio.
Quella cosa mi colpì e glielo dissi. Mi spiegò che una delle cose meno piacevoli dei massaggi era proprio il contatto dell’olio freddo sul corpo e che così, al contrario, l’olio diventava tiepido e non procurava quel fastidio.
Annuii con convinzione, dicendogli che effettivamente era molto spiacevole quella iniziale sensazione di freddo.
Le mie perplessità su quell’imprevisto massaggiatore iniziarono a svanire.
Riscaldata la boccetta, si avvicinò e versò un po’ d’olio sulle mani, strofinandosele vigorosamente e poi sulle mie spalle.
Iniziò a massaggiarmi il collo e le spalle. Le sue mani erano vigorose, ma sapeva muoverle da maestro e, quasi subito, le mie residue perplessità svanirono del tutto e mi rilassai, lasciando che i suoi tocchi sapienti mi sciogliessero i muscoli e distendessero i miei nervi.
Lui continuava il massaggio e, pian piano, scese lungo la schiena, arrivando a massaggiare la zona lombare.
Scostò un pochino l’asciugamano, ma senza scoprirmi oltre, lasciando quindi coperti i glutei.
Poi si spostò sulle gambe, massaggiandomi prima i piedi e poi risalendo lungo le caviglie, i polpacci e l’inizio delle cosce.
Quelle sue mani così forti e nello stesso tempo delicate, mi avevano illanguidita e sentivo che ogni tensione abbandonava il mio corpo.
Giunto al bordo dell’asciugamano, mi chiese se poteva scostarlo un poco, in modo da poter massaggiare anche le cosce. Gli dissi di si e sentii che scostava l’asciugamano, scoprendomi sin quasi al sedere.
Poi le sue mani furono di nuovo su di me e le sentivo salire sempre di più lungo le cosce.
Iniziò un lento e profondo massaggio dell’interno coscia, divaricando appena le mie gambe per potere muoversi meglio.
Ero sempre più presa da quei tocchi magistrali e, presto, la situazione iniziò ad intrigarmi non poco.
Le sue mani erano risalite fin quasi all’inizio dei miei glutei e le sentivo affondare nell’interno coscia, sempre più vicine alle mutandine.
L’idea che quell’uomo che non avevo mai visto prima avesse le mani così vicine alle mie mutandine e che lui mi toccasse le cosce e mi vedesse così mezza
nuda ed illanguidita dai suoi tocchi, mi stuzzicava sempre di più.
In uno dei passaggi delle sue mani nella parte alta delle cosce, una delle dita, non saprò mai se inavvertitamente, sfiorò la delicata stoffa delle mie mutandine.
Fu un tocco leggero e durò lo spazio di una frazione di secondo, ma mi sfuggì un sospiro.
Me ne vergognai un pochino, ma mi era uscito spontaneamente dalla bocca e subito dopo sentii un calore crescente nella pancia e tra le gambe.
Lui, intanto, aveva ripreso il massaggio del mio interno coscia, apparentemente ignaro di quello che stava succedendo al mio corpo.
Mi abbandonai nuovamente ai suoi tocchi e, di nuovo, questa volta con più intensità e in modo appena più prolungato, sentii le sue dita sfiorarmi le mutandine.
Questa volta non emisi alcun rumore, ma ero consapevole di essermi un po’ bagnata e pensai che lui sicuramente doveva essersene accorto, dato che la stoffa delle mie mutandine era davvero molto sottile.
Mi chiesi che cosa avrebbe pensato di me, ma lui, quasi a volermi dare ad intendere che non si era accorto di nulla, spostò le sue mani più in basso, riprendendo a massaggiarmi i polpacci.
Pensai allora che probabilmente non si era accorto di nulla e mi rilassai nuovamente, abbandonandomi ancora alle sue carezze.
Lui, intanto, proseguiva il massaggio dei polpacci. Poi mi prese una gamba e me la divaricò, ripiegandomi il ginocchio e spingendolo in avanti.
Poi le sue mani ripresero a salire e tornò a massaggiarmi l’interno coscia.
In questa nuova posizione, avevo sentito l’asciugamano risalire sui glutei e, certamente, pensai, adesso lui poteva vedere distintamente le mie mutandine.
La sola idea che potesse vedermi così, oltretutto con la gamba divaricata, mi procurò nuovamente un leggero piacere.
Lui continuava il suo massaggio e le sue mani risalivano pericolosamente, sempre più vicine alle mie mutandine.
Di nuovo un tocco quasi impercettibile e di nuovo quella strana sensazione di calore allo stomaco ed in mezzo alle gambe.
Poi un altro, un po’ più intenso, ma sempre leggero e in modo tale da poterlo considerare non voluto.
Io sentivo un calore sempre più forte scendermi dalla pancia e mi accorsi che mi stavo bagnando copiosamente.
Lui, nel frattempo, aveva ridisteso la mia gamba ed aveva compiuto la stessa operazione sull’altra gamba, ripiegandomela e, così mi sembrò, divaricandola un po’ più dell’altra.
Prese a massaggiarmi la coscia, salendo lentamente, con movimenti rotatori.
Io ero ormai del tutto presa dai suoi tocchi.
Ancora sentii le sue dita sfiorarmi e, questa volta, non riuscii a trattenere un intenso sospiro di piacere.
Questa volta doveva essersi accorto del piacere che mi procurava sfiorandomi proprio lì e sentii le sue mani continuare a muoversi vicinissime alle mie mutandine.
Non mi toccava, ma capivo che quei suoi movimenti contribuivano ad allargarmi le grandi labbra e sicuramente doveva essersi accorto di quanto ero bagnata sotto la tenue stoffa degli slip.
Ero inebriata dalla maestria dei suoi tocchi e capii che non avrei reagito in alcun modo se avesse affondato le sue mani tra le mie gambe. Anzi, non aspettavo altro!
Lui, ormai sicuramente consapevole che non avrei opposto resistenza alcuna ad ogni suo tocco, continuava il suo lento ed intenso massaggio, muovendosi ora all’interno ora all’esterno delle coscia, salendo sempre più vicino al solco tra le mie natiche.
Mi allargò ancora un po’ la gamba, continuando a carezzarmi sempre più spudoratamente.
E poi, finalmente, le sue mani si presero quello che volevo prendessero. Si spostò di fronte a me e poggiò le mani sul mio fondoschiena, tirando via l’asciugamano. Poi scese ancora, carezzandomi le natiche e scostando un po’ le mutandine. Le sue dita percorsero il solco anale e si posarono sulla mia fica.
Con il palmo carezzava il mio sedere e con le dita stimolava il clitoride e mi allargava le grandi labbra.
Ero ora in preda ad una fortissima eccitazione e cominciai a muovermi per assecondare le sue carezze ed a mugolare di piacere.
Le sue mani sapienti sapevano come accarezzarmi e come stimolare ancora di più le mie voglie. Avevo chiuso gli occhi e così mi sentivo ancora più eccitata, immaginando le sensazioni che poteva provare lui a vedermi e sentirmi così.
Poi aprii gli occhi e lo vidi piegato su di me. Non vedevo il suo volto, che si trovava in corrispondenza delle mie spalle ed avevo proprio davanti a me, a pochi centimetri dal viso, il cavallo dei suoi pantaloni. Mi accorsi che la stoffa era tirata e notai distintamente il gonfiore della sua erezione.
Si spostò da quella posizione e mi sfilò lentamente le mutandine ed il reggiseno.
“Adesso può girarsi a pancia in su”, mi disse, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Lo feci e lui, messosi di fronte a me, iniziò a massaggiarmi le scapole ed il collo, scendendo sul seno.
I miei capezzoli erano già turgidi e lui continuava a stimolarli, rendendoli durissimi.
Non ce la facevo più, avevo voglia di essere toccata con più vigore ed allargai le gambe, guardandolo negli occhi.
Lui comprese quello che volevo e scese con le mani sulla mia pancia e poi più giù.
Iniziò a toccarmi sempre più audacemente, prese nel palmo della mano tutta la fica, quasi a volerne saggiare la consistenza, me la carezzò a lungo.
Poi sentii la sua mano farsi strada dentro di me. Mi accarezzava con sempre maggiore vigore, mettendomi dentro a turno tutte le dita della mano, che scivolavano nella mia fica sempre più bagnata.
Vidi la stoffa dei suoi pantaloni, all’altezza del pene, tirarsi sempre di più. Sembrava stesse per strapparsi! Allungai un piede e lo toccai proprio lì, sentendo che era durissimo.
Si staccò un attimo da me e, rapido, si tolse maglietta, pantaloni e boxer. Vidi il suo cazzo eretto, così duro e dritto che sembrava puntare al cielo.
Era magnifico e si stagliava possente sul suo ventre piatto e muscoloso.
Mi prese dai fianchi e mi spinse verso di lui, divaricandomi ancor di più le gambe.
Poi vidi e sentii la sua cappella gonfia poggiarsi sulla mia fica e premere. Era già talmente bagnata e spalancata che lo accolse senza alcuna difficoltà.
Lo sentii scorrere dentro di me lentamente. Fu bravissimo nel farlo scivolare dentro con una sconfinata lentezza e, quando mi fu tutto dentro, si fermò. Non si muoveva, ma faceva pulsare il suo cazzo dentro di me e sentivo la sua cappella gonfiarsi sempre di più ogni volta che la contraeva.
Stette a lungo così, guardandomi negli occhi e godendosi il mio viso stravolto dal piacere.
Poi prese a muoversi in circolo, con il suo cazzo sempre affondato dentro di me fino alle palle.
Era davvero bravo e paziente, sapeva come far godere una donna e non aveva alcuna fretta.
Io, però, adesso volevo che mi scopasse con foga e glielo feci capire, muovendo il bacino ed invitandolo a spingere.
Mi prese le gambe, fece scivolare le mani sotto di me e mi afferrò le natiche, sollevandomi un poco. Poi cominciò a pomparmi con sempre maggiore intensità.
Mugolavo sempre più forte, sentendo il suo cazzo durissimo che mi sbatteva dentro con sempre maggiore vigore.
Mi scopò così a lungo, facendomi venire due volte e gridare di piacere.
Quando si accorse che ero ormai stravolta, aumentò ancora l’intensità dei suoi affondi e in pochi secondi, tiratolo fuori, venne sul mio corpo ancora fremente.
Poi, sempre in assoluto silenzio, si pulì con l’asciugamano e si rivestì.
Io ne approfittai per andare in bagno.
Uscita dal bagno, vidi che aveva rimesso tutto a posto ed era andato via.
Sul comodino trovai un biglietto.
Non c’era scritto nulla, solo il numero di telefono di un cellulare.
Ne feci una pallina e lo buttai via.

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