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Una strana ragazza

Come tutti i venerdì mi trattengo in ufficio sino a tardi, controllo il lavoro fatto durante la settimana e preparo quello per la prossima, e per ultima cosa do una bella ripassata alla figa e al culo della mia segretaria, una bella trentacinquenne sposata ma decisamente troia, sono architetto e ho uno studio ben avviato nel centro città, inoltre è a due passi da casa, uscendo tardi vado a cenare nel ristorantino quasi sotto casa, sono single e in genere non ho voglia di prepararmi la cena a quell’ora, cosi anche quel venerdì non faceva eccezione e andai lì.

Per fortuna Salvatore, il padrone, un simpatico siciliano con un fisico imponente e due enormi baffoni alla Vittorio Emanuele, mi aveva lasciato libero il mio solito tavolo, stranamente quel venerdì il ristorante era pieno, ma da quando c’erano state le Olimpiadi la città aveva aumentato notevolmente il numero dei turisti mi ero seduto da pochi minuti che Salvatore mi si avvicina, pensavo volesse prendere l’ordinazione, invece con un sorrisetto malizioso mi fa:

” Buona sera architetto, posso chiederle un favore?”

” Certamente si, dimmi pure.”

Normalmente ci diamo del tu, ma quando vuole qualcosa di particolare a volte passa addirittura al voi.

“Come vede questa sera sono pieno, non che la cosa mi spiaccia, anzi, ma è arrivata quella signorina là.”

Seguo con lo sguardo il suo dito e vedo una bella ragazza alta coi capelli neri corti e due meravigliosi occhi verdi, il resto è nascosto dal cappotto anche lui nero e lungo.

” Mi chiedevo se sarebbe cosi gentile da farla accomodare al tavolo con lei, un po’ di compagnia non guasta mai e se bella poi….”

Sorrido tra me e me e torno a guardare la donna, in effetti è molto bella e un po’ di compagnia a fine settimana non guasta.

” Ok Salva, mandami un po’ di compagnia questa sera mi va bene.”

” Grazie dottò.” e mi lascia ridacchiando.

Salvatore si avvicina alla donna e parlotta con lei, lei mi guarda e mi lancia un sorriso di riconoscenza, poi si sfila il cappotto dandolo a Salvatore, quello che vedo mi lascia a bocca aperta, un fisico da sballo, due tette pronunciate e ben proporzionate, la corta gonna lascia vedere due gambe lunghe, dritte e ben tornite fasciate da calze grigio scuro, in più un paio di scarpe col tacco che la slanciano ancora di più.

Si avvicina sorridendo, è quasi alta come me, io sono un metro e ottantacinque, mi da la mano e si presenta.

” Mi chiamo Maria e le sono molto grata per aver accettato di farmi sedere al tavolo con lei, sto letteralmente morendo di fame.”

“Allora ordiniamo subito, ho anch’io un certo appetito.”

Arrivò Salvatore e prendere le ordinazioni, poi iniziammo a chiacchierare del più e del meno all’inizio per poi passare sul personale, venne fuori che era spagnola di una cittadina vicino a Madrid e che era in viaggio di studio, era laureata in storia dell’arte ed era venuta in Italia perché era ricchissima di arte, era già stata a Roma, Firenze e Venezia, ma questa città l’ispirava moltissimo, sapeva del triangolo magico.

” Che combinazione io sono architetto, siamo quasi colleghi, conosco molto bene la mia città e se vuole le darò dei consigli.”

Mi ringraziò, arrivò la prima portata e iniziammo a mangiare.

Cenammo allegramente come fossimo vecchi amici, eravamo passati a darci del tu, ero affascinato da quei due occhi verdi come il mare in certe località esotiche, ma quello che mi piaceva di più era quella sua voce leggermente roca, come una nostra famosa conduttrice televisiva.

Finimmo di cenare, Salvatore dopo il caffè ci offrì un limoncello, lei si scusò con me e andò alla toilette, si era sistemata il trucco e ripassato un filo di rossetto sulle labbra, in più si era profumata e il suo profumo mi inebriava, chiamai Salvatore per chiederle il conto, lui arrivò con in mano il conto e una carta di credito oro che consegnò a Maria.

Restai interdetto, stavo per parlare quando Maria mi precedette.

” Questa cena la offro io, no non dire niente, è il minimo che posso fare per ricambiare la cortesia, la tua gentilezza e la squisita compagnia.”

” Allora non mi resta che ringraziare e sperare che ci possa essere una prossima volta.”

” Chissà, nella vita non si può mai dire.”

” Vero anche questo, ma toglimi una curiosità, ho notato che vai in giro da sola con un orologio di gran pregio, un anello che non è certamente da meno e una collana di perle che a mio giudizio sono vere e bellissime,

ma non hai un po’ di paura che qualcuno ti rapini?”

” No nessuna paura, vedi io sono una donna un po’ particolare, e so come si fa a difendersi, usciamo?”

Ci alzammo, rimasi pensieroso su quello che mi aveva detto, ma poi non ci pensai più, uscimmo, l’aria era fresca ma non troppo fredda, le chiesi se avesse voglia di fare due passi, rispose che li avrebbe fatti volentieri.

Passeggiammo per quasi due ore, poi quasi senza accorgermene ci trovammo quasi sotto casa mia, pensai che avrei potuto invitarla a salire e poi vedere cosa sarebbe successo, magari ci scappava una bella scopata, e a giudicare il suo fisico sarebbe stata di certo grande.

” Io abito in quella palazzina all’ultimo piano e c’è una bella vista, hai voglia di finire la serata su da me?”

” Wow non perdi tempo vero? Ci conosciamo solo da poche ore e già mi inviti a casa tua, comunque accetto, voglio vedere se hai mentito sulla vista che si vede dal tuo appartamento.”

Mi prese sotto braccio e ci avviammo al mio appartamento, saliti su la portai sul terrazzo, abito in un attico, e le dissi:

” Come puoi vedere non ho mentito, il panorama è stupendo e di giorno si vede la collina e dall’altro lato tutte le montagne, ti piace?”

” E’ bellissimo, e di giorno dev’essere ancora meglio, si non era una scusa quella del panorama.”

Rientrammo, la temperatura si era abbassata ed era arrivato anche un po’ di vento, richiusi la porta finestra e mi avvia al mobiletto dove tenevo gli alcolici e altre bevande varie, le chiesi cosa preferisse bere, bourbon liscio mi rispose.

” Ottima scelta, va bene anche per me.”

Riempii i bicchieri e ci accomodammo sul divano a bere, per alcuni minuti restammo in silenzio a gustarci il liquore e a farci riscaldare dallo stesso, posammo i bicchieri e ci mettemmo a chiacchierare di lavoro, eravamo seduti uno a fianco dell’altra leggermente di traverso, le vedevo le lunghe gambe sino a metà coscia, il suo seno era dritto con i capezzoli leggermente turgidi, quei suoi occhi verdi e quella sua bocca da pompini mi fecero indurire il cazzo, ci scambiammo una lunga occhiata, lei mi sorrise, avevo il braccio appoggiato allo schienale del divano, lo allungai leggermente e posi la mia mano sul suo collo attirandola verso di me, i nostri visi si avvicinarono, le bocche si toccarono e ci scambiammo un lungo e languido bacio.

Mi avvicinai ancora di più a lei, lei mi accarezzò il viso e i nostri baci si fecero più invadenti, le nostre lingue si attorcigliavano, la passione cresceva sempre di più, le misi una mano sul seno, sentivo i capezzoli che si erano fatti turgidissimi, mi lascio fare, baciandomi con più foga.

Mi sbottonò la camicia e intrufolò la mano dentro di essa, il suo tocco delicato mi fece arrapare ancora di più, a mia volta sbottonai la sua camicetta e gliela sfilai, le sgancia il reggiseno mi tolsi la mia camicia e restammo tutti e due nudi a metà.

Le afferrai le tette in mano palpandogliele delicatamente, poi mi chinai a leccargliele, la spinsi in giù e mi coricai su di lei continuando il mio lavoro con la lingua e con le mani, leccai e palpai a lungo e con piacere quelle splendide tette, lei gradiva molto, il mio cazzo era durissimo, non vedevo l’ora di infilarglielo in mezzo a quelle magnifiche cosce.

Una mano lasciò una tetta e la infilai sotto alla gonna, almeno cercai di farlo, lei mi fermo e mi spinse in su dicendomi:

” Aspetta non correre troppo.”

” Scusami ma credevo di aver capito che…”

” Hai capito bene, ma forse prima è meglio che tu sappia una cosa, no non dire niente, per me è molto difficile dirti quello che sto per dire.”

Detto questo si alzò e si avvicinò alla porta finestra dandomi le spalle, poi si girò e con un mezzo sorriso mi disse:

” Prima mi hai chiesto se non avevo paura di girare da sola con orologio e anelli e cose varie di un certo pregio, ti ho detto di no perché ero una donna particolare e lo sono, adesso ti do la conferma.”

Cosi dicendo si avvicinò a me fermandosi a due metri da dove ero ancora seduto, si sganciò la chiusura della gonna e la lasciò cadere in terra per poi scalciala un po più in là.

” Ecco cosa intendevo per donna particolare.”

Il mio sguardo scese in mezzo alle sue gambe, quello che vidi mi lasciò senza fiato e parole, non c’era una bella figa come mi sarei aspettato, ma un bel cazzo duro e dritto di quasi venti centimetri.

” Sorpreso?” mi chiese Maria.

” Sorpreso a dir poco, non mi aspettavo di certo di vedere un bel cazzo in mezzo alle tue gambe, pensavo di metterci il mio di cazzo, ma ti dirò, ho sempre sognato di trovarmi in una situazione simile.”

Mi alzai e mi avvicinai a lei, le presi il viso tra le mani e la baciai in bocca, lei mi mise le braccia al collo stringendomi, la presi per la vita e a mia volta la strinsi a me, ci baciammo con passione, sentivo il suo cazzo che premeva sul mio basso ventre, a mia volta le premevo il mio contro il suo ventre nudo, le afferrai una chiappa e la strinsi sfregandomi contro di lei, fremette di piacere.

Poco dopo lei si staccò da me, allungò le braccia e mi slacciò i pantaloni e poi li sfilò, quindi prese il bordo degli slip e fece lo stesso, restai nudo mettendo in mostra in tutto il suo splendore il mio grosso cazzo duro e dritto, lei lo guardò con gli occhi sbarrati, forse non si aspettava di vedere che ero dotato molto bene.

” Wow, che bella mazza hai, è la più grossa che ho visto.”

Non dissi nulla, lei allungò le mani lo avvolse tra le dita e lo accarezzò, poi si chinò continuando ad accarezzarlo, infine incominciò a leccarlo partendo dalla base per poi risalire piano piano sino alla cappella.

Ero arrapatissimo, il cazzo era duro come non mi era mai capitato, lei fece sparire la cappella nella bocca, la sua lingua incominciò a girarci attorno, ero semplicemente in estasi, il suo pompino era fantastico, ero giunto al limite, sentivo i coglioni pieni e pronti a svuotarsi, i nostri sguardi si incontrarono, con un cenno degli occhi lei mi fece capire che avrei potuto svuotarmi nella sua bocca, sborrai, uno, due, tre copiosi getti di sborra invasero la sua bocca, la sentii deglutire il mio sperma, non si tolse il cazzo di bocca finché non mi ebbi ripulito completamente.

Si rialzò e mi baciò teneramente.

” Sei stata magnifica, mai goduto cosi tanto.”

Ci abbracciammo, sentivo il suo cazzo duro che premeva contro il mio ventre, lo sentivo pulsare, era una sensazione strana, la allontanai da me e mi chinai a leccarle le tette, poi le presi i capezzoli in bocca e li succhiai, poco per volta scesi sul suo corpo finché mi ritrovai davanti agli occhi il suo cazzo, mi fu naturale prenderlo in mano ed accarezzarlo per poi infilarmelo in bocca e iniziare il primo pompino della mia vita.

La spompinai come sapevo fare ma mi sembrò che lei gradisse il mio modo di spompinarla, le posai le mani sul culo, lei sulla testa e lasciai che mi chiavasse in bocca, mi ero sempre chiesto cosa si provasse a fare un pompino, adesso lo sapevo, molte donne si bagnano e godono mentre fanno un pompino, a me era tornato il cazzo duro.

Feci del mio meglio, a un certo punto sentii i muscoli delle sue chiappe irrigidirsi, un’attimo dopo la sua sborra mi inondava la bocca, deglutii a fatica ma non ne feci uscire nemmeno una goccia, quello strano sapore mi piaceva, ora finalmente capivo perché tante donne diventavano matte a ingoiare sborra maschile, continuai a ingoiare finché dal suo cazzo non uscì più niente, mi rialzai inebriato, lei mi sorrise e mi disse:

” Sei stato bravissimo, mi hai fatto proprio godere per bene, bravo.”

” Mi sono eccitato mentre ti facevo il pompino, il cazzo mi è diventato duro, è piaciuto molto anche a me, ora però andiamo nel letto.”

Arrivati nella camera da letto ci infilammo sotto le lenzuola, ci abbracciammo, ci baciammo e accarezzammo in tutto il corpo, quella strana donna mi dava sensazioni mai provate, sentire il suo cazzo che si sfregava sul mio corpo mi eccitava da morire, senza sapere come ci ritrovammo nella posizione del sessantanove, io sotto, lei sopra con i suoi capezzoli che mi premevano sul ventre, le accarezzai il culo e gli infilai un dito dentro, strinse la chiappe per sentirlo meglio, anche lei mi infilò un dito in culo e mi sditalinò lo sfintere, mi piacque.

” Ora voglio essere tua, voglio che tu mi prenda, ti voglio sentire dentro di me, si prendimi e chiavami per bene.”

Si girò e si sedette sul mio cazzo, lo prese in mano e lo indirizzò verso il suo buco, posizionò la cappella e poi si spinse in giù, entrò con estrema facilità, quando fu tutto dentro mi disse di stare fermo si sarebbe cavalcata da sola, prese a muoversi con estrema lentezza, voleva sentirlo per bene in tutta la sua lunghezza, le afferrai le tette e le palpai con delicatezza, poi gliele leccai e succhiai i capezzoli.

Sentivo il mio cazzo scorrere in quel magnifico antro, le pareti interne del suo culo strusciavano contro la mia cappella portandomi velocemente verso il massimo del piacere, ci baciavamo, lei si menava il cazzo io le palpavo le tette sempre con più vigore.

Il ritmo aumentò, lei si menava sempre più velocemente, continuavamo a baciarci e gemevamo di piacere, stavamo arrivando tutti e due all’orgasmo, sentii un calore sul mio ventre, era la sua sborra che schizzava sul mio petto, nello stesso istante le inondai il culo con la mia.

” Sei stato grande, ma resta ancora dentro di me.”

Si stese su di me baciandomi con foga, la strinsi e le accarezzai il culo, lei strusciava il suo ventre contro il mio spalmandoci la sua sborra sopra, sentivo il liquido colare dandomi sensazione di calore.

Restammo cosi per diversi minuti a baciarci ed accarezzarci, poi andammo a lavarci e a bere qualcosa, subito dopo ritornammo nel letto, mi fece stendere poi con la lingua percorse tutto il mio corpo partendo dalla mia gola, si soffermò a lungo sui miei capezzoli, sull’ombelico per poi arrivare al mio cazzo, lo prese in mano accarezzandolo delicatamente infine lo prese in bocca iniziando a farmi un meraviglioso pompino.

Mentre mi spompivava mi sditalinava il culo, la cosa mi piaceva molto, la fermai e la feci stendere su di me e le dissi guardandola fisso negli occhi:

” Voglio essere tuo, prendimi come io ho preso te, ti regalo la mia verginità, fammi sentire cosa si prova, inculami.”

” Sei sicuro di volerlo fare, potrebbe farti un po’ male?”

” Si sono sicuro, inculami per favore.”

Mi sorrise a trentadue denti, mi baciò poi si rannicchiò tra le mie gambe le sollevò e piegò e prese a leccarmi il buco del culo, mi insalivò per bene sia dentro che attorno, infine mi chiese se ero pronto

” Si sono pronto, voglio sentirti dentro di me.”

Si bagnò la cappella e la misi contro il mio buco, mi allargò il buco con le dita poi diede un colpo secco e la fece entrare e si fermò, sentii una fitta come se mi avessero infilato una lama nel culo, ma poco per volta il dolore si attenuò, lei restava ancora ferma con solo la cappella dentro di me, mi chiese se il dolore era passato, risposi di si e di andare avanti, lei iniziò a spingere il suo cazzo dentro di me, centimetro dopo centimetro lo sentii entrare tutto, si fermò nuovamente per qualche istante, poi prese a muoversi lentamente dentro di me, mi stava inculando.

Il dolore era quasi svanito, stava raggiungendomi una nuova e strana sensazione di piacere che poco a poco aumentò, iniziai a godere, lei se ne accorse e prese a muoversi con meno lentezza dentro di me, si stavo decisamente godendo, mi presi il cazzo in mano e iniziai a menarmelo.

Lei mi sorrise e si chinò a baciarmi, ci baciavamo, mi inculava e io mi menavo il cazzo sempre più velocemente, ma poi lei mi fermò, tolse la mia mano dal mio cazzo e lo prese in mano lei, lo accarezzò e lo meno con lentezza, cosi sarà più bello mi disse, in effetti era vero.

Mi piegò le gambe sulle spalle, si appoggiò sugli avambracci e prese a darmi colpi sempre con maggior foga, il letto cigolava sotto ai suoi colpi, io godevo sempre di più, mi ripresi il cazzo in mano e presi a menarmelo con estrema foga, un primo potente getto di sborra mi uscì dal cazzo e andò a colpire in pieno una sua tetta, il secondo arrivò quasi alla mia gola, sentii il suo liquido invadermi le viscere, ora il suo cazzo scorreva nel mio culo che era una meraviglia, mi sollevai a leccarle la tetta colpita dalla mia sborra, stavo leccando la mia stessa sborra, se solo poche ore prima mi avessero detto che avrei fatto una cosa simile li avrei presi per matti, invece ero li a leccarmela e gustarmela.

Uscì da me e si stese su di me, i nostri cazzi ancora gocciolanti si unirono e si strusciarono tra loro sporcando i nostri ventri.

” Ti è piaciuto?”

” Mai goduto cosi tanto, sei stata delicata e fantastica, dopo una prima ma breve sensazione di dolore ho incominciato a godere come non avrei mai pensato di poter fare, è stato meraviglioso.”

Mi infilò la lingua in bocca facendola roteare dentro alla mia bocca, poi prese la mia e la succhiò con avidità, il cazzo mi stava tornando duro, si accorse di questo e si girò, mi mise il cazzo davanti alla bocca e con la sua mi prese il mio, incominciammo a fare un sessantanove che fu lungo e passionale, ci riempimmo a vicenda le bocche, ci ubriacammo della nostra sborra, poi finalmente soddisfatti e appagati ci addormentammo l’uno nelle braccia dell’altra.

Il mattino dopo mi svegliai che era quasi mezzogiorno, allungai una mano ma l’altra metà del letto era vuota, mi alzai e infilai l’accappatoio, sentivo dei rumori, ma ero ancora addormentato e non li distinsi per bene, quello che colpì la mia attenzione fu un profumino che arrivava dalla cucina, come un cane da tartufi seguii il mio olfatto, arrivai in cucina e vidi Maria indaffarata attorno ai fornelli, aveva trovato un mio vecchio accappatoi e si era vestita con quello, appena mi senti si girò e con un largo sorriso mi venne incontro, mi bacio con trasporto.

” Hai dormito bene mio bel cavaliere?”

” Benissimo come un angioletto.”

Ci ribaciammo, ma questa volta molto più a lungo.

“Vedo che hai trovato le vivande per sfamarci, ho una fame da lupo.”

” Si ho trovato tutto, anch’io sono affamata………ma di te.”

Si fece una bella risata mi accarezzò il viso e mi disse di sedermi che tra un minuto si sarebbe pranzato, presi il vino, lo stappai e mi sedetti a tavola, come promesso dopo un minuto era tutto in tavola, mangiammo come fossimo stati a digiuno da mesi, senza quasi parlare, non so come fece ma preparò un pranzetto delizioso, non ho mai molto assortimento in frigo e nei mobiletti, ma mi soddisfò pienamente.

Finito di pranzare sistemammo i piatti nel lavastoviglie e preparai il caffè che bevemmo guardando un telegiornale, poi uscimmo in terrazza, la giornata era splendida e si vedevano tutte le montagne, restammo cosi abbracciati per un po’ a gustarci il panorama, ma l’aria era freddina e ci ritirammo in casa, senza scambiarci ne un cenno ne una parola ci avviammo verso la camera da letto, ci infilammo sotto le coperte e riprendemmo da dove avevamo lasciato la notte precedente.

Restammo a letto tutto il pomeriggio e tutta la sera, salvo una pausa per la cena, scopammo e facemmo l’amore finché nuovamente esausti ci addormentammo abbracciati.

Anche quella domenica mattina mi svegliai tardi, il letto era vuoto, mi alzai e infilatomi l’accappatoio mi avviai verso la cucina, ma non sentii ne rumori ne odori, feci il giro della casa ma di Maria nemmeno l’ombra, anche i suoi vestiti erano spariti, controllai la casa, a volte sono un po’ diffidente ma non mancava niente, tornai in camera da letto e sul cuscino vidi un foglio di carta ripiegato in due, mi avvicinai e con mano tremante lo presi, lo apersi e lo lessi, diceva:

” Sono state ore meravigliose, non le dimenticherò mai.”

Vicino al suo nome un cuoricino.

Mi sedetti sul letto, mi sentivo svuotato di ogni forza, fino a quel momento non mi ero accorto di essermi innamorato di quella strana e meravigliosa creatura, piansi.

Stetti male tutto il giorno, la mattina successiva telefonai in ufficio dicendo che non sarei andato perché non stavo bene, tornai in ufficio solamente il giovedì pomeriggio sul tardi quando tutti era già usciti, era rimasta solo la mia segretaria che appena mi vide capì che c’era qualcosa in me che non andava, andai alla mia scrivania e mi sedetti sulla poltrona, Carla, la mia segretaria, arrivò subito con un caffè, me lo porse e guardandomi fisso negli occhi mi disse:

” Allora cosa è successo di cosi importante da non venire in ufficio?”

Aveva capito dal mio sguardo che non ero ammalato, restai un po’ in silenzio, ma capii che non mi avrebbe mollato finché non le avessi raccontato tutto, allora le raccontai tutto o quasi, le raccontai di Maria ma non le dissi che Maria era un trans, lei mi ascoltò in silenzio senza mai interrompermi, alla fine si staccò dalla scrivania dove si era appoggiata mi diede un bacio in fronte e mi disse:

” Povero il mio bel capo si è innamorato, ma so io cosa ci vuole per farlo tornare di buon umore, adesso ti faccio un bel pompino cosi vedrai che un po’ ti passa la malinconia.

E senza darmi il tempo di reagire mi aprì i pantaloni e mi tirò fuori il cazzo, si inginocchiò fra le mie gambe e lo prese in bocca, iniziò a spompinarmi, la sua bravura mi era nota, erano ormai tre anni che si faceva chiavare, chiusi gli occhi e pensai che al suo posto ci fosse Maria.

Dovetti sfilarmi i pantaloni, i pompini di Carla erano un’opera d’arte, mi leccava i coglioni e poi risaliva lungo tutta l’asta per poi ridiscendere e soffermarsi a leccare i coglioni, mi era diventato durissimo, il pensiero che fosse Maria a spompinarmi mi esaltava e mi eccitava.

Lei continuava e io sognavo Maria, la fermai le dissi:

” Girati ti voglio inculare.” pensavo al culo di Maria.

” Wow allora sei guarito.”

Si rialzò, si tolse gonna e mutandine e si appoggiò con gli avambracci alla scrivania, mi abbassai a leccarle in suo buchino, poi mi sollevai e senza tanti complimenti glielo infilai dentro, la presi per i fianchi e la inculai con colpi profondi e possenti, godevamo entrambi ansimando e gemendo, aumentai il ritmo.

Lei si sgrillettava il clitoride io avevo spostato la presa e la tenevo per le tette palpandogliele, ero eccitato, mi illudevo che quel culo fosse di Maria, infine le strizzai con forza i capezzoli, lei lanciò un grido di dolore, ed io le riempii il culo di sborra, poi anche lei raggiunse l’orgasmo.

Ci ricomponemmo, le mi baciò una guancia e salutandomi mi disse:

” Adesso vado a casa a farmela leccare da mio marito, bye, bye.”

Restai a lungo seduto nella mia poltrona a pensare.

I giorni, le settimane e i mesi passarono ma il ricordo di Maria non si affievoliva nonostante che Carla si desse molto da fare per tirarmi su il morale e non solo quello.

Una sera ero a casa che stavo mettendo in ordine dei documenti, suonò il campanello di casa, pensai a qualche coinquilino, sino alla mezzanotte c’era il portiere e non faceva passare nessuno se prima non avvisava, pertanto aprii la porta senza guardare chi fosse a suonare, quello che vidi mi lasciò senza fiato, era Maria, appena mi vide sorrise e mi disse:

” Ti amo.”

Mi buttò le braccia al collo e incominciò a baciarmi su tutto il viso, mi stringeva talmente forte che quasi mi mancava il respiro, la presi in braccio ed entrai chiudendo la porta con un calcio poi la baciai a mia volta stringendola forte a me.

” Anche io ti amo, mi sei mancata da morire.”

Restammo nell’ingresso a baciarci per non so quanto tempo, finalmente ci staccammo l’uno dall’altra e andammo in camera da letto, in un attimo fummo nudi e ci buttammo nel letto, facemmo l’amore per tutta la notte, non riuscivamo a saziarci l’uno dell’altra, fu mia, fui suo, solo all’alba ci addormentammo ubriachi di piacere.

Quando ci svegliammo il sole era già alto nel cielo, restammo a lungo in silenzio abbracciati ad accarezzarci e baciarci, poi le chiesi:

” Perché quella mattina sei fuggita?”

” Sono scappata perché avevo paura, mi ero accorta di essermi innamorata di te e la cosa mi spaventava, non mi era mai accaduto di innamorarmi, cosi ho preferito fuggire, però non sono mai riuscita a dimenticarti, allora sono tornata, ti amo e ti voglio per sempre.”

” Nemmeno io mi sono dimenticato di te, non passava giorno che non ti pensassi, nonostante quella troia della mia segretaria facesse di tutto per farmi tornare il buon umore.”

” Cosa, cosa, mi hai tradito con la segretaria?”

“Ti ho tradita col corpo ma mai con la mente, mentre scopavo con lei mi immaginavo che ci fossi tu al posto suo, ma ora finalmente ci sei davvero e non avrò motivo di tradirti nemmeno col corpo.”

Mi baciò con calore poi rifacemmo l’amore.

Sono passati due anni, Maria è una perfetta donna di casa inoltre ora lavora con me ed è molto apprezzata dai clienti e dai miei collaboratori, nessuno sa che Maria è una donna particolare, anche a Carla Maria piace molto, se debbo dire la verità all’inizio Carla mi tenne un po’ il broncio perché naturalmente la trascuravo, ormai le occasioni per darle una bella ripassata erano scarse, ma ogni tanto una sveltina ci scappava.

La mia vita è totalmente cambiata ma Maria ed io siamo una coppia affiatata e molto felice, magari un giorno riusciremo anche a diventare marito e moglie, ma per ora va bene cosi.

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