Sono in ritardo in un modo spaventoso: Rossana, una ragazza conosciuta da poco in facoltà, arriverà tra breve per studiare assieme biologia. Mentre mi lavo e mi insapono con estrema cura, mi chiedo che cosa mi abbia spinto ad invitare una ragazza pressoché estranea a casa mia. Spesso mi trovo a fissarla durante le lezioni: occhi scuri, profondi, delineati da un leggero velo di trucco, un bel naso, dritto, discreto, gli zigomi troppo forti ed anche le mascelle scolpite e poi, le spalle, larghe, ben dritte, le danno quasi un’aria da atleta magari ha fatto nuoto a livello agonistico. Una bella ragazza, forse un po’ androgina, ma bella. Il campanello mi richiama al dovere: Rossana è arrivata ed io sono ancora sotto l’acqua. Indosso l’accappatoio e corro ad aprirle; la sento salire col suo passo scattante lungo le scale, finché non compare sul mio pianerottolo ed è splendida. Ha un paio di pantaloni larghi, che le arrivano appena sotto il ginocchio ed una magliettina leggera, quasi trasparente e noto subito i suoi capezzoli liberi sotto il leggero tessuto. Scambiamo i soliti convenevoli e presto la conduco verso la mia camera, dove tanta luce, moti appunti ed una pila di libri e fotocopie ci stanno aspettando, ma io sono ancora in accappatoio. Quindi le dico che mi devo cambiare e che lo faccio con lei presente, visto che siamo tra donne. Lei mi risponde con un sorriso furbetto ed un sopracciglio alzato. Mi porto di fronte al comò e apro il cassetto della biancheria: estraggo una canottiera nera in lycra ed un perizoma, ma devo essermi piegata troppo e l’accappatoio è corto e basta abbassarsi un po’ per mostrare tutte le grazie. Con la coda dell’occhio noto che lei, seduta alle mie spalle, mi osserva attentamente. Con molta indifferenza, slaccio la cintura e cerco di ricompormi per un attimo. Dallo specchio posso vederla perfettamente: è lì, seduta tranquilla, che mi guarda, mentre si morde il labbro inferiore e con una mano si accarezza un seno. La vedo stuzzicare il capezzolo, pizzicarlo, massaggiarlo e ancora stringerlo mentre l’altra mano è sì, è proprio lì tra le sue gambe ma, c’è qualcosa di strano, qualcosa come una protuberanza. Infilo il perizoma e, mentre sono lì che lo sistemo, lei si avvicina, si accosta dietro di me, posando le mani sul collo sulle spalle e trascorre un tempo interminabile a massaggiarmi: scioglie tutta la schiena, è molto brava, tanto che incomincio a rilassarmi, reclino il capo sulla sua spalla. Mi sfila l’accappatoio, lasciandolo cadere a terra. Le sue mani si posano sul mio seno. Ora sono io che cerco un contatto nuovo, diverso: spingo il mio sedere indietro, tenendolo bello alto e non mi ero affatto sbagliata: c’è qualcosa di duro, ma non ci voglio credere. Sono confusa, in preda al panico. Mi volto di scatto e cerco di tastare dapprima la sua femminilità: quei seni così sodi sembrano lì apposta. Poi, le mie mani corrono in tutta fretta al pube e lì, finalmente, trovo la conferma della sua virilità: Rossana è una trans ed è anche molto ben dotata. Lei, nel frattempo, ha preso a baciare e succhiare il mio seno: la lingua rotea intorno ai capezzoli, subito seguita dai denti, che affondano nella carne tenera. Le mani esplorano il mio corpo: le sento premere tra le cosce, perché io le divarichi un po’. Quando, finalmente, la sento spingere le dita dentro la mia fichetta ormai bagnata, le gambe non mi reggono e sono costretta ad aggrapparmi a lei, che prontamente mi sorregge con l’altro braccio. Mi solleva, stringendo i glutei con le mani forti e io prego che questo non sia solo un sogno. Le mie gambe si avvitano intorno al suo bacino ed ora lo sento distintamente: ha il pene durissimo ed io mi muovo su di lui, come se lo avessi già dentro. Mi posa sul lenzuolo e, sganciandosi da me, si libera svelta degli abiti, mostrandomi il seno, sodo e bianco e liberando un grosso cazzo, rosso, bollente, duro come un palo di cemento. E’ una visione idilliaca: un uccello così perfetto su uno splendido corpo da donna. Rossana si appresta a sfilarmi il perizoma e, ponendosi al contrario sopra di me, prende a leccarmi con avidità e perizia, mentre io, sotto di lei, sono alle prese con quel cazzo, talmente grande, che non riesco nemmeno a prenderlo in bocca come vorrei. Le nostre lingue si muovono vorticosamente e la sento gemere forte, con una voce, profonda, calda e mi piace da impazzire. Un attimo prima di venire si stacca da me, ponendosi supina sull’altra metà del letto: è riuscita a controllarsi non ha perso neppure una goccia. Una mano è ancora dentro di me che si muove piano, mentre il suo respiro si regolarizza: il seno sale e scende, gonfio e il pene è ancora lì duro, perfettamente eretto. Mi allontano dalla sua mano, portandomela alla bocca, per assaporare il gusto dei miei umori; mi sollevo, ponendomi sopra di lei, con le gambe oscenamente divaricate, cercando un contatto con quel membro straordinario. Nello scendere, allargo le labbra della vulva, ormai dilatata a sufficienza e mi lascio impalare dolcemente sul suo tronco. Rossana mi lascia fare, si tira su col busto solo per mangiare ancora un po’ del mio seno, intanto che io la cavalco per sentirla dentro fino alla cervice. Continuo con grande gusto, finché lei non decide di prendermi diversamente: mi sfila da sé e mi pone carponi sul letto, lasciandomi tutta attenta, in attesa del suo arrivo. La penetrazione è violenta, mi sembra quasi di morire, ma non intendo farla smettere: sento quei testicoli gonfi strofinarsi con forza al clitoride, prima di riprendere il ritmo pieno della monta. Finalmente sento il mio corpo contrarsi per l’arrivo dell’orgasmo più forte mai provato e, insieme a me, sento le sue mani stringere il bacino e il pene giungere ancora più a fondo: percepisco distintamente almeno sei getti di seme bollente. Ancora piena del suo sperma, mi accascio su di lei e l’abbraccio forte, trattenendo una sua gamba tra le mie per farle sentire tutto il suo umore.
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